POPULISMO AL PALO – La corrente populista ha avuto la meglio negli Stati Uniti. Inizialmente, i mercati hanno dato per scontato che il programma neo-mercantilistico sarebbe stato implementato, aggiunge Saint-Georges. Questo ha spinto in alto sia il dollaro – logica conseguenza di una riduzione nel deficit commerciale e nei flussi di capitale in ingresso -, sia i mercati azionari statunitensi, a causa del taglio delle tasse. Tuttavia, il sistema di check and balances delle istituzioni statunitensi è tale che l’implementazione di questo stesso programma sembra di difficile attuazione. Le promesse di aumento delle spese di difesa e delle infrastrutture e l’abbassamento delle tasse hanno vinto le elezioni, d’altro canto, la loro implementazione sta incontrando molti ostacoli. Di questo passo, il malcontento potrebbe tornare presto alla ribalta e creare nuove tensioni politiche. Il dollaro statunitense si è di nuovo svalutato. I temi populisti hanno anche vinto il dibattito sulla Brexit, ma siccome stiamo parlando di una decisione eccezionale, nonostante la sua portata sia di vasta scala, sarà comunque implementata. Di conseguenza, l’economia britannica dovrà affrontare gli effetti della decisione politica di lasciare l’Unione Europea. Tali conseguenze potrebbero includere un ulteriore indebolimento della valuta (poiché l’uscita di capitali non permette di finanziare un deficit di parte corrente molto ampio) e un rialzo dell’inflazione importata, che avrebbe ripercussioni sui consumatori. Molti posti di lavoro potrebbero andare persi, a beneficio dei Paesi europei. Quindi in questo caso non si tratta di abbandono delle promesse populiste, ma al contrario dei costi che derivano dal mantenimento delle stesse, che potrebbero produrre nuovo malcontento. A differenza di quanto affermato da Theresa May, per il Regno Unito “nessun accordo” sarebbe peggiore di un “cattivo affare”. Questo mette il Regno Unito in una posizione negoziale debole. La sterlina potrebbe indebolirsi ulteriormente e alimentare un impatto a spirale su inflazione e consumi.
RIPRESA IN ATTO – Curiosamente, tutto questo sta accadendo allo stesso tempo sotto forma di un’ampia ripresa economica. Di conseguenza, i mercati possono permettersi il lusso di godere da subito del ciclo economico e di preoccuparsi delle conseguenze del populismo sul mercato in un secondo tempo. Quando avviene un ribaltamento del ciclo economico, il rischio per i mercati è che, in assenza di una rete di sicurezza, i difetti delle ideologie populiste potrebbero emergere. Le speranze infondate o conseguenze economiche nascoste faranno capolino e i mercati avranno bisogno di adeguare le valutazioni. Fortunatamente, la Francia non ha scelto la strada del populismo. Ma in ogni caso, le motivazioni che hanno fatto emergere pressioni populiste sono ancora presenti: performance economica mediocre, ineguaglianze, disoccupazione. Se le alternative più coraggiose non riuscissero a risolvere i problemi, la tentazione di credere a programmi demagogici tornerebbe sulla scena, pronta a vendicarsi. L’economia e la politica sono entrate in una relazione circolare di causa-effetto. I mercati avranno bisogno di monitorare con attenzione gli avvenimenti nel corso dei prossimi trimestri, conclude Saint-Georges.