Quapp (Swiss & Global AM): ambiente favorevole per le attività più rischiose

ASSET RISCHIOSI – “L’andamento positivo dell’economia e la politica delle banche centrali continuano a favorire le attività più rischiose. A causa delle tensioni geopolitiche, gli investimenti a  scopo di diversificazione come il greggio e l’oro tornano in primo piano”. A scriverlo è Andrea Quapp, co-head multi asset class solutions di Swiss & Global Asset Management. “Lo spostamento verso una politica monetaria meno espansiva è guidato dalla banca centrale statunitense. Altre banche centrali come quella giapponese cercano di dare impulso all’inflazione mediante un orientamento fortemente accomodante. Si continua a discutere dei pericoli di deflazione nell’area euro, ma a nostro avviso è più realistico attendersi una congiuntura lievemente positiva accompagnata da un aumento marginale dei tassi d’inflazione. Va peraltro notato che nel quarto trimestre 2013 Spagna e Italia, due paesi dell’Europa meridionale in difficoltà, sono tornati a registrare tassi di crescita positivi per la prima volta dallo scoppio della crisi dell’euro. Anche il costo unitario del lavoro è sceso, il che ha permesso a Spagna, Portogallo e Irlanda di registrare un nuovo forte aumento della propria competitività”.

AZIONARIO E OBBLIGAZIONARIO – Nell’ambito delle classi di attività più rischiose, “privilegiamo gli investimenti azionari agli strumenti creditizi (obbligazioni societarie, obbligazioni ad alto rendimento). A seguito della fase di correzione durata diversi mesi, anche le obbligazioni emergenti tornano a esibire un premio al rischio positivo che stimiamo interessante soprattutto nel caso di obbligazioni denominate in valuta forte (euro o dollaro statunitense). I parametri di valutazione fondamentale delle azioni (rapporto prezzo/utili, rapporto prezzo/valore contabile, rendimento del capitale proprio) tracciano un quadro favorevole. L’indice di revisione delle stime degli analisti evidenzia per lo più una tendenza al ribasso, da cui si deduce l’assenza di euforia e dunque di quotazioni eccessive. I rendimenti dei titoli di Stato decennali dei principali Paesi industrializzati non sono particolarmente entusiasmanti (Usa 2,7%, Germania 1,6%, Giappone 0,6%). I rendimenti reali dei titoli sovrani a 10-30 anni sono lievemente positivi”, conclude Quapp, “ma alla luce della fragilità dei bilanci statali non offrono remunerazioni sufficienti agli investitori.

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