Bnp Paribas IP, il Giappone finisce in primo piano

SCENARIO – Una delle sorprese di quest’anno è stata rappresentata dagli effetti modesti delle tensioni geopolitiche sui mercati finanziari, osserva Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas IP, nella strategia settimanale diffusa dal gruppo. Infatti, a dispetto delle turbolenze in Medio Oriente, i prezzi del greggio sono crollati e il deterioramento della situazione in Ucraina sinora non ha avuto effetti rilevanti. Invece, il Giappone è finito in primo piano questa settimana: la pubblicazione di dati di crescita deboli ha avuto immediate conseguenze politiche con l’annuncio di elezioni anticipate.

GIAPPONE IN PRIMO PIANO –
Le stime relative alla crescita del PIL nel terzo trimestre erano modeste, ma l’esito reale è stato comunque inferiore alle attese. L’economia nipponica è nuovamente scivolata in recessione, inducendo il primo ministro Abe a convocare le elezioni per blindare la sua maggioranza in parlamento con un nuovo mandato, guadagnando tempo per realizzare le riforme. È assolutamente necessario un rilancio dei provvedimenti adottati nel quadro della cosiddetta Abenomics (l’insieme di misure economiche espansive volute da Abe) per ritrovare l’ottimismo innescato dalle politiche del primo ministro. Oltre a convocare nuove elezioni, Abe ha rinviato anche il secondo aumento dell’IVA, in programma per l’ottobre dell’anno prossimo, di altri 18 mesi. Questo rinvio – assieme al deprezzamento dello  yen (sceso ai minimi degli ultimi sette anni) ed al ribasso del greggio – dovrebbe favorire la crescita, ma rimaniamo ancora cauti.  Infatti, uno yen più debole comporta anche un aumento del prezzo delle importazioni e il governo potrebbe dover trovare altri strumenti per risanare il deficit di bilancio. Inoltre, bisogna rilevare che un eventuale rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato al momento viene limitato dagli acquisti della banca centrale.

ASSET ALLOCATION:

POSIZIONI CORE – Deteniamo una posizione sovrappesata nel mercato azionario internazionale. Riteniamo che il ciclo economico a livello globale sia negativo, tuttavia le politiche monetarie e l’andamento degli utili societari rappresentano dei fattori favorevoli. Inoltre, gli scarsi aumenti salariali negli USA hanno un risvolto positivo poiché consentono di sostenere i margini di profitto. Resta invariato il sovrappeso nelle large-cap europee rispetto alle small-cap, poiché riteniamo che i titoli delle piccole imprese abbiano valutazioni elevate. Non muta nemmeno la posizione sovrappesata nelle obbligazioni societarie europee sia high-yield (lieve) che investment-grade, che nelle ultime settimane hanno beneficiato del ribasso generalizzato dei rendimenti e della contrazione degli spread favorita da una maggiore propensione al rischio. Infine, deteniamo posizioni neutre in termini di duration sui titoli obbligazionari di USA e Germania e nelle seguenti classi di attivo: immobiliare globale, titoli convertibili, materie prime e liquidità.

POSIZIONI FLESSIBILI MULTI-ASSET
– Deteniamo una posizione sovrappesata nel settore delle imprese edili USA: infatti, le imprese di costruzione presentano multipli interessanti, hanno ancora ordinativi abbondanti e i profitti dovrebbero continuare a crescere a ritmi discreti.

TITOLI DI STATO –
La scorsa settimana, abbiamo assunto una posizione lunga sui Treasury decennali USA rispetto ai titoli biennali, poiché qualora le attese di mercato si orientassero su un ulteriore appiattimento della curva (come prevediamo), i rendimenti biennali salirebbero in misura maggiore rispetto a quelli a dieci anni. Al contrario, deteniamo una posizione sovrappesata sui titoli di Stato a tre anni dell’Australia rispetto a quelli decennali. La Reserve Bank of Australia prevede un rallentamento della crescita e un’inflazione al di sotto dell’obiettivo fissato per l’anno prossimo. La banca centrale australiana prevede pure condizioni mediocri sul mercato del lavoro, con una scarsa crescita dei salari e un ristagno della disoccupazione, e dunque le attese di un taglio dei tassi di riferimento in prospettiva potrebbero favorire un’inclinazione della curva dei rendimenti. Inoltre, deteniamo una posizione sovrappesata nel debito del Messico (in USD) rispetto ai Treasury decennali e, per quanto riguarda il mercato valutario, manteniamo una posizione lunga sul peso messicano rispetto a sterlina, dollaro australiano e dollaro neozelandese (con la stessa ponderazione) e una posizione lunga sul dollaro canadese (che riteniamo sottovalutato) rispetto al dollaro della Nuova Zelanda.

CORPORATE BOND
– Resta invariata la posizione lunga nelle obbligazioni societarie investment-grade europee rispetto ai titoli analoghi USA, poiché la politica monetaria potrebbe indurre gli investitori ad effettuare una rotazione degli impieghi verso le obbligazioni societarie, e manteniamo anche la posizione lunga sui titoli di Stato della Norvegia rispetto ai contratti future Bund. Infine, per quanto riguarda le obbligazioni, prevediamo che gli spread si contrarranno sia per fattori legati ai fondamentali che per fattori ciclici.

CONTRATTI SWAP E MATERIE PRIME –
Sempre negli Stati Uniti, dal mese di aprile manteniamo una posizione lunga nei contratti swap sull’inflazione a 5 anni. Abbiamo poi adottato una posizione sovrappesata nel settore immobiliare tedesco rispetto a quello USA, poiché riteniamo che possa trarre beneficio dall’attuale orientamento della politica monetaria che è più favorevole in Germania. Infine, per quanto riguarda le materie prime manteniamo una posizione lunga sul greggio a fronte di una pozione ribassista sui metalli industriali. A nostro parere i prezzi del greggio dovrebbero recuperare, mentre le prospettive per i metalli industriali sono negative soprattutto a causa di un’offerta eccessiva e una domanda insufficiente.

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