Bnp Paribas IP: ecco come beneficeremo del “no” scozzese all’indipendenza

I MERCATI HANNO TREMATO – Per molto tempo la questione è rimasta fuori dai radar degli investitori. Ma all’avvicinarsi del referendum sull’indipendenza della Scozia i mercati hanno iniziato ad agitarsi: non solo nel Regno Unito, ma anche altrove, per esempio in Spagna dove bond e equity hanno registrato decisi deflussi in scia ai timori sull’impatto che una eventualevittoria del “sì” avrebbe avuto dsuelle ambizioni indipendentiste della Catalogna.

IL 55% HA VOTATO NO ALL’INDIPENDENZA – In ogni caso, ricorda Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas Investment Partners, alla fine gli scozzesi hanno scelto di rimanere nel Regno Unito. Con un’affluenza al voto record, pari all’85% dell’elettorato, il “no” all’indipendenza ha vinto con il 55% delle preferenze, con un distacco rispetto ai “sì” (45%) maggiore di quanto molti analisti avessero previsto. Prevedibilmente, i mercati ne hanno beneficiato. La sterlina britannica è salita sia rispetto sull’euro sia sul dollaro, così come sono saliti i futures azionari britannici e i rendimenti dei bond britannici. Al di fuori del Regno Unito, gli spread dei bond governativi degli Stati periferici dell’eurozona sono scesi, soprattutto in Spagna, Italia e Portogallo.

L’EQUITY BRITANNICO PIACE DI PIU’ – Il team di ricerca sulle soluzioni multi-asset di Bnp Paribas IP, ha spiegato Tardino, si è posizionato sulla Scozia puntando sulla permanenza all’interno dell’Unione. “Abbiamo chiuso la nostra posizione lunga sull’equity europeo rispetto a quello inglese perché ci aspettiamo che le azioni del Regno Unito sovraperformeranno quelle della zona euro in un rally di sollievo dopo il “no” all’indipendenza. La ratio alla base della posizione long sull’equity europeo era tra l’altro già stata minata dall’indebolirsi dell’outlook economico del Vecchio Continente”, ha continuato Tardino.  “Ci siamo resi conto che l’outlook negativo per la sterlina era diventato troppo forte, soprattutto alla luce dell’allineamento con il ciclo dei tassi Usa. Inoltre, gli investitori hanno comprato protezione contro un voto favorevole all’indipendenza scozzese e una conseguente caduta della moneta britannica. Noi abbiamo beneficiato della nostra view diversa da quella prevalente sui mercati e abbiamo vendito protezione sulla sterlina contro il dollaro”.

FEBBRE INDIPENDENTISTA SOTTO CONTROLLO
– Ora la questione scozzese è sostanzialmente risolta, ha concluso l’esperta di Bnp Paribas IP, anche se ci saranno ulteriori dibattiti sull’eventuale concessione di maggiori autonomie alla Scozia all’interno dell’Unione che però non dovrebbero avere ripercussioni sui mercati finanziari. Forse l’impatto più diretto, ha osservato, si avrà aulle aspettative di un rialzo dei tadssi di interesse nel Regno Unito: con l’indipendenza ormai fuori dall’agenda, un rialzo quest’anno o l’anno prossimo sembra probabile, con un conseguente  aumento dei rendimenti dei bond governativi britannici. “Molte altre regioni semi-autonome d’Europa hanno seguito con interesse la questione scozzese, ma noi riteniamo che per il momento la febbre indipendentista all’interno del Vecchio Continente dovrebbe essere tornata sotto controllo”.

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