Bond high yield, gioie e dolori di un comparto che cresce sempre

BENE AMERICA E EUROPA – Dall’inizio dell’anno il fenomeno della ricerca di rendimento ha favorito le buone perfomance generate dai bond delle società ad alto rendimento, sia di quelle americane che di quelle europee. Nei primi cinque mesi del 2013 l’appetito per il rischio è rimasto alto per poi rientrare parzialmente dopo le dichiarazioni di Bernanke sulla possibilità di una uscita anticipata dall’allentamento quantitativo.

CINQUE MESI DA RECORD
– I consistenti volumi di debito emessi nei primi cinque mesi dell’anno sono andati di pari passo con gli accresciuti flussi di investimento nell’area. Maggio, in particolare ha visto un volume record di emissioni per il mercato degli high yield europei con un generale deterioramento della qualità di credito delle nuove emissioni, confermando  che gli investitori si sono assunti via via maggiori rischi prima della correzione di giugno.

TASSI CONTENUTI – La strategia comunicativa della Fed sulle prospettive del programma di allentamento monetario, contribuendo ad un aumentata volatilità nel mercato obbligazionario ha provocato una fuoriuscita di flussi di investimento dal comparto degli high yield. Sotto questo profilo, prese di profitto e riduzioni nell’esposizione hanno provocato un’inversione di tendenza a giugno rientrata comunque nelle ultime settimane. Ci attendiamo ora una fase di consolidamento sia sul versante dell’offerta che su quello della domanda per i bond high yield. Al contempo riteniamo che pur tra minori spazi di riduzione degli spread, il comparto degli high yield possa ancora attirare gli investitori, visto che i tassi ufficiali e di mercato monetario sono destinati a rimanere contenuti per un prolungato periodo sia in Europa che negli USA. È per questa ragione che il differenziale di rendimento rispetto ai titoli ritenuti privi di rischio come i treasuries americani e i bund tedeschi è divenuto sempre più rilevante nel determinare la performance futura del comparto. In più esso fornisce un cuscinetto difensivo contro gli effetti indesiderati dell’eventuale rialzo dei rendimenti obbligazionari.

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