Bnp Paribas IP, il terzo pilastro delle Abenomics è destinato a deludere le attese

UNA NON REAZIONE – Il 22 gennaio, il primo ministro del Giappone, Shinzo Abe, ha tenuto un importante discorso in occasione del World Economic Forum a Davos, in cui si è espresso in termini molto ottimistici sulla recente ripresa economica. Il primo ministro ha inoltre annunciato la riforma della governance societaria e della tassazione sulle imprese, che è una delle più elevate dei paesi Ocse e potrebbe scendere del 2,4%. Questo provvedimento, osservano gli esperti di Bnp Paribas Investment Partners, avrebbe attirato più attenzione nella metà dell’anno scorso, quando un taglio della pressione fiscale sulle società era considerato uno dei fattori fondamentali per migliorare la crescita del Giappone. In altre parole, si tratta di una delle misure su cui è imperniato il cosiddetto “terzo pilastro” delle Abenomics. Il primo pilastro è rappresentato dal forte allentamento monetario per uscire dalla deflazione, il secondo è costituito da una politica fiscale flessibile per sostenere l’economia nipponica nel breve periodo, il terzo sono le riforme strutturali per stimolare gli investimenti e la crescita tendenziale. A Davos le dichiarazioni di Abe a proposito delle imposte sulle società non hanno destato particolare attenzione. Il pubblico pareva più interessato alle tensioni geopolitiche tra Giappone e Cina. A nostro avviso questa assenza di una reazione si spiega col fatto che le attese relative alle Abenomics sono diventate più realistiche, e che l’euforia iniziale si è dissolta. Senza dubbio è necessario fare una valutazione più concreta degli obiettivi che le Abenomics sono in grado di ottenere.

IL TERZO PILASTRO DELLA ABECONOMICS – Nel complesso riteniamo che il terzo pilastro delle Abenomics sia destinato a deludere le attese, confermando le nostre previsioni iniziali del dicembre 2013.  L’economia giapponese sta attraversando una fase di ripresa – in parte riconducibile alle Abenomics – e in particolare grazie agli stimoli forniti dalle politiche fiscali e monetarie. Inoltre, la ripresa pare destinata a continuare per i prossimi anni a meno che non si verifichino importanti shock legati a eventi esterni. Tuttavia è difficile credere che il Giappone possa realizzare delle drastiche riforme strutturali e innalzare notevolmente il tasso di crescita potenziale nel breve periodo. Nelle sue prime dichiarazioni sulle Abenomics, Abe aveva dichiarato che il suo piano avrebbe consentito una crescita media del PIL pari al 2% reale e al 3% nominale per i prossimi 10 anni (cfr. grafico 1 per la crescita del Pil in Giappone su base annua dal 1999). All’epoca avevamo ritenuto che questi obiettivi non fossero realistici, e continuiamo a pensarlo un anno dopo4. Al fine di raggiungere questi traguardi ambiziosi riteniamo che Abe debba bruscamente accelerare il processo di liberalizzazione e soprattutto persuadere i Giapponesi ad accettare una politica molto meno restrittiva in tema di immigrazione. Continuiamo a ritenere che, nel contesto attuale, l’obiettivo di crescita raggiungibile sia più vicino all’1% reale ed all’1,5% nominale. Nel corso del 2013, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) in genere è risultato superiore alle stime prevalenti sui mercati.

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