Lombard Odier, occhio alle valute dei mercati emergenti

UNA FASE NEGATIVA PER I MERCATI EMERGENTI – Di recente, gli investitori nei mercati emergenti hanno dovuto affrontare, con non poche difficoltà, uno dei peggiori periodi degli ultimi due decenni in termini di performance negativa rispetto ai mercati sviluppati. Risk management, esposizione macro e selezione dei titoli sono i tre fattori chiave per riuscire a gestire situazioni così complesse. Parola di Didier Rabattu e Odile Lande-Broussy, team di gestione del fondo LO Funds Emerging Consumer di Lombard Odier Investment Managers, che evidenziano come nei momenti di crisi le valute emergenti mostrino una forte correlazione tra di loro. “Di conseguenza, ogni posizione rilevante sui paesi in via di sviluppo, e il relativo rischio, è legata all’esposizione alle diverse divise. E’ quindi molto importante avere una solida metodologia di investimento, così da valutare fattori quali la corporate governance di un’azienda, la leadership in specifici settori, un business che comporti un elevato ritorno sul capitale e un livello di indebitamento molto basso”.

DINAMICHE SPECIFICHE – Non bisogna inoltre dimenticare, continuano gli esperti, che i mercati emergenti, per loro natura, “sono per lo più di piccole dimensioni e hanno dinamiche specifiche. Oggi, comunque, il grosso punto interrogativo riguarda la possibile destinazione della liquidità in circolazione, con il mercato globale delle obbligazioni in decisa difficoltà dopo una corsa al rialzo durata quasi trenta anni”.

IL SETTORE DEI CONSUMI – Parlando di emergenti, un’interessante chiave di lettura analizzata dai due gestori è quella dei consumi. “La popolazione dei paesi in via di sviluppo, pari a cinque miliardi di persone, sta evidentemente crescendo più velocemente rispetto al mondo sviluppato, con tassi di lungo periodo simili a quelli registrati in Europa e Usa negli anni del dopoguerra. Occorre però una precisazione, un elemento che molti investitori spesso dimenticano: il mondo emergente non è un mercato unico e tantomeno omogeneo. Questo vale sia per le performance dei mercati sia per i fondamentali economici. Possiamo indicativamente considerare sei grandi aree: Cina, Sud-Est asiatico, India, Africa e Medio Oriente, Europa orientale e America Latina. In ognuna di queste zone le dinamiche sono molto differenti, i paesi non crescono allo stesso ritmo né nella
stessa direzione e anche all’interno di questi stessi blocchi sussistono diversità significative”.

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