Born (Allianz GI): l’Europa offre buone opportunità anche se non c’è crescita

MATTHIAS BORN – Il vero problema per il settore degli investimenti in Europa non è l’ebola né la crisi in Ucraina, né tanto meno il quantitative easing – che pur hanno un loro impatto sul mercato: il vero problema è che manca la crescita. Lo ha spiegato a BLUERATING Matthias Born (nella foto), senior portfolio manager dell’Allianz Europe Equity Growth Select di Allianz Global Investors, un fondo che punta a investire nella crescita strutturale in ogni fase di mercato con un puro approccio bottom-up stock picking.

Born, perché l’Europa non sta crescendo?
“Negli ultimi anni le attese di un ritorno alla crescita sono state deluse e ci sono una serie di ragioni per questo. Abbiamo un costo del denaro basso, ma questo non basta a guarire l’economia. Quello che manca in Europa sono fondamentalmente tre fattori. Per cominciare mancano gli investimenti da parte delle imprese: le compagnie hanno molta liquidità nelle loro casse, ma non la investono perché non sono sicure della situazione della domanda in Europa e non hanno abbastanza fiducia nei loro governi. In secondo luogo mancano gli investimenti da parte del governo, in parte anche a causa dell’austerity, anche se alcuni Paesi, come la Germania, hanno più potenziale di spesa, quindi su questo fronte c’è una certa flessibilità. Infine, alcuni Paesi hanno già avviato delle riforme, ma non è abbastanza. Tutti questi fattori sono importanti per avere tassi di crescita migliori in Europa. Attualmente nel Vecchio Continente il denaro costa poco: i tassi di interesse sono bassi e questo è positivo, ma non basta a innescare gli investimenti. Sul fronte delle imprese per esempio, ci sono dei problemi sul lato dell’offerta: penso alle banche per esempio, che non stanno erogando più: è questione di domanda e di fiducia nello sviluppo futuro. La crescita ferma ha causato volatilità sui mercati e alcuni Paesi in Europa non hanno ancora recuperato, per esempio in Italia il Pil è ancora negativo su base trimestrale”. Per questo motivo il fondo ha scelto un approccio da stock picker, ha continuato Born: “bisogna guardare alle aree e alle singole società dove c’è ancora crescita e ci sono opportunità isolate. L’incertezza aiuta in generale gli approcci basati sulla qualità”.

Quali sono i settori più promettenti?
“In generale se guardiamo ai nostri fondi i settori più rappresentati sono quello dei consumi, degli industriali, della tecnologia e della sanità. Credo che in ogni settore i siano compagnie di qualità, ma in alcuni è più facile trovarle o ci sono più fattori di supporto. Noi in generale guardiamo su un orizzonte temporale di lungo periodo (3-4 anni) a compagnie con una crescita stabile e con elevati ritorni sugli investimenti, è questa la nostra misura di qualità, e ci siamo accorti che molte delle compagnie che rispondono a questi requisiti operano nei settori che ho menzionato. Invece non abbiamo tlc, compagnie petrolifere e praticamente nessuna banca. Il settore bancario in molte aree è infatti ancora in difficoltà in termini di crescita, con l’elevata regolamentazione del settore che pone ulteriore pressione sui margini. In generale comunque ritengo che sia ancora interessante investire in Europa, perché si possono trovare ancora buone compagnie che possono dare buoni tassi di crescita, ma la domanda è: dove sono? Per questo si va verso lo stock picking.

Ci faccia qualche esempio di titoli “di qualità” presenti in portafoglio…
Tra le compagnie di qualità citerei per esempio Hugo Boss, una società tedesca attiva nel settore dell’abbigliamento. Sta ancora crescendo più dei competitor, in primo luogo perché il suo brand in molti mercati non ha ancora raggiunto un livello di penetrazione al pari di altri big del settore, quindi ha ancora molto margine per espandersi e crescere in futuro. Inoltre il settore womenswear ha iniziato a diventare importante solo negli ultimi anni (conta per l’1% sul totale) e cresce ogni anno a doppia cifra. Inoltre ha potere di prezzo, perché è ancora su livelli più bassi rispetto ai competitor, quindi ha spazio per aumentarli. Poi c’è Novo Nordisk, una multinazionale danese che opera nel settore farmaceutico ed è specializzata in particolare nella cura del diabete: è una società molto focalizzata e innovativa, che mostra anche in questo caso una crescita migliore rispetto ai peer.

Cosa ci può dire del mercato italiano?

Noi non facciamo analisi Paese per Paese perché siamo stock picker, ma in Italia le aziende non spendono abbastanza e i consumatori sono ancora incerti a causa della disoccupazione e dell’outlook che non migliora, quindi l’ambiente è decisamente difficile. Detto questo, ci sono anche compagnie interessanti, anche se ad oggi non siamo molto esposti. Per esempio nel settore del lusso – citerei Tod’s o Prada – nei consumi o fra le industrie, mid cap. Non vediamo invece qualità in nessuna utility e nessuna banca, né in generale né in Italia.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!