DOVE ANDREMO A FINIRE – Apparentemente, la decisione presa dal primo ministro Tsipras di abbandonare i negoziati e di indire un referendum è in gran parte riconducibile a ragioni di politica interna, considerata la minaccia di spaccatura all’interno del partito Syriza su quanto il governo greco ha già concesso ai creditori. In secondo luogo, pur avendo ufficialmente ritirato la loro offerta, le Istituzioni hanno anche iniziato a cercare di influenzare gli elettori greci sulla votazione da esprimere nel referendum. Ciò dimostra chiaramente la volontà delle Istituzioni di mantenersi aperte a nuove possibilità di negoziati, sia con l’attuale governo che con un’eventuale nuova leadership, che dovesse affermarsi dopo una vittoria dei “Sì” domenica prossima. In caso di un esito più inquietante, che sancisca la vittoria dei “No”, non si ha alcuna chiara indicazione circa la reazione dei creditori. La situazione attuale resta molto mutevole, ed è estremamente difficile valutare l’evoluzione di scenari futuri. Considerati i recenti sondaggi in Grecia e una prima interpretazione del contesto speculativo sui mercati, in questa fase è probabile che il referendum greco sancisca la vittoria dei “Sì”, cosa che dopo il prossimo fine settimana confermerebbe in teoria la volontà della Grecia di raggiungere un accordo con i creditori. Non è chiaro se ciò possa avvenire tramite un cambiamento di atteggiamento da parte dell’attuale governo, o con l’insediamento di un nuovo governo, anche se in un simile scenario la seconda ipotesi resta più probabile della prima. Lo scrive Valentijn van Nieuwenhuijzen, head of multi-asset presso NN INvestment Partners, commentando la situazione greca.
AZIONI DA VALUTARE – I mercati finanziari hanno reagito negativamente, tuttavia il panico non è giustificato. Dopo un’apertura inizialmente debole, con l’indice Eurostoxx 50 in calo del 5%, il mercato ha iniziato lentamente a recuperare. I medesimi trend sono riscontrabili sul mercato obbligazionario, dove la contrazione dello spread dei paesi periferici si limita a circa 30pb. L’euro ha anch’esso recuperato rispetto ai ribassi registrati nei confronti del dollaro. Ciò dimostra che gli investitori sono convinti che si possa ancora trovare una soluzione fattibile evitando l’uscita della Grecia dall’euro, ma anche che il contesto di politica monetaria (quantitative easing della Bce, Omt, prestiti ponte, eccetera) e quello relativo ai fondamentali sono abbastanza solidi per affrontare l’attuale situazione della Grecia. In sintesi, i mercati hanno invertito la tendenza rispetto ai rialzi della scorsa settimana, ma non più di tanto. Le prospettive dei fondamentali sulla stabilità finanziaria in Europa, la ripresa della crescita globale e la probabilità di un accordo con la Grecia, che garantirebbe la permanenza di questo paese nell’eurozona (a seguito di una vittoria dei “Sì”), restano in gran parte invariati. Allo stesso tempo, l’incertezza politica e quella relativa alle politiche monetarie sono aumentate nel breve termine, così come la probabilità di un’uscita della Grecia dall’euro (pur restando al di sotto del 50% in questa fase). Ciò significa che ci si deve aspettare una forte volatilità giornaliera e settimanale sui mercati azionari e obbligazionari, ma non fornisce una chiara indicazione dell’orientamento dei mercati in vista del referendum greco. Considerato che l’incertezza si protrarrà per almeno un’altra settimana, e che i mercati non hanno ancora registrato ribassi tali da offrire punti di ingresso interessanti, stiamo valutando un ridimensionamento tattico dell’esposizione azionaria attiva e del rischio obbligazionario. Inutile dire che continueremo a monitorare la situazione molto attentamente, restando pronti ad intervenire in caso di ulteriori imprevisti.