Promotori, tre fattori che rivoluzioneranno il risparmio gestito

TECNOLOGIA, NUOVE REGOLE E MILLENNIALS – Tecnologia, nuove regole e Millennials: sono questi i tre fattori che rivoluzioneranno il settore del risparmio gestito nel medio termine secondo un report pubblicato da CACEIS (asset servicing del gruppo Crédit Agricole) insieme a PwC Luxembourg. “L’industria dei fondi è sottoposta a forti sollecitazioni, che potrebbero tradursi anche in ulteriori opportunità di crescita a patto però di presentarsi al mercato con la giusta strategia in termini di offerta prodotto e modelli distributivi”, ha spiegato Giorgio Solcia, managing director di Caceis in Italia. “Gli ultimi interventi normativi come la Rdr nel Regno Unito o la Mifid 2 di prossima entrata in vigore stanno rimodulando in maniera significativa l’intera filiera, mentre una nuova generazione di investitori si sta affacciando per la prima volta al mondo del risparmio con stili di acquisto inediti e non del tutto compatibili con le attuali proposte”.

LA GENERAZIONE Y – I cosiddetti Millennials, ovvero le persone nate tra gli anni ottanta e i primi anni duemila, stanno infatti costringendo asset manager, distributori e promotori finanziari a ripensare il modo di relazionarsi con questo tipo di clientela, molto più avvezza alla tecnologia rispetto alle generazioni precedenti. Il rischio, si legge nel report, “potrebbe essere quello di ridurre la distribuzione dei fondi a una mera funzione tecnologica”. È necessario dunque “trovare nuove modalità per guadagnare la fiducia di questi investitori e fidelizzarli anche attraverso un uso più efficace di tool tecnologici”. Se negli anni ’80/’90 gli investitori erano completamente dipendenti da ciò che dicevano i loro banker infatti, oggi le informazioni sono disponibili ovunque: “si calcola che le società producano 4,5 quintilioni di byte di dati ogni giorno. Ecco perché è fondamentale conoscere i bisogni dei propri clienti attraverso nuove tecniche di analisi, integrando informazioni provenienti da fonti diverse (big data) e tradurle in azioni di marketing più efficaci”.

SGR E PF ALLA PROVA DELLA MULTICANALITÀ – Non solo. In un futuro non tanto lontano, l’interazione tra cliente e promotore sarà sempre più mediata da device mobili e social media. Secondo una ricerca della Financial Conduct Authority, il 61% degli investitori vorrebbe dialogare con il proprio consulente tramite i social media e il 46% di chi non dispone di un account social accederebbe volentieri a Facebook o a Twitter se questo gli consentisse di comunicare in tempo reale con il proprio advisor. Non è un caso dunque che i big player del risparmio gestito abbiano già adottato una strategia multicanale per offrire ai propri clienti più punti di contatto, incrementando l’uso dei social e del mobile.

I ROBO-ADVISOR SONO IL FUTURO? – L’industria dell’asset management è ancora molto indietro da questo punto di vista rispetto ad altri settori finanziari, come per esempio quello dei sistemi di pagamento. Tuttavia, secondo un recente studio di Corporate Insight, i robo-advisor a dicembre 2014 gestivano direttamente già 19 miliardi di dollari: un dato destinato a crescere visto che i sistemi più avanzati consentono un’allocazione del portafoglio, una gestione del rischio personalizzata, un accesso ai mercati 24 ore su 24 da device mobili, il tutto a fee più conenute rispetto ad altre tipologie di consulenza.

NUOVE REGOLAMENTAZIONI – Intanto spunta all’orizzonte un ulteriore fattore di forte discontinuità: un’intensa attività regolatoria che intende portare sotto i riflettori tutti i potenziali conflitti di interesse favorendo una maggiore trasparenza del settore e la massima protezione dell’investitore. Due le riforme chiavi: l’introduzione a gennaio 2013 della Rdr nel Regno Unito (e sucessivamente mutuata in altri paesi come Australia, Singapore, Sud Africa, Olanda) e la Mifid 2 che entrerà in vigore nel 2017. Oltre a mettere in discussione gli attuali modelli distributivi, l’intermediario dovrà attrezzarsi per spiegare al cliente in maniera ancora più chiara e trasparente il livello e la tipologia di consulenza, il grado di autonomia e d’indipendenza che riesce a garantire esplicitando il compenso che il cliente deve essere disposto a pagare. L’investitore retail sarà inoltre ancora più motivato a chiedere la massima trasparenza sul fronte delle politiche commissionali e attratto da prodotti più convenienti (fondi passivi, azioni free inducement) e da soluzioni personalizzate. Tutti fattori in cui la tecnologia può fare la differenza.

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