Consultinvest: occhi puntati sul Giappone

ABENOMICS: UN FALLIMENTO FORSE SOLO PARZIALE – “L’Abenomics giapponese, lanciata a fine 2013 dal primo ministro Abe appena insediatosi al governo alla fine del 2012, ha sostanzialmente fallito i suoi obiettivi di breve termine. Si pensava che sarebbe bastato il Qualitative & Quantitative Easing della BoJ e l’economia avrebbe subito ripreso vigore, al pari di quanto accaduto negli USA con il QE della FED”. E’ questa la visione di Consultinvest. “Si pensava anche che l’inflazione avrebbe facilmente raggiunto l’obiettivo del 2% lasciandosi alle spalle anni di deflazione strutturale. Invece sia sul fronte della crescita economica che dell’inflazione i dati degli ultimi due anni hanno confermato grandi difficoltà”.

LE PREMESSE PER UNA RINASCITA INDUSTRIALE – “Tuttavia si deve prendere atto che forse qualcosa sta effettivamente e strutturalmente cambiando in Giappone e non è solo merito dell’unico effetto rilevante portato dal QQE: ovvero quello di aver svalutato lo yen del 27% dal lancio dell’Abenomics e del 58% dall’insediamento del PM Abe nel Dicembre 2012, ridando competitività internazionale all’industria giapponese. Industria giapponese che incidentalmente è tra le più avanzate tecnologicamente al Mondo e tra quelle che potranno al meglio avvantaggiarsi dalla nuova rivoluzione industriale basata sulla ‘Internet of Things e sulla robotica’ Il Giappone è un Paese con un altissimo numero di brevetti industriali“.

LA STABILITA’ POLITICA – “Politicamente Abe ha preso saldamente le redini della politica giapponese e dovrebbe poter governare senza problemi almeno fino al 2018 anche grazie alla recente vittoria politica delle elezioni di questa estate; Per un Paese che, come l’Italia, negli anni passati ha sperimentato un elevato turnover di governi è un buon punto di partenza”.

IL RISVEGLIO GIAPPONESE – “Il progetto di Abe si incentra sulla necessità di scrollare il Giappone da un torpore più che ventennale, iniziato con la crisi economica di fine anni ’90. Si tratta di spingerlo rapidamente a tornare potenza economica mondiale contrastando con maggior forza la competizione cinese e quella dei vicini coreani. Vi è un senso di urgenza in ciò come se i prossimi anni siano l’ultimo treno che non si deve perdere. Ma non sarà una passeggiata per una Società che sta invecchiando e che è da sempre chiusa al ricambio generazionale che l’immigrazione, assente in Giappone, è in grado di portare. Tuttavia oggi il sistema bancario è stato risanato ed è pronto per finanziare lo sviluppo. Gli accordi del Trans Pacific Partnership – per quanto avranno effetti di lungo periodo e potranno essere massimizzati solo se anche l’area euro vi aderirà – dovrebbero avvantaggiare il Giappone che spesso deve fronteggiare forti barriere commerciali negli USA e in Europa. Le imprese – e questo è un tassello fondamentale per consentire un rilancio della domanda interna, mai veramente ripresasi dal 1990 – stanno iniziando a remunerare meglio i propri dipendenti (spinte dal governo) e a legare la remunerazione sempre di più alla produttività e non all’anzianità. Sulla produttività si sta cercando di incentivare il lavoro delle donne, che negli ultimi tempi è stato scoraggiato. Insomma si sta lavorando su molti fronti di tipo strutturale che potrebbero portare frutti di medio periodo”.

POLITICA FISCALE E POLITICA MONETARIA – “Inoltre tra i vantaggi che il Giappone può vantare, a differenza di altri paesi sviluppati, è che la sua politica fiscale rimarrà espansiva ancora per alcuni anni contribuendo a sostenere la crescita e le suddette manovre strutturali. In proposito il governo sta preparando un’altra nuova manovra espansiva e ha deciso che taglierà ancora le tasse sulle imprese, per cui il deficit pubblico rimarrà elevato ancora a lungo spingendo il debito a livelli estremamente alti e potenzialmente pericolosi. E qui che deve entrare necessariamente in scena la BoJ, che sarà costretta a continuare a monetizzare in modo crescente i deficit e il debito fino a che sarà sostenibile. Evidentemente si confida di poter fare una specie di ristrutturazione futura del debito pubblico, tagliando diritti ‘acquisiti’ sia sul fronte della sicurezza sociale che delle pensioni, come peraltro si sta facendo anche in altri Paesi ad alto indebitamento pubblico”.

LA RIFORMA DELLA CORPORATE GOVERNANCE – “Tra le riforme di impatto positivo a medio e lungo termine c’è certamente quella della corporate governance, che sta già portando ad una progressiva eliminazione dell’oscuro intreccio tra partecipazioni azionarie incrociate e che sta favorendo un passaggio ad una cultura aziendale più attenta alle esigenze degli azionisti, sia sul piano del ritorno sul capitale che del pagamento di dividendi e di buyback azionari. Una commissione di controllo e di implementazione si è appena insediata. Un maggiore allineamento nel rapporto con gli azionisti di minoranza ai modelli delle società occidentali non può che essere visto con favore a livello internazionale beneficiando un mercato che è poco presente nei portafogli globali e che ha una capitalizzazione ferma ai livelli del 1989″.

IL MERCATO AZIONARIO GIAPPONESE – “E’ meno caro degli Usa in termini di multipli ed è in linea con quello dell’area euro. Sull’Indice Topix siamo a 14,5x di P/E per il 2016, contro il 16,6x dell’S&P 500. Nei prossimi mesi dovrebbe riprendere la crescita degli utili, a differenza della staticità attesa negli Usa. Le società hanno mediamente margini operativi e di profitto in ripresa, a differenza degli Usa dove sono in calo o al più stabili. Il mercato azionario potrebbe avvantaggiarsi dalla politica fiscale espansiva e poi da una banca centrale costretta a immettere sempre più liquidità nel sistema. Liquidità che non potrà sempre e solo andare sulle obbligazioni governative, a rischio di creare enormi distorsioni. Già oggi la BoJ è impegnata ad acquistare ETF sull’Indice per 3000 miliardi di yen all’anno e REITs Immobiliari; ma ci si aspetta che possa fare anche di più. E con i suoi acquisti avremo anche quelli dei Fondi Pensione, che dovranno diversificare sempre di più i loro portafogli puntando sull’azionario: il primo test lo abbiamo avuto ad inizio anno con il fondo pensione dei dipendenti pubblici (GPIF)”.

ATTENZIONE AL CAMBIO – “Quindi esistono ragioni di breve periodo speculative e ragioni di lungo periodo strutturali per cui il mercato azionario giapponese potrebbe continuare a fare bene nei prossimi mesi. Ovviamente, con tutta la liquidità che la BoJ sarà costretta ad immettere, non dovremo aspettarci uno yen forte per cui diventa importante assistere l’allocazione azionaria con adeguate forme di copertura del cambio”.

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