Bnp Paribas IP, non c’è sincronia nella crescita a livello mondiale

ALTA VOLATILITA’ – “In una settimana caratterizzata da un andamento altalenante dei mercati azionari sia in Asia che negli Stati Uniti e in Europa”, spiega Joost Van Leenders, chief economist multi asset solutions di Bnp Paribas IP, “l’oscillazione della volatilità – nota come varianza della volatilità, è salita ai massimi storici. La valuta cinese – renminbi – è rimasta sugli stessi livelli dopo le due svalutazioni dell’11 e 12 di agosto, contribuendo a stabilizzare alcune monete dei paesi emergenti, malgrado l’ulteriore indebolimento delle divise di Indonesia, Malesia, Brasile e Cile. Al contempo, nel comparto obbligazionario l’ampliamento degli spread ha interessato in particolare il debito emergente. Abbiamo realizzato i profitti maturati sul sottopeso nel debito emergente denominato in moneta forte, come primo passo verso un aumento degli investimenti su strumenti finanziari rischiosi nell’ambito dell’allocazione strategica degli attivi”.
 
I DATI NON RISENTONO DELLE TURBOLENZE – “Sinora i dati in arrivo dalle economie avanzate non hanno risentito del crollo dei mercati finanziari dei paesi emergenti. Probabilmente, il miglioramento della congiuntura negli Usa e nell’area dell’euro sta consentendo di attutire le conseguenze dei ribassi delle borse. Il balzo in avanti dell’indice di fiducia dei consumatori pubblicato dal Conference Board in agosto è stato incoraggiante: infatti, questo indicatore si attesta adesso al livello più elevato dopo la Grande Recessione, e i consumatori si sono dichiarati particolarmente ottimisti sulle prospettive del mercato del lavoro. Inoltre, anche il numero modesto delle nuove richieste di sussidio di disoccupazione negli Usa indica il protrarsi di una fase favorevole sul mercato del lavoro, con effetti positivi sul mercato degli immobili residenziali, che nel mese di luglio ha registrato un rialzo delle vendite di abitazioni e delle quotazioni immobiliari”.

 

I DATI MACRO
– La fiducia dei consumatori è migliorata anche nell’area dell’euro. In Germania, l’indice Ifo è risultato più elevato del previsto in agosto, dopo la diffusione di dati dettagliati sulla crescita nel secondo trimestre che hanno mostrato la forte dipendenza dell’economia dal commercio estero e una flessione degli investimenti societari e delle costruzioni. Al contempo, nel Regno Unito le vendite al dettaglio hanno continuato a crescere a ritmo sostenuto. Anche i PMI rilevati in agosto negli USA, nell’area dell’euro e in Giappone segnalano un proseguimento della fase di crescita. In particolare, nell’area dell’euro il PMI manifatturiero è rimasto invariato mentre quello relativo al settore dei servizi ha registrato un miglioramento. Negli Stati Uniti questo indice è sceso in entrambi i settori, ma collocandosi a quota 55,2 il PMI composito si attesta su un livello solo leggermente inferiore alla media di lungo periodo. Infine in Giappone, l’indice manifatturiero è salito a quota 51,9 – il livello più elevato negli ultimi cinque mesi – mentre la fiducia delle piccole imprese si è leggermente indebolita, testimoniando le difficoltà dell’economia nipponica a riconquistare slancio dopo la frenata del secondo trimestre.

CRESCITA NON SINCRONIZZATA
– A differenza delle economie avanzate, i dati relativi ai paesi emergenti si sono rilevati complessivamente modesti: in particolare, l’indice PMI manifatturiero della Cina è sceso in agosto al livello più basso dal mese di marzo del 2009. Le esportazioni di Hong Kong hanno registrato un lieve miglioramento su base annua – ma nel mese di luglio erano ancora in calo – mentre le importazioni hanno fatto segnare una flessione ancora più accentuata segnalando un indebolimento della domanda interna. Singapore e Taiwan hanno registrato un calo generalizzato della produzione industriale, e in Indonesia sia l’export che l’import si sono attestati su volumi modesti. In Brasile il tasso di disoccupazione ha registrato un netto incremento mentre la fiducia dei consumatori – già ai minimi storici a luglio – è scesa ulteriormente in agosto”.

