Mudie (Upb): l’Italia val bene un’attenta selezione dei titoli

Il Dow Jones è composto da 30 titoli e pertanto difficilmente può essere rappresentativo dell’intera economia degli Stati Uniti o del mercato azionario. A parlare è Alan Mudie, chief investment officer di Union Bancaire Privée, che commenta così il record del listino statunitense. “Inoltre è importante sottolineare che l’indice è calcolato soppesando il prezzo dei titoli e non tenendo conto della capitalizzazione. Per esempio, Ibm ha un prezzo per azione pari a 210 dollari e rappresenta l’11,2% dell’indice, mentre Microsoft – che vale 28 dollari – rappresenta soltanto l’1,5%, anche se le loro capitalizzazioni sono quasi identiche. Pertanto, il suo nuovo massimo è più un evento mediatico che di mercato”.

Quindi, cosa aspettarsi adesso?
Ci aspettiamo ancora che la gran parte del mercato Usa continui nella sua ascesa, sostenuto da una graduale ripresa economica, da una buona redditività, da bilanci societari forti e, soprattutto, da una politica estremamente accomodante della banca centrale.

Gli investitori retail italiani come possono approfittare di questo recupero?
Riteniamo che la reflazione sia un fenomeno globale e che andrà a beneficio degli investitori azionari in tutto il mondo. La combinazione di recessione e di stallo politico ha scoraggiato gli investimenti nell’azionario europeo, ma i titoli europei avrebbero bisogno di raddoppiare il loro prezzo prima di raggiungere i massimi storici. Inoltre, nonostante il recente rally, continuiamo a raccomandare il mercato azionario giapponese.

Ma il recente progresso, data la situazione dell’economia e dei conti pubblici negli Usa, quanto è giustificato?

Dobbiamo fare una distinzione tra l’economia e il mercato azionario. L’economia degli Stati Uniti continua ad affrontare molteplici sfide, e la crescita economica resterà stagnante nel 2013. Tuttavia, la Fed continuerà il suo aggressivo piano di quantitative easing fino a quando non sarà raggiunto l’ambizioso obiettivo di ridurre il tasso di disoccupazione da circa l’8% al 6,5%. Una simile politica monetaria è molto favorevole per gli asset rischiosi in generale, e per gli azionari in particolare.

In generale, come vede l’azionario in questo momento? Quali sono le aree del mondo più interessanti? E quali i settori?
Preferiamo concentrarci sui titoli azionari piuttosto che sulle obbligazioni, dove i rendimenti sono trascurabili se non negativi in termini reali. I titoli azionari dei mercati sviluppati potranno beneficiare di valutazioni interessanti, flussi di capitale e dividendi elevati e dovrebbero sovraperformare la media globale. Favoriamo i settori ciclici come quello industriale e delle materie prime, e sono sovrapesati l’healthcare e il settore dei beni di prima necessità.

Il rally del Dow Jones potrebbe anticipare una nuova ripresa economica?
Come accennato in precedenza, riteniamo che il Dow Jones non sia un indicatore reale dell’economia americana. Detto questo, l’economia degli Stati Uniti potrà beneficiare di una serie di tendenze a lungo termine nei prossimi anni: è sempre più autosufficiente a livello energetico. Molte società stanno riportando la produzione manifatturiera negli Usa e il perdurare di un elevato livello di investimenti in ricerca e sviluppo garantirà agli Stati Uniti il mantenimento di un vantaggio nel campo dell’innovazione.

In questo quadro, lei come vede l’Italia da un punto di vista economico e di mercato azionario?

Pur riconoscendo che sta per affrontare una serie di sfide difficili e che la situazione di stallo politico dopo le recenti elezioni bloccherà tutte le misure per riformare e liberalizzare l’economia nel breve periodo, non dimentichiamo che l’Italia continua a gestire un avanzo di bilancio primario. Inoltre, il Paese è sede di un gran numero di società innovative e specializzate. Il mercato azionario italiano è infine sotto molti punti di vista uno dei più economici del mondo. Riteniamo pertanto che un’attenta selezione dei titoli potrà rivelarsi molto remunerativa.


Un estratto dell’intervista è sul numero 10 del settimanale
soldi&bluerating in edicola da oggi. Per approfondire, leggi anche le interviste a Wouter Sturkenboom, investment strategist di Russell Investments (vai qui), e a Pier-Alberto Furno, ceo Nemesis Asset Management (vai qui).

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