“L’attuale situazione economica e finanziaria sui vari mercati è sicuramente migliorata in questo anno. Alcuni elementi che turbavano gli investitori hanno perso forza e il quadro complessivo si è marginalmente rasserenato. Per la fine di quest’anno vediamo perciò possibile un’ulteriore fase di crescita un po’ in tutte le aree”. Lorenzo Alfieri, numero uno di Jp Morgan Asset Management per l’Italia, la branch del risparmio gestito della grande banca americana, è moderatamente ottimista circa le prospettive dei mercati per la fine di quest’anno e l’inizio del 2014. Ma avverte gli investitori a non pensare che tutto sia così diventato più facile. Anzi. Per attraversare questa fase delicata serve una gestione globale sia per Paesi sia per asset class. Perché vinceranno solamente gli approcci globali, diversificati e flessibili. Quali sono i segnali più confortanti? Negli Stati Uniti la Federal Reserve ha posticipato l’inizio della fase di rientro dalla politica monetaria ultraespansiva. Questo elemento da una parte fa pensare che gli Usa continueranno a crescere a tassi abbastanza moderati (prevediamo sotto il 3% nel 2014) e quindi ci aspettiamo che le autorità monetarie americane preferiscano aspettare dati più concreti per intervenire. Ma d’altra parte sembrano svanire le preoccupazioni per effetti inflazionistici generati da questa politica monetaria così espansiva. Un quadro di questo genere è quindi senz’altro favorevole al mercato azionario e al credito. Anche in Europa la situazione è certamente migliorata: i dati indicano per il prossimo anno una crescita più robusta anche nei Paesi periferici europei. Il dato complessivo ci indica un +1,3% per l’intera regione europea, ma alcuni Paesi come la Germania cresceranno quasi al 2%: questo elemento è certamente positivo anche per gli altri Paesi europei (soprattutto Spagna e Italia) che, trainati dalla crescita tedesca, dagli Usa e da una ritrovata crescita produttiva interna, possono probabilmente uscire dalla fase più acuta della crisi. In Europa rimangono invece alcuni elementi di preoccupazione legati a Paesi come Grecia e Portogallo, dove gli indicatori macroeconomici sono sempre molto deboli.
Qual è invece l’outlook dei mercati emergenti?
Sui Paesi emergenti il quadro macroeconomico di riferimento è un po’ più articolato. Ci sono Paesi in cui la crescita continua a essere importante e supportata da fondamentali: per esempio in Cina i recenti interventi governativi hanno avuto importanti effetti sui dati interni. La produzione industriale è ripartita, così come la crescita interna, ritornata sopra il 7% (previsto il 7,3% per il 2014). Anche altri Paesi dell’area asiatica sembrano mantenere una buona prospettiva di crescita (Taiwan e Malesia), supportati da una bilancia commerciale e da un export con ottimi dati. Al contrario, alcuni emergenti sembrano presentare alcuni problemi, come India e Indonesia, che non paiono essere risolvibili nel breve termine. In linea di massima, perciò, la crescita generalizzata, un’inflazione sotto controllo e politiche monetarie generalmente espansive in molti Paesi ci fanno propendere per una prevalente attenzione agli investimenti azionari e al credito. Anche se, come abbiamo visto, è necessaria un’attenta diversificazione.
Diversificare: una ricetta vecchia, ma sempre attuale.
Dovendo costruire un portafoglio di investimenti, dobbiamo tenere presente che i risparmiatori italiani hanno sempre investito prevalentemente in titoli obbligazionari, ma i bond vengono da una lunga fase di rialzo e quindi i tassi offerti su molti titoli obbligazionari sono ormai molto bassi. Pensiamo, per esempio, ai titoli governativi tedeschi o americani, ma anche ad alcune emissioni di primarie aziende americane o europee con rating molto alto. Il loro rendimento è minimo e quindi non riescono neanche a coprire l’effetto inflazione. Del resto, anche altre attività finanziarie hanno avuto una forte rivalutazione: pensiamo alle obbligazioni emesse dai Paesi che appartengono ai mercati emergenti, ai titoli obbligazionari ad alto rendimento ma anche alle azioni. Avvicinarsi perciò in questo momento ai mercati finanziari è quanto mai difficile, anche se il contesto generale come dicevo prima è sicuramente positivo. Il corretto approccio è perciò quello di costruire un portafoglio molto diversificato utilizzando vari strumenti di investimento e investendo su diversi mercati.
