Le scelte di Ing IM passo dopo passo

Il fondo ING (L) Invest Global Opportunities di Ing IM, la cui strategia di investimento si focalizza su temi che nel medio-lungo periodo avranno un impatto potenziale significativo sui processi produttivi e i consumi. Ne parla il gestore del fondo, Dirk-Jan Verzuu.

Qual è l’approccio?

La nostra è una gestione attiva che non si parametra a un benchmark di riferimento. Alla base della nostra filosofia di investimento c’è un processo che mira a individuare i temi che avranno impatti strutturali positivi nel medio e lungo periodo. Poi si definiscono aree di investimento più specifiche, i cosiddetti “sotto-temi”, e quindi si passa alla selezione dei singoli titoli. Se alcuni macrotemi possono sembrare evidenti, più complicato è identificare filoni di successo. Specie considerando che l’obiettivo è individuare aree che abbiano un vantaggio competitivo e che siano ancora poco note. E qua entra in gioco anche una minima componente creativa, sempre controbilanciata da valutazioni oggettive, report di analisti ed economisti, studi di ricercatori.

Come selezionate i titoli?
La composizione del portafoglio è il risultato di un processo che, oltre al team di gestione del fondo e ai gestori di altri fondi tematici, coinvolge 24 analisti interni di Ing IM con un focus trasversale su numerosi settori merceologici. Una volta ottenuta una valutazione oggettiva per le singole società, si privilegiano i titoli che crediamo potranno beneficare maggiormente delle nostre idee in termini di temi e sottotemi, seguendo cinque parametri: il contesto macro, la disponibilità, il processo produttivo, la tipologia di prodotto o servizio, la domanda. Nel processo di selezione entra anche una valutazione basata su tre fattori: ambientale, sociale e di governance. Con investimenti di lungo periodo, infatti, bisogna combinare i ritorni potenziali di mercato con la loro sostenibilità.

Guardando al brevemedio periodo, e quindi a investimenti più opportunistici, dove sono le opportunità quest’anno?
Un tema è quello relativo alle dinamiche inflattive in Giappone. Al momento, la competitività è più sul fronte dell’export, grazie allo yen debole, ma i settori che potrebbero beneficiare della domanda domestica sono l’immobiliare e le banche esposte al real estate. Se invece estendiamo lo sguardo, le aree su cui siamo molto positivi sono quelle della tecnologia Led e dei cosiddetti Big Data e Cloud Computing. I Led rappresentano il futuro dell’illuminazione in diversi ambiti, considerando che sono circa l’85% più efficienti delle tradizionali lampadine e che possono garantire risparmi notevoli. Il prezzo, ancora elevato, non deve spaventare perché nell’ambito tecnologico non è una discriminante: aumentano i consumi, migliora il processo produttivo e i costi diminuiscono molto rapidamente. Parlando di Big Data, Cloud e rete, partiamo da un dato di fatto, cioè la crescita incontrollata dei dati. Per un’azienda, in qualsiasi settore merceologico, i dati rappresentano un patrimonio e sono fonte di opportunità, ma la loro gestione richiede nuove soluzioni informatiche. Una quota significativa della spesa IT legata ai Big Data riguarderà i servizi informatici che ne supportano l’utilizzo, il cui costo è 20 volte quello del software. Le competenze in materia sono rare e altamente richieste.

Il ruolo degli emergenti nel vostro portafoglio?

Negli anni recenti, questi mercati hanno segnato il passo, anche a causa di fattori esogeni, ma noi crediamo che abbiano ancora un buon potenziale. L’economia cinese è più debole, ma cresce comunque a ritmi doppi e tripli rispetto a quelle sviluppate. Questi trend sicuramente giocheranno un ruolo nel nostro portafoglio. Ciò detto, manteniamo la nostra posizione e riteniamo sia presto per aumentarla. Ci sono ancora parecchi problemi e squilibri, specie a livello strutturale, che devono essere risolti.

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