Spreafico (Schroders): l’Italia è tornata a essere un “safe haven”

L’ITALIA E’ DI NUOVO UN SAFE HAVEN – L’Italia è tornata a essere un “safe haven”. Parola di Mario Spreafico, head of investments di Schroders Wealth Management, che nel corso di un convegno tenutosi ieri a Milano su scenario economico, voluntary disclosure e opportunità di finanziamento del capitale, ha evidenziato come il Belpaese offra oggi “buoni rendimenti a fronte di un rischio Paese molto basso”.

FUGA DAI PAESI EMERGENTI – “I recenti flussi di capitale hanno contribuito a rompere alcuni stereotipi che hanno governato i mercati negli ultimi anni: si sta assistendo a un ritorno ai trend che prevalevano prima di Lehman Brothers e questo si sta traducendo prima di tutto in una forte riduzione degli investimenti verso i paesi emergenti, soprattutto quelli con grossi deficit delle partite correnti”. Oggi infatti, ha osservato Spreafico, non esiste più un’area emergente indistintamente destinata a crescere: “bisogna selezionare i singoli Paesi, valutando caso per caso”. Uno dei rischi maggiori è “la rincorsa al guadagno facile”, puntando su quei Paesi che, fino a poco tempo fa, si credeva avessero un potenziale di crescita illimitato, ha concluso il manager. “Meglio aspettare e vedere cosa succede, anche dal punto di vista del bilancio degli Stati nelle aree emergenti”.

SI TORNA A PRIVILEGIARE LE ECONOMIE AVANZATE – Si sta invece tornando a “privilegiare le economie avanzate, tradizionali, anche se verso l’Europa permangono dei pregiudizi”, ha continuato Spreafico. In ogni caso, ha aggiunto, oggi possiamo dire che l’euro “è finito nel dimenticatoio dei rischi dei mercati mondiali”.

UN NUOVO ORDINE – Riflettendo poi sul tema della voluntary disclosure, la procedura di collaborazione volontaria finalizzata alla regolarizzazione delle attività illecitamente detenute all’estero (qui la notizia), Spreafico ha osservato come oggi i mercati siano “più ordinati” rispetto al passato: “la tecnologia da un lato, i maggiori controlli e lo scambio di informazioni tra Paesi dall’altro, rendono sempre più difficili operazioni di finanza ‘creativa’. Ma non si tratta solo di questo: molte contraddizioni sono state regolate e superate, e il nuovo ordine porta più efficienza ai mercati mondiali”, ha concluso.

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