Lombard Odier: i dieci errori da non fare investendo in obbligazioni

IL DECALOGO DEL BRAVO INVESTITORE IN BOND – Dieci regole per imparare a investire bene nelle obbligazioni. L’autore è Kevin Corrigan, head of fundamental fixed income di Lombard Odier Investment Managers, che individua i dieci errori più comuni e da evitare da parte di chi vuole investire in bond.  Secondo Corrigan, gli investitori dovrebbero applicare agli investimenti in obbligazioni lo stesso rigore che userebbero per decidere se dare in prestito i propri soldi, in qualsiasi ambito. La maggior parte di chi investe in prodotti fixed income si attiene a strategie che seguono un approccio tradizionale, basato sulla capitalizzazione di mercato. Questo li porta a prestare più soldi agli emittenti con il debito più alto. Concentrandosi invece sui fattori fondamentali di emittenti governativi e societari si dà priorità alla capacità di ripagare i debiti.

ATTENTI ALLA BOLLA DEL DEBITO –  Fatta questa premessa, ecco dieci errori comuni dell’approccio tradizionale d’investimento nel fixed income. I primo è relativo alla bolla del debito. La storia ci mostra che investire in indici di mercato porta verso i debitori e i settori che più fanno ricorso alla leva finanziaria, spesso con conseguenze disastroseQuando un settore diventa meno sano, emette più debito e gli indici di mercato possiedono una quantità maggiore di tale debito. Con il migliorare delle condizioni, gli investitori disinvestono. Questa non è una formula d’investimento vincente.
NON FARE QUELLO CHE FANNO TUTTI – Spiega Corrigan che oggi più che mai il denaro è investito in meno posizioni, più concentrate. Gli indici di debito basati sulla capitalizzazione di mercato incoraggiano questa tendenza. Non lasciatevi intrappolare da questa logica. 
RAGIONARE COME IL DIRETTORE DI BANCA –  Il modulo per la richiesta di un mutuo ipotecario pone moltissime domande. Chi investe nel fixed income dovrebbe applicare lo stesso rigore a tutto il portafoglio. Affidandosi agli indici di capitalizzazione di mercato e prestando denaro a chiunque abbia preso di più in prestito, la maggior parte degli investitori non applica la logica di base che il loro direttore di banca segue per decidere se concedere un prestito. 
LE DIMENSIONI NON CONTANO – Più grande non è necessariamente meglio, se parliamo di obbligazioni. I recenti episodi di avversione al rischio hanno mostrato che anche i prestatori più grandi sono sensibili all’illiquidità. In periodi di questo tipo, la diversificazione orientata alla qualità può servire da argine. 
TROPPI ZUCCHERI, MEGLIO LA DIETA BILANCIATA – Gli investitori in obbligazioni si sono abbuffati di rendimenti per molti anni. Il forte picco di zuccheri dato da alti rendimenti, debito periferico e capitale bancario non può sostenere i rendimenti indefinitamente. Meglio concentrarsi su parametri più equilibrati per misurare il credito societario, piuttosto che guardare a chi emette più carta: meglio cinque porzioni di frutta e verdura al giorno che una scorpacciata eccessiva. 
CINA E INDIA, PERCHE’ NON VANNO ESCLUSE –  Perché gli investitori tradizionali non investono in due delle più grandi economie dei mercati emergenti? Sia Cina che India sono tradizionalmente escluse dagli indici tradizionali, con la motivazione che sono di difficile accesso per gli investitori. Questo però non rende meno importanti le loro economie.  
NON BASARSI SUL PREZZO – Il quantitative easing ha gonfiato i prezzi del debito per la maggior parte dei debitori, non sempre i migliori. Questo aumenta la perdita potenziale in caso di default e la capitalizzazione di mercato non discrimina. Meglio seguire un indice che tenga conto dei fondamentali di un debitore, e non solo del prezzo. 

NON FIDARSI DELLA CAPITALIZZAZIONE
– Le capitalizzazioni degli emittenti ignorano i driver fondamentali che determinano l’abilità e volontà di un debitore di pagare. Un investitore può affidarsi alla gestione attiva in una asset class illiquida per risolvere il problema? Corrigan crede di no.
NON ASCOLTARE LE SIRENE – Nella mitologia greca, l’eroe Ulisse riesce a salvarsi dal richiamo del canto delle sirene legandosi all’albero della sua nave. Forse non ci sarà corda a sufficienza perché tutti gli investitori possano fare lo stesso quando scoppierà la prossima bolla. Meglio dunque concentrarsi su una diversificazione basata sulla qualità, bassa concentrazione e fattori fondamentali. 
PRESTARE A CHI NON HA BISOGNO DEI NOSTRI SOLDI –  La decima regola di Corrigan si ricava da due domande: dareste più denaro a banche e assicurazioni solo perché hanno bisogno di prendere più soldi in prestito, Finendo così con un portafoglio completamente disallineato dal mondo reale? O dareste piuttosto più denaro ad aziende, come i retailer, che magari non hanno bisogno dei vostri soldi ma è più probabile che vi ripaghino?
 
 

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