Gli esperti di Natixis Global AM: Europa risale, occhio alla Fed

LE INCERTEZZE SUI MERCATI – Il rafforzamento del dollaro, il rallentamento della crescita cinese, le dinamiche dei tassi di interesse e dei prezzi del petrolio, per non parlare del riacuirsi della crisi in Grecia, hanno alimentato le incertezze sui mercati finanziari nella prima metà del 2015. Quali potrebbero essere le maggiori opportunità e i maggiori ostacoli nella seconda parte dell’anno? Gli esperti degli investimenti di Natixis Global Asset Management condividono il loro punto di vista sui mercati di oggi. “Come sottolineano i nostri esperti, lo scenario macroeconomico globale presenta diversi fattori di incertezza che potrebbero generare volatilità sui mercati”, sottolinea Antonio Bottillo (nella foto), executive managing director per l’Italia di Natixis Global Asset Management.
 
L’EUROPA STA RISALENDODavid Herro, chief investment officer international equities presso Harris Associates, evidenzia: “nel complesso, il contesto macroeconomico globale è piuttosto buono. Non ci sono grossi squilibri a livello mondiale e la fiducia è in graduale ripresa. Gli Stati Uniti, che rappresentano quasi un quarto dell’economia globale, sono in recupero. L’Europa, e forse la Cina, hanno toccato un punto di minimo e ora, lentamente, stanno risalendo. Il mondo emergente non è omogeneo. Sebbene sia difficile intravedere un miglioramento significativo in Brasile e Russia, l’Indonesia e l’India stanno crescendo”. Brigitte Le Bris, head of currency & emerging markets di Natixis Asset Management, dice: “la mia preoccupazione principale riguarda la crescita globale. Da dove arriverà nei prossimi mesi? I consumi negli Stati Uniti nei primi mesi del 2015 hanno deluso le aspettative. Quanto guadagnato dai consumatori a seguito del crollo dei prezzi del petrolio è stato risparmiato più che speso. Gli investimenti a livello globale restano molto contenuti. Le economie emergenti, sebbene non in calo, non mostrano ancora alcun segno di un forte rimbalzo”.
 
DEFLAZIONE EVITATA – “La zona euro“, continua Le Bris, “rimane l’unica area ad aver sorpreso positivamente con un rialzo, per quanto contenuto. La deflazione è stata evitata in Europa e stiamo notando alcuni segni di reflazione a livello globale. Ma complessivamente siamo molto lontani da qualsiasi ripresa della pressione inflazionistica. Quindi ritengo che la domanda di prodotti obbligazionari rimarrà molto elevata, soprattutto per quelli caratterizzati da uno spread consistente. Tra questi, continuo a ritenere interessanti i titoli governativi emergenti. Sebbene il debito pubblico in generale e il debito estero dei Paesi emergenti sia aumentato a partire dal 2008, la maggior parte di questi Paesi presenta disavanzi di bilancio e disavanzi delle partite correnti più contenuti, oltre a regimi valutari più flessibili e maggiori riserve di valuta estera. Continuo a ritenere che i titoli governativi high yield dei mercati emergenti offrano valore”.
 
ATTENZIONE ALLA FEDMatthew Eagan, fixed income manager in Loomis, Sayles & Company, ritiene che “gli eventi principali dei prossimi mesi ruoteranno attorno alle misure della Fed in termini di normalizzazione della politica monetaria. Gli investitori attendono con ansia di conoscere la data in cui interverrà l’aumento del tasso sui Fed funds, e forse anche legittimamente poiché non esistono precedenti a cui fare riferimento in relazione al tentativo di una banca centrale di incrementare i tassi di interesse dopo aver raggiunto il livello storicamente più basso. La Fed ha annunciato, seppure in modo telegrafico, che adotterà un approccio graduale per porre termine alla politica monetaria espansiva e che il ritmo di tale processo sarà dettato dai dati economici, principalmente l’inflazione e le statistiche sull’occupazione. A tal proposito, questi indicatori puntano attualmente a un’economia in fase di normalizzazione”.
 
TENDENZE ECONOMICHE – “Il mercato del lavoro”, prosegue Eagan, “sta mostrando nuove pressioni e i salari stanno iniziando a muoversi verso l’alto. Anche l’inflazione sta tornando a crescere dopo le recenti cadute provocate dal crollo dei prezzi del petrolio. Ora sembra sia destinata ad accelerare nuovamente per raggiungere un livello prossimo al target del 2%. Nel complesso, i dati sembrano supportare il fatto che la Fed potrebbe iniziare a normalizzare la politica monetaria più avanti nel corso dell’anno. Come sottolineato recentemente dal presidente della Fed Janet Yellen, le tempistiche dei rialzi sono meno importanti rispetto al ritmo degli stessi. A tal proposito, pare che il mercato sia molto più pessimista della Fed. L’andamento degli aumenti dei tassi che possiamo desumere dai mercati dei forward è ben al di sotto da quello suggerito dai grafici che vengono regolarmente rilasciati dalla Fed. Probabilmente il mercato è troppo pessimista e i tassi di interesse dovranno muoversi più in alto per riflettere il miglioramento delle tendenze economiche”.

 

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