Bnp Paribas IP, la Bce rischia di deludere i mercati

MERCATI TRANQUILLI – Questa settimana i mercati finanziari si sono focalizzati su due eventi: la riunione del Consiglio direttivo della Bce – legata alle forti attese di misure espansive – e la pubblicazione del rapporto sul mercato del lavoro USA – prevista per venerdì – che dovrebbe dare indicazioni più chiare sulla sostenibilità della crescita (ma fornisce anche indicazioni importanti per la politica monetaria della Federal Reserve). In attesa di segnali chiari, spiega Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas Investment Partners, i mercati sono dunque tranquilli.

ALLOCAZIONE DEGLI ATTIVI: SOVRAPPESO NEL DEBITO EMERGENTE IN VALUTA LOCALE  – A partire dal mese di febbraio, le obbligazioni dei paesi emergenti in valuta locale hanno tenuto abbastanza bene. Gli spread si sono ridotti – in particolare rispetto ai titoli USA – e i rendimenti sono scesi in misura ancora maggiore (al traino del ribasso registrato dal rendimento decennale USA). Abbiamo ripristinato la posizione sovrappesata in questo segmento del mercato, in particolare per sfruttare il carry, che riteniamo interessante. Il rendimento del debito in valuta locale è superiore di oltre 100 punti base a quello dei titoli denominati in USD. Abbiamo coperto il rischio di un rialzo generalizzato dei rendimenti attraverso una posizione ribassista (short) sui Treasury USA a scadenza quinquennale. Gli altri fattori che ci hanno indotto ad assumere questa posizione sovrappesata sono: l’abbondante liquidità sui mercati internazionali, il calo della volatilità sui mercati valutari e l’attenuarsi delle tensioni geopolitiche. Inoltre, abbiamo liquidato il sovrappeso nel settore immobiliare europeo e realizzato i profitti maturati dopo l’ottima performance di questa classe di attivo, sebbene pensiamo ancora che i fondamentali del settore siano in miglioramento. Al momento deteniamo una ponderazione neutra nel settore immobiliare sia a livello globale che nelle singole aree geografiche.

USA: UN SECONDO TRIMESTRE VIVACE? – L’ultima rilevazione dell’indice ISM manifatturiero ha mostrato un rialzo, in linea con le attese, grazie ad un miglioramento delle componenti relative alla produzione ed ai nuovi ordinativi. Invece, le intenzioni dichiarate dalle società di effettuare nuove assunzioni sono diminuite ed anche gli ordinativi dall’estero hanno registrato un lieve calo. Ai livelli attuali, i dati stanno confermando un rilancio dell’espansione del PIL, ma segnalano anche che si tratta solo di una crescita discreta. I consumi potrebbero migliorare dopo le recenti incertezze e tornare sulla media registrata dalla fine della recessione, ma anche in questo caso sarebbe difficile che nel secondo trimestre il PIL possa toccare una crescita del 4% su base annua. La recente ripresa delle vendite di autovetture e della ricostituzione delle scorte di magazzino potrebbe offrire un contributo positivo.

PMI GLOBALI: SCARSI MIGLIORAMENTI – L’indice PMI manifatturiero globale ponderato per il PIL – elaborato dai nostri esperti – ha fatto segnare un lieve incremento, ma il livello attuale non è significativamente più elevato rispetto a quello registrato dall’inizio dell’anno. In gran parte dei paesi europei – ad eccezione di Olanda e Spagna – gli indici PMI sono scesi e nei paesi emergenti il miglioramento è riconducibile per lo più alla Cina. Nel complesso, l’ultima tornata di dati rilevati dalle indagini PMI suggerisce che la crescita rimarrà su livelli modesti. Non vi sono ancora segnali di un miglioramento generalizzato delle economie emergenti.

ZONA EURO: INFLAZIONE BASSA E INTERVENTI DELLA BCE – L’inflazione complessiva nell’area dell’euro è scesa ai livelli registrati nel 2009 – nel corso della recessione – ma all’epoca i prezzi erano frenati dal calo del costo dell’energia. Pare chiaro che al momento non vi è alcuna pressione sui prezzi nell’area euro. Il tasso di disoccupazione è ancora troppo elevato per innsescare aumenti salariali e nel migliore dei casi, potrebbero attenuarsi le spinte al ribasso sulle retribuzioni. Il costo del denaro ritocca il suo minimo storico, con la Bce che taglia il tasso di riferimento allo 0,15%. Inoltre è stato modificato il tasso sui depositi, andando per la prima volta in negativo, -0,10%. A nostro avviso, questi provvedimenti sono già stati scontati dai mercati, ed anche ulteriori misure – come una tornata di allentamento quantitativo – sono già state integrate nelle quotazioni. Le altre opzioni sono il blocco della sterilizzazione degli acquisti effettuati in passato nell’ambito del programma SMP – che immetterebbe denaro fresco nel sistema bancario – o l’acquisto di obbligazioni societarie o di titoli garantiti da attività (ABS). Tuttavia, pare probabile che tali acquisti ammonterebbero ad importi modesti. A questo punto, il rischio che le attese dei mercati vengano deluse dalla Bce pare maggiore rispetto alle probabilità di una sorpresa positiva.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: