Bellingeri (iShares): con gli etf possono guadagnarci tutti

Gli etf, o fondi passivi, sono strumenti relativamente nuovi, anche se ormai sono più di dieci anni che registrano una crescita straordinaria. A raccontare il mercato di prodotti che sempre più stanno incontrando l’interesse degli investitori – e anche di private banker e promotori finanziari – è Emanuele Bellingeri, responsabile per l’Italia di iShares. Secondo il manager, nel giro di un paio d’anni tutte le reti avranno almeno una proposta al riguardo.

Quali sono le prospettive per il corso dell’anno?
Il 2013 ha rappresentato il terzo miglior anno di sempre a livello di raccolta, pari circa a 248 miliardi di dollari, e il migliore in assoluto per quanto riguarda prodotti che replicano indici che investono sui mercati azionari. Si tratta quindi di un fenomeno globale, non solo in termini geografici ma anche di tipologia di investitori che utilizzano appunto gli etf per prendere esposizione sulle diverse asset class. Penso che la ragione principale di questo trend sia riconducibile alla semplicità dello strumento. Riguardo al 2014, il mercato sta registrando un trend positivo, che ci aspettiamo continui.

E le peculiarità del mercato italiano?
Nel 2013 il mercato italiano degli etf nel suo complesso ha registrato, in termini di raccolta netta, il migliore anno di sempre. Per iShares, in Italia, è stato un anno da record, con una quota di mercato relativa agli etf depositati su MonteTitoli che ha raggiunto 53% rispetto al 46% a fine 2012. Nel nostro Paese, secondo l’osservatorio di iShares, la raccolta si è concentrata soprattutto sugli indici azionari dei Paesi sviluppati, confermando il trend che si è verificato a livello mondiale. La raccolta in ambito obbligazionario governativo è invece risultata superiore alla media europea e globale confermando quanto si è verificato anche sui fondi comuni. Questa è la conferma di quanto importante sia la componente fixed income nei portafogli degli investitori del nostro Paese, indipendentemente dai trend di mercato. Un altro aspetto interessante a livello di prodotti è l’inserimento degli etp all’interno di soluzioni assicurative e di risparmio gestito, a conferma della versatilità dello strumento.

Perché questa crescita?
Penso che la ragione principale di questo trend sia riconducibile alla semplicità dello strumento, a cui si aggiungono altre caratteristiche peculiari quali trasparenza, duttilità ed efficienza sul versante dei costi. In Italia, come in gran parte d’Europa, lo sviluppo si è concentrato principalmente attraverso due direttrici: i gestori professionali di portafoglio – i cosiddetti investitori istituzionali – e gli investitori privati. Ad oggi, se consideriamo la totalità delle masse in gestione, la maggior parte delle stesse è riconducibile a società di gestione del risparmio (sgr) e a strutture di private banking che utilizzano gli etf principalmente all’interno di fondi di fondi e gestioni patrimoniali e, recentemente, anche come componenti all’interno di certificati e prodotti assicurativi. Un altro trend che si sta registrando a livello globale riguarda l’interesse e la crescente adozione degli etf anche da parte di altre tipologie d’investitori istituzionali, quali assicurazioni e fondi pensione. Anche se in percentuale inferiore, pure l’investitore può e deve beneficiare delle caratteristiche degli etf, senza trascurare una componente fondamentale nell’attività di costruzione del suo portafoglio, ovvero l’asset allocation. La creazione di portafogli che usano esclusivamente o principalmente etf come sottostanti e gestiti da investitori professionali soddisfa queste esigenze.

Cosa cambierà in Italia?
Anche se il modello distributivo, basato sulle commissioni di retrocessione, non rende gli etf molto appetibili per le reti di distribuzione, un numero sempre maggiore di private banker e pf sta utilizzando questi strumenti. La mia previsione è che nel giro di un paio d’anni tutte le reti avranno almeno una proposta al riguardo. Anche a livello di canali bancari tradizionali, il percorso sembra in discesa. Infatti, essendo gli etf quotati in Borsa, ogni investitore può recarsi presso la sua filiale e chiedere consulenza su questi prodotti e acquistarli direttamente come avviene per le azioni, ed è quello che sta avvenendo.

Quali sono le vostre strategie per promuovere gli etf presso reti di distribuzione, consulenti e retail?
Fintanto che il modello distributivo rimane immutato, è necessario studiare iniziative ad hoc con gli intermediari per favorire la conoscenza degli etf presso gli investitori privati al fine di consentire loro di beneficiare delle caratteristiche di questi strumenti. iShares collabora già con diversi distributori in varie forme. Per siglare partnership, come con Unicredit Private Banking o BancoPosta, è necessario che ci sia unità di intenti, soprattutto a livello di education, e che il distributore non sia restio a menzionare la collaborazione con iShares. Comunque sono in cantiere altre iniziative e sempre più investitori potranno beneficiare delle caratteristiche degli etf. Penso che aggiungere alla propria gamma prodotti anche i fondi iShares possa rappresentare un plus per molti distributori.

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