Materie prime, Loomis: è ora di comprare?

MATERIE PRIME – Le materie prime hanno registrato un calo, soprattutto a causa delle preoccupazioni per il crollo del mercato azionario cinese, della crisi economica in Grecia e del recente accordo nucleare iraniano. Questo potrebbe essere, quindi, un buon momento per acquistare materie prime? Risponde in un report Saurabh Lele, analista per le materie prime di Loomis Sayles.
PETROLIO – “A breve termine”, scrive, “aspettatevi che il Brent sia quotato nell’intervallo tra 60 dollari e 65 dollari al barile e il Wti nell’intervallo tra 55 dollari e 60 dollari al barile. Gli spread tra i due benchmark potrebbero rimanere ridotti, in quanto la produzione di petrolio degli Stati Uniti comincia a variare per effetto del minor numero di trivellazioni. Un accordo definitivo con l’Iran potrebbe spingere i prezzi del petrolio verso il basso, ma credo che l’accordo non porterà a consistenti importazioni prima dell’inizio del 2016. Nel corso dei prossimi sei-dodici mesi, i prezzi dovrebbero registrare una correzione del loro fair value a 70-80 dollari al barile per il Wti e a 80-90 dollari al barile per il Brent, il che è necessario per incentivare sufficientemente la crescita dell’offerta degli Stati Uniti per aiutare a equilibrare la crescita della domanda mondiale (circa 900mila barili al giorno)”.
 
RAME – “I prezzi del rame sono vicini al fair value, avvicinandosi al prezzo target che ho stimato di 3 dollari alla libbra. Attualmente le scorte sono basse; anche una leggera ripresa della domanda potrebbe determinare un picco dei prezzi in quanto il cuscinetto dell’eccesso di offerta è molto ridotto. Quest’anno dovremmo assistere a un aumento della domanda derivante dalla crescita della spesa per la rete energetica in Cina, anche se parzialmente compensata dal calo della domanda residenziale. Su un orizzonte temporale più lungo, mi aspetto che il mercato mantenga un leggero surplus per un massimo di due anni, dopo i quali la crescita dell’offerta dovrebbe rallentare, forse bruscamente, portando a forti disavanzi”.

MINERALE DI FERRO – “Aspettatevi che i prezzi rimangano nell’intervallo tra 60 dollari e 65 dollari per tonnellata nel corso dei prossimi sei mesi. Siate prudenti nel vendere, in quanto i bassi livelli di scorte potrebbero portare a un aumento della volatilità se le previsioni sulla domanda cinese dovessero cambiare. Le scorte sono diminuite drasticamente nel corso delle ultime settimane e sono vicine ai loro minimi del 2013, quando i prezzi erano superiori a 150 dollari per tonnellata. Contrariamente ai cicli precedenti, ciò non indica un incremento della domanda, ma piuttosto una contrazione dell’offerta interna cinese. La crescita dell’offerta da parte dell’Australia nel periodo dal 2016 al 2020 sarà probabilmente inferiore a quella degli anni di crescita elevata tra il 2013 e il 2015″.
 
CARBONE – “Aspettatevi che i prezzi del carbone termico rimangano nell’intervallo tra 50 dollari e 60 dollari per tonnellata per i prossimi cinque anni. Rimango strutturalmente ribassista sui prezzi del carbone termico nel corso dei prossimi cinque anni, in quanto il mercato continua a registrare un eccesso di offerta a causa dell’aumento della produzione indiana e cinese, oltre che per una crescita anemica della domanda dovuta a normative ambientali e fonti energetiche concorrenti”.
ORO – “Aspettatevi che i prezzi dell’oro scendano a 1.000 dollari l’oncia nei prossimi due anni. Tre fattori principali dovrebbero spingere i prezzi verso il basso: la riduzione della domanda di Cina e India, la prosecuzione di una forte fornitura mineraria e l’avvicinarsi dell’aumento dei tassi da parte della Fed. La vendita degli etf è destinata a continuare, in quanto i tassi reali si muovono verso l’alto e i rischi estremi sono praticamente inesistenti, confermando

il mio orientamento ribassista”, conclude l’analista. 

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