Balls (Pimco): l’economia europea è stabile, ma è anche solida?

ANDREW BALLSAndrew Balls, deputy chief investment officer di Pimco e responsabile della gestione dei portafogli europei, delinea le prospettive di lungo periodo del gruppo per l’area europea, considerando come le modeste tendenze di crescita e inflazione e le reazioni di politica economica potrebbero plasmare il futuro della regione nei prossimi tre-cinque anni.

Quali sono le previsioni di lungo periodo di Pimco per l’Europa?
Balls: Le nostre prospettive globali di lungo periodo sono imperniate su una Nuova neutralità dei tassi ufficiali delle banche centrali, prima tra tutte la Federal Reserve (Fed) statunitense, che nei prossimi tre-cinque anni dovrebbe mantenere il proprio tasso di riferimento prossimo allo 0% in termini reali, ossia corretti per l’inflazione. Anche i tassi ufficiali della Banca centrale europea (BCE) e della Bank of England (BoE) dovrebbero rimanere molto bassi nell’orizzonte di lungo periodo, a causa di fattori quali l’indebitamento elevato, le tendenze demografiche, l’inasprimento fiscale, le condizioni di credito più restrittive e, nel caso dell’eurozona, gli strascichi della crisi del debito sovrano. Queste previsioni hanno implicazioni molto vaste per i mercati europei. Ci attendiamo un proseguimento del processo di normalizzazione dei mercati dell’area euro. Nei prossimi tre-cinque anni riteniamo che l’eurozona dovrebbe crescere a un tasso reale dell’1-1,5%, prossimo al livello tendenziale dell’1,25% circa, ma non escludiamo la possibilità di una fase di espansione superiore al trend dato il miglioramento delle condizioni finanziarie. Ciò equivale a un tasso di crescita nominale del 3% circa, che, pur non essendo particolarmente elevato, dovrebbe bastare per preservare la stabilità complessiva e consentire probabilmente una riduzione molto graduale dei livelli del debito pubblico. Questo scenario di base di lungo periodo non è certamente immune da rischi estremi, ma a nostro avviso l’eurozona offre un’ampia gamma di opportunità agli investitori europei e globali, sia che adottino un approccio top-down basato sul contesto macro, sia che operino una selezione dei titoli di tipo bottom-up lungo tutta la struttura del capitale.

Può parlarci delle dinamiche di crescita a livello dei singoli paesi?
Balls: Si prospetta a nostro avviso un panorama di crescita differenziato per l’eurozona. La Germania dovrà affrontare meno ostacoli strutturali dei suoi partner dell’area euro e, beneficiando di un contesto di tassi contenuti, registrerà probabilmente l’espansione più sostenuta, in linea con l’attuale tendenza. La Francia e soprattutto l’Italia continueranno a segnare il passo rispetto alla Germania, data l’assenza di reali riforme strutturali in grado di innalzare i tassi di crescita potenziali. L’economia spagnola dovrebbe invece beneficiare delle riforme strutturali malgrado il proseguimento del processo di deleveraging. Nel Regno Unito ci attendiamo una crescita economica reale del 2-2,5% circa, prossima al tasso potenziale, è un’inflazione non distante dall’obiettivo della BoE. Tuttavia, gli alti livelli d’indebitamento e l’inasprimento fiscale porranno un freno all’espansione. Questi sviluppi rappresentano un’evoluzione nell’ambito della Nuova normalità, il quadro d’analisi di lungo periodo che utilizziamo dal 2009. Nonostante la significativa ripresa seguita alla crisi finanziaria mondiale, la prossima fase della Nuova normalità sarà probabilmente contrassegnata da un ritorno a tassi di crescita tendenziale modesti nel lungo termine.

Cosa vi aspettate dalla BCE nell’orizzonte di lungo periodo?
Balls: A breve termine, la BCE dovrebbe ridurre il tasso di riferimento quasi allo 0% e spingere quello sui depositi in territorio negativo. È inoltre probabile che l’Istituto di Francoforte attui ulteriori operazioni di rifinanziamento a lungo termine (LTRO), che potrebbero essere collegate a un aumento del credito bancario nei confronti delle piccole e medie imprese. Anche la BoE dovrebbe mantenere i tassi ufficiali a livelli contenuti e prossimi allo 0% in termini reali. Il principale punto interrogativo è se, dopo la Fed, la BoE e la Bank of Japan, anche la BCE lancerà un programma di quantitative easing (QE), date le difficoltà macroeconomiche e il rischio molto concreto di deflazione nell’eurozona. L’inflazione complessiva della regione si attesta da oltre sei mesi al di sotto dell’1%, e i mercati e la stessa BCE prevedono a medio termine una crescita dei prezzi ben inferiore al target del 2%. Nello scenario di riferimento di PIMCO per i prossimi tre-cinque anni l’inflazione si collocherà su valori medi dell’1,5% circa, sebbene ravvisiamo rischi di ribasso. La stabilizzazione dei mercati finanziari dell’eurozona sembra aver reso meno controversa la questione del QE (acquisti di asset del settore pubblico e privato) in Europa. Le autorità monetarie europee auspicano chiaramente un’accelerazione della crescita dei prezzi, nella speranza di evitare il QE, ma secondo le nostre previsioni vi è una probabilità superiore al 50% che le prospettive di inflazione a medio termine costringano la BCE ad adottare l’approccio esposto dal presidente Mario Draghi durante la conferenza stampa dell’8 maggio.

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