Diversificare sì, ma con quale ideale composizione di portafoglio?
È importante avere sicuramente una componente obbligazionaria, visto che l’investitore italiano è molto esposto a questa tipologia di investimento , ma privilegiando i titoli a scadenza più breve. Questo per evitare innanzitutto i rischi derivanti da un rialzo generalizzato dei tassi e anche per ridurre la volatilità del proprio portafoglio prevedibile quando le autorità americane inizieranno a modificare la loro attuale politica fortemente espansiva. Nel comparto obbligazionario preferiamo le obbligazioni ad alto rendimento emesse da aziende americane ed europee. Guardiamo anche alle emissioni obbligazionarie di alcuni Paesi in via di sviluppo: però al momento vogliamo evitare il rischio di cambio, per cui scegliamo le emissioni denominate in dollari o in euro. Sempre nel comparto obbligazionario abbiamo preso posizione sui titoli governativi di alcuni Paesi europei – Italia, Spagna e Portogallo – perché crediamo che i rendimenti offerti stiano compensando adeguatamente il rischio degli emittenti. Inoltre, le previsioni economiche relative ai Paesi europei sono in fase di miglioramento e quindi crediamo che le pressioni anche su questi titoli diminuiranno. Rimangono sempre molto interessanti le obbligazioni convertibili che rappresentano una buona diversificazione dalle obbligazioni tradizionali e possono anche sfruttare il momento favorevole sui mercati azionari. Anche in questo caso sono da preferire emissioni americane ed europee.
E la componente equity?
Diamo grande importanza all’investimento sui mercati azionari. Ci sono ancora buone possibilità d’investimento sui listini di molti Paesi: bisogna però essere estremamente selettivi perché alcuni mercati azionari sono ai massimi storici. Ma anche per il 2014 sono previsti utili in crescita sulle piazze di riferimento. Per esempio nei mercati americani in media prevediamo una crescita degli utili aziendali del 10%, mentre su quelli europei dovrebbe attestarsi intorno al 13%. Il quadro è positivo anche sull’equity dei mercati emergenti, che pure hanno sofferto molto negli ultimi mesi. In questo caso è molto importante diversificare sulle aree geografiche. Nei mercati emergenti si stanno infatti creando condizioni di crescita molto differenti e quindi le prospettive sono diverse da Paese a Paese. Per esempio siamo positivi su Cina, Corea e Taiwan, ma attendisti sull’India. In America Latina ci piace il Messico, mentre siamo poco interessati al Venezuela. Non bisogna peraltro dimenticare che in alcuni casi ci sono aziende che appartengono a Paesi emergenti ma che sono diventate delle vere e proprie multinazionali, presenti in tantissimi Paesi e quindi poco risentono delle problematiche dei Paesi di origine.
E l’azionario sulle altre aree? Cosa ci dice a riguardo?
Guardando alle Borse dei Paesi maggiormente industrializzati, manteniamo il nostro interesse sul mercato Usa perché riteniamo che la crescita globale aiuterà maggiormente le grandi e medie aziende americane. Il traino derivante dall’export, ma anche la sempre più convincente ripresa interna statunitense, trascinata dai consumi interni, sono tutti fattori decisivi per un’ulteriore crescita dei listini a stelle e strisce. Anche sui mercati europei ci sono interessanti opportunità di investimento. Alcune Borse del Vecchio Continente sono particolarmente sottovalutate e pure in questo caso la crescita globale favorirà quelle aziende europee che si sono meglio posizionate sui mercati internazionali. Inoltre, in alcuni Paesi sono state implementate riforme importanti che potranno rendere il contesto molto più favorevole rispetto agli ultimi anni. In ultima analisi, le Borse europee riserveranno ancora interessanti opportunità e il quadro complessivo è migliorato rispetto allo scorso anno: nonostante ciò, è necessario fare ancora più attenzione agli investimenti e ai mercati, perché la selezione diventa fondamentale per fare le scelte giuste. Portafogli ben differenziati per mercati e per tipologia di investimenti, massima libertà al gestore di potersi muovere con flessibilità nella scelta dei titoli: questi sono gli elementi necessari da tenere in considerazione nell’avvicinarsi a mercati finanziari diventati sempre più globali e complessi.