IL RUOLO DEI PAESI EMERGENTI – “Tra i pochi dati che si sono rivelati superiori alle attese, spicca il miglioramento della fiducia dei consumatori in Corea del Sud e in Cina per il secondo mese consecutivo in agosto. Tuttavia questo indicatore è risalito da livelli molto bassi e pertanto tendiamo ad escludere una forte ripresa dei consumi in Asia. Lo sfasamento della crescita tra paesi avanzati e mercati emergenti potrebbe sembrare strano: i paesi emergenti, infatti, tendono a seguire il ciclo delle economie avanzate, ma è possibile che tale tendenza sia mutata nel corso degli anni. Verosimilmente i paesi emergenti hanno assunto un ruolo più importante nell’ambito della crescita globale, mentre il fattore di traino delle economie avanzate si è indebolito”.

POSIZIONI CORE – “A nostro parere, le recenti turbolenze degli indici azionari sono riconducibili in particolare al fatto che i mercati finanziari stanno scontando una brusca frenata dell’economia cinese. Stiamo registrando una crescita non sincronizzata a livello mondiale, caratterizzata in particolare dalla probabilità di un’ulteriore decelerazione della Cina. Tuttavia, i margini di manovra a disposizione del governo cinese per varare nuove misure di stimolo fiscale e monetario dovrebbero scongiurare l’eventualità di un crollo dell’attività economica. Per il momento, l’allentamento monetario non sta favorendo il clima di mercato, poiché pare evidente che l’economia è più debole di quanto suggerito dalle cifre ufficiali.  Ad ogni modo, la serie di misure di allentamento dovrebbe offrire un contributo positivo.

GLI ATTIVI RISCHIOSI – “Qualora le reazioni dei mercati provocassero forti cali, potrebbe essere una buona occasione per aumentare l’esposizione verso gli attivi rischiosi. Tuttavia, dato che secondo gli esperti, i mercati rimarranno instabili ancora a lungo, preferiamo procedere con cautela. La realizzazione dei profitti maturati sul sottopeso nel debito dei paesi emergenti in valuta forte pare una mossa prudente poiché gli spread si sono ampliati sino a toccare i massimi di quest’anno. Questa decisione può essere considerata come il primo passo verso un aumento dell’esposizione al rischio”.


 
AZIONARIO INTERNAZIONALE – “Per il momento, tuttavia, abbiamo mantenuto una posizione neutra nel comparto azionario internazionale. Infatti, sebbene l’inflazione bassa e l’orientamento espansivo delle banche centrali dovrebbe essere positivo per le azioni, le previsioni dei nostri analisti relative alla crescita globale sono più prudenti e in particolare lievemente pessimistiche per quanto riguarda i paesi emergenti. È possibile che i mercati siano ormai vicini ad un picco di volatilità cui farà seguito un calo – e questo è uno degli andamenti che stiamo aspettando di registrare prima di aumentare l’esposizione verso le azioni – ma per il momento preferiamo restare in attesa”. 

DOVE PUNTARE
– “Attualmente, preferiamo puntare sui titoli azionari dei paesi emergenti che presentano multipli interessanti, attraverso una sovraesposizione verso i paesi asiatici rispetto all’indice complessivo degli altri mercati in via di sviluppo. A nostro avviso, infatti, l’Asia offre titoli sottovalutati d’imprese di qualità. In Europa privilegiamo le small-cap rispetto alle grandi imprese, poiché le piccole aziende paiono destinate a profittare in misura maggiore della crescita interna. Inoltre, nel comparto obbligazionario deteniamo una posizione sovrappesata nel segmento dei titoli societari europei high-yield. Siamo, dunque, esposti ai rischi legati alla situazione europea ma beneficiamo di una certa protezione grazie alla posizione short in euro rispetto al dollaro Usa. Abbiamo mantenuto delle posizioni neutre nel comparto obbligazionario in termini di duration, come pure nel settore immobiliare e nelle materie prime”.

POSIZIONI FLESSIBILI MULTI-ASSET – “Deteniamo una posizione lunga sui titoli societari high-yield USA rispetto ai CDS. Abbiamo adottato questa posizione ritenendo che il differenziale di spread e il rapporto fra gli spread tra questi due strumenti convergeranno. Deteniamo un sovrappeso nelle obbligazioni societarie del Giappone e una posizione lunga in contratti swap sull’inflazione a 5 anni USA. Sui mercati valutari deteniamo una posizione lunga sul peso messicano rispetto ad un paniere composto da sterlina britannica e won sudcoreano (50/50), una posizione lunga sul dollaro USA rispetto al franco svizzero, una posizione corta sull’euro rispetto al dollaro USA e una posizione lunga sullo yen rispetto al dollaro della Nuova Zelanda ed al won sudcoreano. Le posizioni valutarie in genere si basano sui rapporti di cambio e sulle prospettive della politica monetaria”.

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