L’INDAGINE – I giovani di oggi guardano con sospetto alle società finanziarie e non si interessano di pensioni integrative e investimenti. E questo nonostante debbano risparmiare molto più di quanto non abbiano fatto i loro genitori, e per un più lungo periodo di tempo, complici l’aumento delle aspettative di vita e l’erosione delle pensioni pubbliche.
I RISULTATI – E’ quanto emerge da uno studio condotto da Bny Mellon e da un team di studenti della Saïd Business School dell’Università di Oxford su 1.178 giovani nati dopo il 1980, la cosiddetta generazione millenial, allo scopo di indagare sulle priorità dei risparmiatori, sull’attitudine verso la previdenza complementare, e sulle aspettative verso le istituzioni finanziarie. Ebbene: un intervistato su due (il 49%) dichiara di non sapere bene come funzionino le pensioni, mentre le fonti preferite di consigli in ambito finanziario restano, per il 52% dei giovani, i genitori: più del doppio di chi, invece, chiede informazioni alla propria banca (il 24%). Inoltre Facebook e Twitter non sono considerati come un canale efficace per instaurare relazioni dirette: meno dell’1% del campione vorrebbe essere contattato dalle società di servizi finanziari attraverso i social media.
SERVONO NUOVI SFORZI COMUNICATIVI – “Mi colpisce il fatto che i millennial ritengano normale essere contattati da marchi di largo consumo attraverso i social media, ma non vogliano che le società di servizi finanziari facciano la stessa cosa”, ha commentato Shayantan Rahman, responsabile della ricerca e studente di Economia e Management presso la Saïd Business School. “Molti giovani intervistati ci hanno detto che gli assicuratori che provano a contattarli tramite Facebook e simili sembrano ‘sciocchi, ipocriti e fastidiosi’”. Insomma, le tecniche utilizzate dagli assicuratori per coinvolgere i baby-boomer non sembrano funzionare con i millennial, e saranno necessari nuovi sforzi comunicativi per trovare dei canali efficaci.