Bnp Paribas IP abbandona la posizione sovrappesata nel debito emergente in dollari

FATTORI DESTABILIZZANTI – I mercati hanno dovuto far fronte a diversi fattori destabilizzanti, come il rallentamento della crescita in Cina, le tensioni in Ucraina e i dubbi relativi all’indebolimento dei dati congiunturali negli USA (è dovuto solo al cattivo tempo o vi sono altre cause?), osserva laura Tardino, strategist di Bnp Paribas IP, nella strategia settimanale diffusa dalla società. Tuttavia dopo una massiccia ondata di vendite – soprattutto in Europa – gli indici azionari hanno rapidamente recuperato nel corso della settimana.  Il flusso di capitali in fuga verso le classi di attivo meno rischiose ha spinto al ribasso i rendimenti obbligazionari della Germania, ma i fondamentali economici dovrebbero ritrovare in tempi brevi il ruolo di fattore determinante. In un contesto caratterizzato da una ripresa dell’economia nell’area dell’euro, riteniamo che i rendimenti siano ancora troppo bassi.  Il 21 febbraio, abbiamo abbandonato la posizione sovrappesata nel debito emergente in USD. Questa decisione è parzialmente riconducibile all’incremento delle tensioni in Ucraina, in Venezuela e in Tailandia ma trae origine anche dall’indebolimento dei fondamentali dei paesi emergenti, come la frenata della crescita delle riserve valutarie e il calo delle esportazioni. Inoltre, i nostri esperti non considerano abbastanza remunerativi le valutazioni e il carry di questi titoli.

PMI: MIGLIORAMENTO COMPLESSIVO – L’indice globale PMI ponderato in base al PIL (elaborato dai nostri analisti) è migliorato ma si attesta ancora su un livello più basso rispetto ai mesi precedenti. Tale andamento è in gran parte riconducibile agli USA, che sono stati particolarmente penalizzati dalle rigide condizioni meteorologiche invernali. Il PMI manifatturiero dell’area euro ha segnato una flessione, ma quello relativo ai servizi è migliorato. L’indice PMI manifatturiero della Germania indica un’ulteriore espansione economica, l’indicatore ha registrato miglioramenti nei seguenti paesi: Regno Unito, Paesi Bassi, Svizzera, Grecia, Irlanda e Spagna (manifatturiero e servizi per gli ultimi tre paesi).

BCE: PRONTA AD INTERVENIRE? – La riunione del Consiglio direttivo della BCE, tenutasi il 6 di marzo, è stata seguita con attenzione dai mercati. Il direttivo della Banca Centrale Europea ha lasciato il tasso d’interesse invariato al minimo storico dello 0,25%. L’Eurotower nella riunione di giovedì ha deciso di lasciare fermi anche il tasso marginale allo 0,75% e quello sui depositi a zero. L’eventuale decisione di interrompere la sterilizzazione degli acquisti di titoli da parte della BCE avrebbe potuto contribuire ad abbassare i tassi di mercato aumentando la liquidità per il settore bancario, ma non riteniamo che in questo momento una carenza di liquidità rappresenti il problema principale. La nostra view del non intervento da parte della BCE è stata confermata.

UCRAINA: VOLATILITÀ PIÙ PERICOLOSA PER LE AZIONI EUROPEE – Le tensioni innescate dalla presenza di forze armate russe in Crimea si sono allentate e l’eventualità di un conflitto armato è poco probabile. Lo stallo del confronto tra Russia e Ucraina potrebbe favorire un’ulteriore volatilità dei mercati, ma tendiamo ad escludere che vi possano essere conseguenze negative di lungo periodo sugli attivi rischiosi.  Per quanto riguarda la nostra allocazione degli attivi, un’eventuale escalation del conflitto sarebbe particolarmente sfavorevole sia per al posizione sovrappesata nell’azionario europeo rispetto a quello USA, sia per la duration corta sui Bund. Le azioni europee, infatti, sono più sensibili agli sviluppi della situazione in Crimea, mentre i Bund rappresenterebbero la destinazione prioritaria per i capitali in cerca di approdi sicuri. Invece, a nostro avviso, gli altri mercati azionari internazionali ne risentirebbero in misura minore.

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