Bnp Paribas IP, i mercati non riflettono più i fondamentali dell’economia

POLITICHE MONETARIE ESTREMAMENTE ESPANSIVE – Le quotazioni sui mercati azionari non riflettono più i fondamentali dell’economia, soprattutto a causa delle politiche monetarie estremamente espansive. Parola di Matthieu David, responsabile distribuzione esterna di Bnp Paribas Investment Partners, secondo cui il recente rialzo dei mercati azionari non può essere pienamente giustificato solo da condizioni di abbondante liquidità a livello globale. “I mercati azionari sono rimasti orientati al rialzo negli Stati Uniti e in Giappone, mentre si è attenuato l’ottimismo in Europa e sui mercati emergenti”, mentre “l’incremento della pressione fiscale negli Usa comprimerà la crescita su livelli inferiori alle previsioni”, osserva ancora David. “Malgrado il sostegno delle politiche monetarie e della liquidità riteniamo che le stime sugli utili delle società siano ancora troppo elevate. Inoltre, è possibile che i mercati azionari dei Paesi emergenti incontrino delle difficoltà alla luce della modesta crescita globale e del conseguente indebolimento dei profitti delle società”, ha commentato David. Proprio alla luce di queste considerazioni la società continua a sottopesare il mercato azionario.

USA, RIMANE QUALCHE RISERVA – In particolare sugli Stati Uniti Bnp Paribas IP mantiene qualche riserva, nonostante il quadro economico complessivo sia leggermente migliorato: nel mese di  febbraio, infatti, per il 34° mese consecutivo i disoccupati che hanno smesso di cercare un’occupazione sono stati più numerosi di coloro che cercano attivamente un lavoro. “Non rileviamo dunque alcun balzo in avanti nella creazione di posti di lavoro”, spiegano gli esperti.

GIAPPONE E AREA EURO
– In Giappone invece la recessione che ha attanagliato il paese dal secondo trimestre dell’anno scorso pare terminata, mentre nell’area euro gli indicatori prospettici non segnalano una crescita sostenuta e i dati reali continuano a registrare una debolezza persistente dell’economia. “In uno scenario simile non è facile ridurre deficit e indebitamento pubblici per ripristinare pienamente la fiducia sui mercati”, osserva David.

SOTTOPESATI I TITOLI INDICIZZATI ALL’INFLAZIONE – Inoltre alla luce dell’elevato tasso di disoccupazione nell’eurozona, gli analisti ritengono che i rischi di deflazione rappresentino un fattore negativo per le azioni. “Tale valutazione trova riflesso nel notevole sottopeso nei titoli indicizzati all’inflazione emessi da Paesi dell’area dell’euro (che è stato accentuato negli ultimi tempi)”.

LA CINA –
In Cina infine, le vendite al dettaglio e la produzione industriale hanno accusato un notevole rallentamento, mentre il credito bancario si è contratto e l’inflazione è aumentata. Le esportazioni hanno ripreso vigore ma questo andamento non ha trovato riscontro nei dati provenienti dalle altre economie asiatiche.

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