FIDUCIA AZZERATA – Sei mesi di dilazioni e dichiarazioni random e a sproposito da parte del governo greco, culminati con l’annuncio a sorpresa del referendum del 5 luglio, hanno di fatto azzerato la fiducia dei partner europei che, di conseguenza, hanno imposto regole severe e specifiche in cambio di un nuovo piano di aiuti.
IL NUOVO PACCHETTO DI AIUTI – Entro il 22 luglio, ricorda Julien-Pierre Nouen, strategist di Lazard Frères Gestion, i greci dovranno votare la riforma della procedura civile e il recepimento della direttiva sulla risoluzione delle crisi bancarie. Non solo. Il piano prevede che il governo ellenico presenti un calendario preciso delle riforme da implementare e del termine entro cui farlo e che il Fmi rimanga un azionista del Paese. Il nuovo pacchetto di aiuti coprirà tra gli 82 e gli 86 miliardi di dollari di cui sette miliardi servono entro il 20 luglio e 5 entro metà agosto per permettere alla Grecia di rispettare le prossime scadenze.
TSIPRAS PERDE POPOLARITA’ – Intanto ad Atene si è già parlato di possibili elezioni anticipate in autunno, dopo l’inversione a U del primo ministro Tsipras sugli aiuti che potrebbe costargli cara in termini di popolarità. “L’ala di estrema sinistra di Syriza potrebbe impostare la sua campagna sull’eventuale uscita della Grecia dall’Eurozona”, osserva Nouen.
GREXIT ANCORA POSSIBILE – In definitiva, conclude l’esperto, “questo accordo è molto più duro risetto a quello che il governo greci avrebbe potuto ottenere se avesse adottato, fin dall’inizio dell’anno, un approccio più costruttivo”. Invece la perdita di fiducia e il deterioramento della situazione del Paese hanno portato a un inasprimento delle richieste da parte dei creditori. “Restano ancora molti passi da compiere e molti voti da superare prima che un nuovo piano di salvataggio per la Grecia possa effettivamente partire: ci sono dunque ancora molte occasioni in cui il processo potrebbe deragliare e spingere di nuovo il Paese verso la Grexit”.