Ethenea, la Fed potrebbe rialzare i tassi

INNALZAMENTO PREVISTO – “La Fed potrebbe innalzare i tassi entro la fine del 2015 anche se l’inflazione rimane debole e il dollaro Usa è forte, dato che il mercato del lavoro ha acquistato slancio e l’economia cinese sembra preoccupare un po’ meno i mercati globali. Se lo facesse, la Fed sarebbe l’unica banca centrale ad adottare quest’anno una politica restrittiva e a provocare un ulteriore rafforzamento della sua già onerosa valuta.” E’ questa la previsione di Yves Longchamp, capoeconomista di Ethenea Independent Investors S.A., nella sua analisi mensile sui mercati finanziari.

LE MOSSE DELLA BCE – Secondo Longchamp, inoltre, analizzando gli indicatori macroeconomici, non sembrerebbe necessario nemmeno un ulteriore allentamento Bce: infatti, nell’Eurozona si prevede per quest’anno e per il prossimo una crescita dell’1,5% circa, ossia un’espansione superiore al tasso potenziale, che dovrebbe pertanto essere sufficientemente elevata da favorire una graduale riduzione dell’output gap, cioè il divario tra il Pil potenziale e quello effettivo. “Le banche centrali hanno ricevuto il mandato di conseguire la stabilità dei prezzi, che nel caso della Bce è definita da un tasso d’inflazione prossimo ma inferiore al 2%, contrastando il pericolo di deflazione”, spiega l’economista.

OTTIMISTI SULLE OBBLIGAZIONI – “Tuttavia, oggi l’obiettivo di perseguire l’inflazione a tutti i costi viene messo in discussione. I prezzi di mercato reagiscono più agli annunci, alle promesse e alle azioni delle banche centrali che agli sviluppi del ciclo economico, così la deflazione è raramente associata alla recessione. La Svizzera è interessata da una deflazione fin dal 2011: i prezzi al consumo sono diminuiti di oltre il 3% negli ultimi quattro anni, ma nello stesso periodo il Pil ha registrato una crescita annua dell’1,5%. In Giappone, tra il 1998 e il 2012, i prezzi al consumo sono calati del 4,5% e il Pil ha evidenziato un’espansione media annua dello 0,6%. Alla luce di queste considerazioni, restiamo ottimisti sulle obbligazioni, vediamo con favore le prospettive di singoli emittenti nel mercato del credito e siamo moderatamente fiduciosi nei confronti delle azioni”, conclude Longchamp.

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