Man Group: la Bce può traghettarci fuori dalla tempesta

UNA SENSAZIONE DI DEJÀ-VÙ – “La crisi sovrana in corso e gli sforzi fatti per ricapitalizzare le banche mi ricordano il 2009”, dice Pierre Lagrange, fondatore e senior portfolio manager di GLG (Man Group). “All’epoca, per un breve periodo divenni ottimista  sui titoli azionari bancari dopo un incontro coi funzionari della Bundesbank che mi convinsero che la Spagna disponeva di risorse sufficienti per garantire la propria solvibilità a lungo termine. Ma Stephen Holliday, il mio esperto del settore finanziario, e Steve Roth, che si occupa della nostra attività di credito, raffreddarono subito il mio ottimismo, sottolineando che  il vero problema non era tanto il capitale delle banche, ma piuttosto il finanziamento del restante 95% del loro stato patrimoniale; è possibile che una banca sia sufficientemente capitalizzata eppure  diventare insolvente e affondare! Esaminando i diversi sforzi delle banche per ricapitalizzare, ho ancora difficoltà a capire in che modo questi interventi possano alleviare i timori di investitori e risparmiatori. Gli investitori internazionali torneranno a investire nei titoli sovrani europei dopo la ricapitalizzazione delle banche? Non ci scommetterei, come invece pare facciano i nostri politici. E se le prospettive di un aumento del debito sovrano e l’eventualità che le misure di austerity  facciano salire i tassi di insolvenza del settore privato ci facessero ricadere nel circolo vizioso? Mi ricordo inoltre che dubitammo dell’efficacia di questi piani di aiuto nel controllare la direzione delle attività sottostanti. Presto dovremo riattivare il piano SMP (securities markets programme), ed io semplicemente non credo che questi strumenti possano prevenire il sell off del debito sovrano dell’Eurozona all’estero.

COME AFFRONTARE DIRETTAMENTE IL PROBLEMA DELLA CRISI DEI TITOLI SOVRANI – Come va dicendo sin dall’inizio della crisi Jamil Baz, il nostro chief investment strategist, i dati sul deficit in questo momento non sono utilizzabili, poiché si fondano su presupposti errati in merito al rapporto tra austerity e deficit. Certo, potremmo dire che Italia, Spagna e Portogallo non saranno insolventi nel medio termine se cambiamo gli obiettivi correnti. L’errore potrebbe essere il fatto che stiamo costringendo questi paesi a intraprendere misure di austerity troppo rigorose con eccessiva rapidità. Come possiamo aspettarci di cancellare decenni di condotta sbagliata con un solo colpo di spugna? Dopo tutto, chi siamo noi per scagliare la prima pietra? Francia e Germania hanno violato da tempo il Trattato di Maastricht oltrepassando la soglia del 60% nel rapporto tra debito e prodotto interno lordo (PIL), seguite a ruota da altri paesi oggi in difficoltà. La situazione era accettata da tutti finché non è scoppiata la crisi in Grecia nel 2010. Credo inoltre che le proposte attuali della politica richiederanno tempi di attuazione troppo lunghi. Dal 2008 la credibilità delle autorità dell’UE è stata messa talmente in dubbio che i mercati faranno come San Francesco e si rifiuteranno di concedere il beneficio del dubbio. Dobbiamo smetterla di sperare che i mercati accettino la promessa delle riforme senza prove concrete.

LA BCE POTREBBE GARANTIRE IL DEBITO IN CAMBIO DI UNA COMMISSIONE – Comunque la Bce potrebbe garantire il debito esistente e futuro dei paesi sovrani dell’Eurozona, senza rischio morale. Questa garanzia DEVE sottostare alla condizione , che  il paese in questione  raggiunga gli obiettivi di debito e di deficit di bilancio entro un periodo (diciamo) di cinque anni. In effetti si potrebbe decidere un periodo diverso per ogni paese relativamente alla sua capacità di raggiungere l’obiettivo, una sorta di ristrutturazione del debito in base alla capacità realistica del debitore di rimborsarlo. Il pagamento dei danni di guerra e Weimar insegna: bisogna fissare degli obiettivi abbastanza rigidi da contenere il rischio morale ma sufficientemente realistici da poter essere raggiunti. Inoltre, la BCE potrebbe decidere di garantire le nuove obbligazioni a breve termine emesse dagli stati sovrani senza condizioni, mentre il debito esistente dovrà continuare a sottostare al rispetto dei criteri sul deficit. Agli stati sovrani potrebbe esser chiesto  di pagare in cambio di questa garanzia, per esempio una commissione annua di 50 punti base. Ciò darebbe vita  ad un’operazione conforme al principio di libera concorrenza, e sarebbe molto più ragionevole rispetto agli importi che gli stati sovrani continuerebbero a pagare se si proseguisse su questa strada. Quest’idea si ispira alle banche italiane, che hanno pagato 80 punti base per ottenere la garanzia dello Stato all’inizio dell’anno. La mia proposta è pertanto un’applicazione diretta delle riflessioni di Martin Wolf , una combinazione di due idee: un’unione “assicurativa” che sostiene temporaneamente i paesi colpiti da un forte shock, e un’unione di “adeguamento” che garantisce il riallineamento simmetrico in caso di variazioni permanenti delle circostanze.  Dovrebbe essere applicata  ai paesi che hanno buone prospettive di tornare ad essere solventi, specificando le tempistiche. La situazione in Grecia probabilmente è già sfuggita di mano e difficilmente il paese potrebbe rientrare in questo processo, quindi propongo un altro spunto; anziché offrire un futile aiuto per mantenere la Grecia nell’Euro, dovremmo conservare questi fondi per aiutarla a restarne fuori, con una rotta che consenta eventualmente di farla rientrare nell’unione tra cinque anni. Un piano Marshall (Merkel) per la Grecia? Qualcosa su cui meditare!

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