Bnp Paribas IP, siamo ottimisti sulle prospettive di crescita dell’area dell’euro

STRATEGIA SETTIMANALE – La scorsa settimana la Bce ha indicato chiaramente (per quanto possa esserlo una banca centrale) l’intenzione di intervenire sulla politica monetaria il mese prossimo. In Cina, la banca centrale ha invitato gli istituti di credito a continuare ad erogare i mutui ipotecari al fine di contrastare il rallentamento del mercato immobiliare. Ad ogni modo, le politiche monetarie e i tassi d’interesse bassi rimangono positivi per le azioni e gli attivi ad alto rendimento. Di seguito la strategia settimanale di Bnp Paribas IP, a cura della strategist del gruppo, Laura Tardino.

USA: NON TUTTI I DATI POSSONO ESSERE SEMPRE POSITIVI – L’economia USA sta ripartendo dopo un primo trimestre fiacco, ma ciò non significa che tutti i dati rilevati siano positivi. Le vendite al dettaglio hanno registrato solo un lieve incremento, e probabilmente ciò significa che la ripresa di consumi nel secondo trimestre non sarà impressionante. In ogni caso, non farà molta differenza per l’espansione del PIL nel corso di quest’anno, e i nostri esperti sono ancora scettici sulle possibilità che la crescita nel secondo semestre risulti superiore al potenziale stimato (intorno al 2,5%). Un fattore da considerare più favorevolmente è il costante rafforzamento della fiducia delle piccole imprese, che sono più ottimiste sull’andamento delle condizioni creditizie – in linea con i dati del recente Senior Loan Officers Survey – e dichiarano maggiore disponibilità ad assumere. Gli ultimi dati relativi al bilancio pubblico sono risultati peggiori del previsto, ma questa situazione può evolvere in tempi brevi. In effetti, il deficit è sceso rapidamente negli ultimi anni, grazie al rafforzamento della crescita ma anche agli inasprimenti delle tasse e ai tagli automatici della spesa. Il conseguente calo nelle emissioni di titoli di Stato USA ha contribuito a mantenere i rendimenti obbligazionari bassi, nonostante la riduzione di acquisti di titoli da parte della Federal Reserve. Tuttavia, vi è un’altra ragione a cui ricondurre la performance sorprendentemente robusta delle obbligazioni. Benché sia possibile che la Fed inizi ad innalzare tassi prima del previsto – probabilmente nel secondo trimestre del 2015 – il ritmo dell’inasprimento monetario potrebbe essere più graduale e il livello in cui la politica monetaria è neutra per i mercati finanziari potrebbe rivelarsi inferiore alle attese.

ZONA EURO: UNA RIPRESA CON QUALCHE OSTACOLO
  – Siamo abbastanza ottimisti sulle prospettive di crescita dell’area dell’euro, ma prevedono che la ripresa sarà discontinua. In particolare, negli ultimi tempi i dati relativi all’attività manifatturiera in Germania sono risultati inferiori alle attese. Inoltre, le esportazioni tedesche hanno accusato una brusca flessione in marzo, che ne ha fatto scendere il tasso di crescita annuo quasi a zero (le esportazioni verso la Russia sono crollate a partire dal maggio dell’anno scorso, e questa tendenza al ribasso ha accelerato di recente). Nell’ambito dell’indice ZEW, la componente relativa alle prospettive ha registrato il quinto calo consecutivo, mentre la componente che rileva le attuali condizioni economiche è migliorata. Tuttavia, in parte la flessione dell’indice congiunturale potrebbe essere riconducibile ad un rallentamento fisiologico dopo un primo trimestre molto vivace. Per la Francia, invece, la situazione è diversa. In base alle stime, la crescita del PIL nel primi tre mesi dell’anno dovrebbe attestarsi allo 0,1% (su base trimestrale), dopo avere registrato una crescita dello 0,3% nell’ultimo trimestre e una lieve contrazione nel terzo trimestre del 2013. Inoltre, l’indicatore del clima di fiducia delle imprese elaborato dalla Banque de France ristagna ancora. La crescita sta incontrando delle difficoltà a trovare slancio, e dunque la Francia probabilmente non contribuirà molto all’espansione della zona euro: la disoccupazione dovrebbe rimanere elevata e sarà più difficile per il governo ridurre il deficit di bilancio.

POLITICA MONETARIA: C’È QUALCHE NOVITÀ – Dopo l’ultima riunione del Consiglio direttivo dalla BCE, il presidente Draghi ha dato voce alle preoccupazioni concernenti il vigore dell’euro, dichiarando che i membri del Consiglio concordavano nel ritenere non soddisfacenti le stime sull’andamento futuro dell’inflazione. La BCE attenderà le proiezioni degli esperti dell’Eurosistema su crescita e inflazione, che saranno pronte a giugno, prima di decidere un ulteriore allentamento monetario. A nostro avviso, il mese prossimo la banca centrale taglierà di tassi di riferimento, che probabilmente saranno portati in territorio negativo. Gli acquisti di titoli garantiti da attività (ABS) sono più probabili in autunno, dopo la verifica che la BCE condurrà sui bilanci delle banche. Numerosi economisti prevedono che la banca centrale del Giappone interverrà in luglio, ma a nostro avviso questa stima è prematura. È probabile, invece, che la Banca del Giappone attenda di raccogliere i dati necessari per valutare gli effetti sui consumi del recente inasprimento dell’IVA. Qualora l’inflazione dovesse risultare inferiore alle sue stime relativamente ottimistiche, l’autorità monetaria potrebbe intervenire in tempi più rapidi, ma questo scenario potrebbe richiedere qualche tempo prima di concretizzarsi. Il recente crollo dell’inflazione potrebbe consentire alla Cina di allentare la politica monetaria, tuttavia una decisione in tal senso pare poco probabile, dato che le autorità di Pechino stanno tentando di frenare il credito. Tuttavia la banca centrale ha chiesto agli istituti di credito di dare priorità ai prestiti per l’acquisto della prima casa, di tagliare gli interessi sui muti ipotecari e di accelerarne le procedure di concessione. I dati del settore immobiliare potrebbero rivelarsi peggiori del previsto, ma è positivo che le autorità tengano sotto controllo la situazione. Al momento, pare che la banca centrale cinese stia tentando di allentare la politica monetaria attraverso interventi indiretti. Intanto, sempre in Cina, gli investimenti in beni strumentali hanno accusato un’ulteriore frenata, ma registrano ritmi di crescita molto superiori rispetto alle vendite al dettaglio o alla produzione industriale. Pertanto, pare che il riequilibro dell’economia proceda solo molto gradualmente. Il calo dei prezzi alla produzione può essere attribuito ad un eccesso di capacità produttiva, ma anche al calo dei prezzi delle materie prime. Tra gli altri dati relativi ai paesi emergenti, spicca l’incoraggiante miglioramento della crescita delle esportazioni dell’India. Tuttavia, la crescita della produzione industriale in Brasile è nuovamente crollata sotto quota zero su base annua. Le esportazioni della Russia hanno recuperato parte del terreno perduto nella prima parte dell’anno, ma continuano a seguire l’andamento stanzialmente stabile che le caratterizza dai primi mesi del 2011

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