WisdomTree Europe, non c’è nessuna guerra valutaria in atto
I RISCHI FUTURI – Per quanto il ragionamento appaia sensato nel medio/lungo termine è chiaro che i mercati internazionali vorranno testare la risolutezza della Cina nel breve periodo. Da oltre un anno il Paese assiste a persistenti deflussi di capitale e la costante perdita di riserve monetarie ha evidenziato le ingenti vendite di dollari Usa da parte della Banca centrale cinese per mantenere stabile il cambio contro il biglietto verde. Il deprezzamento della yuan dovrebbe ridurre il divario tra il mercato e i fixing giornalieri. Se però, nelle prossime settimane, la banda di oscillazione fissa del cambio spot continuerà ad abbassarsi di sicuro aumenteranno i rischi di una correzione al ribasso.
FUGA DI CAPITALI? – Resta da chiedersi se il deprezzamento provocherà di fatto un calo dei flussi di capitale in uscita. Purtroppo potrebbe accadere esattamente il contrario: la fuga di capitali potrebbe accelerare se istituzioni e consumatori dovessero interpretare il movimento come un’ulteriore conferma d’incertezza della politica economica. Lo stesso dicasi per la diminuzione degli investimenti internazionali in Cina (fenomeno che indirettamente rema contro le autorità del Paese, riducendo la domanda globale di yuan). La sempre più probabile eventualità di una completa desincronizzazione della politica monetaria tra gli Usa e la Cina complica il quadro. Il movimento evidenzia come proprio mentre la Federal Reserve inizia a irrigidire, le autorità cinesi cercano nuovi strumenti di accomodamento e allentamento monetario.
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