Iggo (Axa IM): dollaro e sterlina possono salire ancora

Il cambio euro-dollaro oscilla attorno a quota 1,32, inferiore rispetto a un anno fa per l’euro ma uguale a due anni orsono. Lo nota Chris Iggo, Cio Global Fixed Income di Axa Investment Managers (Axa IM) nella sua ultima newsletter settimanale dedicata alla view sui mercati. “La crisi del debito in Europa ha certamente indebolito l’euro che resta però ancora più forte rispetto al dollaro di quanto non fosse quando inizialmente introdotto nel 1999” aggiunge il gestore, secondo cui “la forza relativa dell’euro rimane un mistero, soprattutto considerato quanto accaduto nel corso dell’ultimo anno”.

Per l’esperto ci si deve dunque attendere un indebolimento dell’euro, tenuto conto dello stato relativo delle economie americana ed europea: “La maggior parte delle previsioni riguardanti la crescita del Pil – ricorda Iggo – indicano un’espansione dell’economia americana pari a circa il 2,5% quest’anno ma una contrazione dell’economia europea dello 0,5%. La recessione in Europa potrebbe peggiorare ulteriormente nel caso in cui si verificassero altri incrementi degli spread dopo le elezioni in Grecia e Francia”. Dal punto di vista fondamentale esiste dunque la possibilità di un movimento più significativo dei cambi, a favore del dollaro.

“Dal punto di vista della politica penso inoltre che le probabilità siano a favore del dollaro poiché la Fed è più vicina a chiudere l’“ortodossia non convenzionale” di quanto la Bce sia vicina alla normalizzazione del bilancio. L’euro, poi, ha un aspetto pessimo anche dal punto di vista del sentiment”, mentre “dopo i risultati elettorali potrebbe porsi nuovamente la questione della permanenza della Grecia nell’area euro” (come infatti sembra avvenire in queste ore, ndr). Il dollaro, ma anche la sterlina, dovrebbero dunque continuare a guadagnare sull’euro salvo non si verifichi un mutamento della politica (come un rapido consolidamento fiscale negli Usa che veda la Fed dar via ad un nuovo quatitate easing per bilanciare la maggiore austerità fiscale, o un allentamento dell’austerity in Europa con maggiore enfasi sulla crescita).

“Vista la mia esperienza nei mercati valutari e al rispetto che nutro nei loro confronti, – conclude Iggo – sono assolutamente convinto che gli investitori obbligazionari non dovrebbero cercare d’incrementare i rendimenti assumendosi il rischio valutario negli stessi portafogli, i rischi dovrebbero essere separati e gestiti diversamente”. In questo contesto di bassi rendimenti, “l’ultima cosa di cui un investitore obbligazionario ha bisogno è che il flusso reddituale già basso sia del tutto prosciugato dalla volatilità di un mercato che talora si comporta in maniera decisamente assurda”.

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