Bnp Paribas IP, restiamo neutri sull’equity in attesa di una soluzione alla crisi greca

OCCHI SULLA GRECIA – I timori per la crisi greca hanno pesato sui mercati questa settimana, poiché lo stallo delle trattative tra i creditori e l’indebitatissimo governo di Atene ha innescato altissime tensioni sui titoli ellenici. Pare chiaro, commenta Joost Van Leenders, chief economist multi asset solutions di Bnp Paribas IP, che i lunghi negoziati per evitare l’imminente insolvenza sono a un punto morto. “A nostro parere, sino a che le pressioni sui mercati finanziari resteranno limitate è probabile che non vi saranno progressi prima delle scadenze dei rimborsi dovuti dal governo greco.  Tuttavia, anche la data di tali scadenze è tutt’altro che certa: potrebbe essere fine giugno, quando la Grecia deve rimborsare un prestito all’FMI, ma il governo potrebbe sfruttare il periodo di grazia di 30 giorni prima di essere dichiarato insolvente. Oppure, la resa dei conti potrebbe slittare anche fino a metà luglio, quando la Grecia dovrà rimborsare la Bce. Tenendo conto di tutte queste incognite, a nostro avviso i mercati resteranno instabili”.

POSIZIONI CORE – “In questo periodo, la distribuzione degli investimenti è condizionata dalla situazione in Grecia. Sino a quando le tensioni sui mercati finanziari restano gestibili, è probabile che l’attuale muro contro muro tra Atene e i debitori si protrarrà, tuttavia il contagio limitato agli altri mercati finanziari sta indebolendo il potere negoziale della Grecia. Tutte le soluzioni sono ancora possibili: un compromesso tra Atene e i creditori, un default con la permanenza della Grecia nell’eurozona, o l’uscita dall’area dell’euro e la permanenza nell’UE. Le turbolenze riconducibili allo stallo dei negoziati sono destinate a continuare e dunque abbiamo riesaminato l’esposizione al rischio, riportando in posizione neutra la ponderazione nel comparto azionario. Inoltre, per proteggere la distribuzione degli attivi da nuovi rischi di ribasso, abbiamo adottato una posizione lunga in termini di duration sui titoli di Stato dell’area dell’euro, ritenendo che la recente ondata di vendite fosse eccessiva. Naturalmente, in base ai fondamentali di mercato i rendimenti obbligazionari dovrebbero salire, ma non è escluso che possano scendere in un primo tempo.  “Per il momento, dunque, manteniamo una posizione neutra nel comparto azionario. Nutriamo maggior fiducia di un miglioramento dell’economia nell’area dell’euro, ma riteniamo che sia ancora troppo presto per mettersi a caccia di buone opportunità sul mercato. Inoltre, resta invariata la sovraesposizione nei paesi emergenti asiatici rispetto all’indice complessivo degli altri mercati in via di sviluppo. L’esposizione verso gli attivi a maggior rischio, è rappresentata in particolare dal sovrappeso nel comparto delle obbligazioni high-yield europee, mentre le altre posizioni sovrappesate – nel segmento delle small-cap europee rispetto alle large-cap e nelle obbligazioni societarie high-yield USA rispetto alle materie prime – contribuiscono in misura minore all’esposizione complessiva al rischio e, per il momento, siamo in attesa di opportunità favorevoli per aumentarla. Il settore immobiliare quotato presenta buoni fondamentali – dividendi elevati, fattori di offerta interessanti e costi di finanziamento bassi per le società del comparto – ma al momento è in forte rialzo. Infine, nel comparto valutario deteniamo una posizione corta in euro rispetto al dollaro”.

POSIZIONI FLESSIBILI MULTI ASSET – “Deteniamo posizioni sovrappesate nei settori dei beni di consumo discrezionali e dell’informatica negli Stati Uniti, che dovrebbero beneficiare del miglioramento della spesa in consumi. Resta invariato il sovrappeso nel debito senior investment-grade del settore finanziario europeo e non muta la valutazione positiva per le obbligazioni societarie del Giappone. Infine, negli Stati Uniti manteniamo una posizione lunga nei contratti swap sull’inflazione a 5 anni e, nel comparto valutario, posizioni lunghe sul deprezzato peso messicano rispetto alla robusta sterlina britannica e sul dollaro rispetto franco svizzero (a nostro avviso sopravvalutato)”.

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