Jp Morgan AM, Nuovo Mondo o Vecchio Continente?

RIFLESSIONE DELLA SETTIMANA DI MERCATO – Nei sei anni trascorsi dalle prime avvisaglie della crisi del credito, agli inizi del 2007, le piazze azionarie europee hanno sottoperformato quelle statunitensi, osservano gli esperti di Jp Morgan AM. “Il loro distacco si è leggermente assottigliato da quando, l’autunno scorso, è iniziata la fase di propensione al rischio, ma affinché il recupero delle borse dell’area Euro possa continuare i flussi di notizie devono migliorare. I futuri progressi potrebbero interessare il fronte politico e monetario: riteniamo infatti che il processo di unificazione dell’Eurozona – prima a livello bancario e poi anche fiscale ed economico – consentirà agli investitori di continuare a trarre vantaggio dalle attraenti valutazioni di questo mercato. Un’altra fonte di buone notizie potrebbero essere i dati economici, anche se per il momento le speranze sono poche”. 

NUOVO MONDO O VECCHIO CONTINENTE? – “I capitali in entrata verso i fondi continuano a riversarsi sui mercati azionari e la settimana scorsa il patrimonio gestito dai fondi comuni aperti ha toccato 9,3 miliardi di dollari, dopo i 13,4 miliardi del periodo precedente. Gran parte di questi capitali è stata investita nei mercati emergenti, i cui listini hanno ne assorbito oltre la metà – benché gli investimenti in questi mercati rappresentino solo il 10% dell’allocazione complessiva al comparto azionario. Gli afflussi verso i mercati sviluppati hanno interessato per lo più i fondi globali, ma quelli dedicati al mercato statunitense hanno attratto circa il doppio dei capitali investiti nei fondi europei. La nuova liquidità dovrebbe dare sostegno ai mercati, però come ben sappiamo i rendimenti dipendono dalla crescita di utili e valutazioni. I risultati diffusi dalle imprese statunitensi in questa stagione delle trimestrali si confermano moderatamente positivi e il tasso di crescita complessivo degli utili si attesta (dopo che 341 aziende hanno pubblicato il bilancio) a un ottimo11,3%. Tuttavia, il dato risente della straordinaria accelerazione della redditività delle società finanziarie, che non rispecchia i trend sottostanti dell’economia. Al netto del settore finanziario, il tasso di espansione scende a un ben più modesto 3,9% (cfr. figura 1). Sebbene mediocre, la crescita degli utili delle aziende del Nuovo Mondo è comunque migliore di quella mostrata da molte imprese europee, le quali in media, sulla base dei risultati trimestrali o semestrali già pubblicati, presentano un tasso annuo di crescita della redditività negativo. Gli investitori non devono però lasciarsi condizionare dal fatto che sul breve termine le aziende del Vecchio Continente devono fare fronte a una situazione difficile. La crisi finanziaria e la recessione hanno travolto l’ Europa con un certo ritardo rispetto agli Stati Uniti, per questo anche la ripresa arriverà dopo”. 

NEL 2014 L’ECONOMIA EUROPEA DOVREBBE INIZIARE A RIPRENDERSI – Tuttavia, nel 2014 l’economia europea dovrebbe iniziare a riprendersi e le stime degli utili lo confermano. Per i prossimi due anni gli analisti prevedono una crescita degli utili alla pari con quella delle società americane. Le valutazioni più convenienti in Europa che negli Stati Uniti sono un’altra ragione per investire subito in questo mercato, prima che gli effetti della ripresa inizino a ripercuotersi sui corsi azionari. Storicamente le azioni europee presentano uno sconto medio del 10% rispetto a quelle statunitensi, anche se vi sono stati periodi in cui hanno scambiato a un premio. Al momento lo sconto è del 14%, per tale motivo esiste ancora di un certo margine di apprezzamento che permetterebbe ai mercati europei di generare rendimenti superiori. Le vere opportunità risiedono però sotto la superficie. A livello regionale le valutazioni europee sono marginalmente più convenienti, ma a livello di singolo paese, settore e società le differenze rispetto alle medie storiche sono molto più ampie. Basti pensare che oggi lo spread delle valutazioni azionarie è due volte quello del 2007: una situazione ideale per le strategie attive e i gestori capaci di individuare gli investimenti più vantaggiosi, che però non traspaiono a livello dell’ indice. Nel corso degli ultimi 25 anni le piazze europee hanno sottoperformato quelle statunitensi in media dell’1% l’anno circa. La maggiore crescita degli utili sul breve termine, la liquidità fornita dalla Federal Reserve e il maggior tasso di espansione del Pil dovrebbero consentire agli indici statunitensi di registrare un apprezzamento maggiore anche quest’anno. Tuttavia, gli investitori farebbero bene a pensare sin da ora come acquisire esposizione al mercato europeo. I dividendi più elevati delle azioni del Vecchio Continente offrono flussi di reddito che oggi è difficile trovare altrove. Inoltre, è proprio quando il clima di fiducia è negativo che si presentano le occasioni migliori.

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