Allianz GI, le banche centrali continueranno a emettere moneta

UN CAMBIAMENTO NELLE POLITICHE DELLE BANCHE CENTRALI – Gli interventi di quantitative easing delle banche centrali continueranno a essere significativi e dureranno più a lungo di quanto atteso dai mercati. Ne è convinto Andreas Utermann, global chief investment officer di Allianz Global Investors, secondo cui ci troviamo attualmente in presenza di un cambiamento fondamentale a lungo termine della politica monetaria all’interno dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico: “con la grande crisi finanziaria, la nuova generazione di banchieri centrali considera la deflazione registrata in Giappone come la peggiore minaccia per le nostre economie”, ha spiegato Utermann.

MAGGIORE TOLLERANZA NEI CONFRONTI DELL’INFLAZIONE – “Questo scenario ha determinato una maggiore tolleranza nei confronti dell’inflazione, attribuendo minore importanza alla massa monetaria presente nel sistema. Come conseguenza, i bilanci delle banche centrali si sono ampliati moltissimo. Non siamo certi che questa espansione possa essere pienamente sterilizzata, pertanto, a meno che non si torni a meccanismi di trasmissione monetaria più normali (con la ripresa del moltiplicatore monetario), l’inflazione dovrebbe riprendere a salire”. “Le aspettative rialziste sull’inflazione dovrebbero essere supportate anche dalla riduzione delle pressioni salariali al ribasso, a seguito della diminuzione dell’impatto della globalizzazione oltre che dell’apprezzamento delle valute dei mercati emergenti”.

LE IMPLICAZIONI PER GLI INVESTITORI – Ma quali saranno le implicazioni per gli investimenti di questo cambiamento nella politica delle banche centrali? Innanzitutto, spiega il global chief investment officer di Allianz Global Investors, “le valute dei paesi che presentano un’espansione più consistente dei bilanci delle banche centrali, a parità di condizioni, probabilmente registreranno una svalutazione di più ampia portata. È un fenomeno già evidente: il Regno Unito, il paese con la maggiore espansione di bilancio, ha la valuta più debole (con riferimento agli scambi commerciali), mentre il Giappone, il paese con la politica monetaria meno espansiva, fino a poco tempo fa aveva la valuta più forte”.

ATTESA UNA RIVALUTAZIONE DELLE VALUTE DEI MERCATI EMERGENTI – Secondariamente, continua Utermann, “il moderato incremento dell’inflazione previsto, abbinato ai cambiamenti normativi che costringeranno molti operatori dei mercati finanziari a rivolgersi agli investimenti cosiddetti privi di rischio, potrebbe portare gli investitori a registrare rendimenti reali negativi sulle obbligazioni di riferimento dei paesi Ocse”. Inoltre, “i mercati azionari in genere evidenziano una performance soddisfacente nei periodi di deleveraging e di inflazione in moderato rialzo”. Infine, le valute dei mercati emergenti “dovrebbero rivalutarsi, elemento a sostegno di investimenti senza copertura del rischio di cambio”.

PROSPETTIVE POSITIVE – In definitiva, conclude Utermann, “le prospettive sono ancora positive, anche se permangono alcuni rischi di rilievo. Il rischio politico nell’Eurozona potrebbe alimentare nuove tensioni e ritardare ulteriormente la tanto auspicata ripresa nei paesi periferici. C’è inoltre la possibilità di un grave conflitto in Medio Oriente, che farebbe salire il prezzo del petrolio con gravi conseguenze per la crescita economica globale”.

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