Consultinvest: riflettori ancora accesi sulla Cina

APERTURA NEGATIVA – “Il 2016 si è aperto con i mercati azionari tutti pesantemente negativi, come non accadeva da diversi lustri. Tuttavia i temi non sono affatto cambiati rispetto al 2015″. E’ questa la visione di Consultinvest, guidata da Maurizio Vitolo. “Come già lo scorso agosto la situazione in Cina è stata additata come la principale responsabile dell’instabilità dei mercati, insieme alla scarsa liquidità degli stessi e alle tensioni mediorientali (esacerbate da un inedito scontro iraniano-saudita)”.

MERCATO DEPRESSO – “Infatti il crollo del mercato cinese (-7%) nel primo giorno di contrattazioni del 2016 – dopo due tentativi di sospensione delle contrattazioni nella stessa giornata rivelatisi infruttiferi – ha messo paura e condizionato tutti gli altri mercati. Neppure l’intervento della Banca centrale e del governo, che il giorno seguente hanno rispettivamente immesso liquidità e spinto i Fondi controllati a comprare azioni mentre si esercitava nuovamente un’azione di moral suasion per limitare o impedire le vendite, pare abbiano attenuato i timori degli investitori”, prosegue Consultinvest. “Certamente gli investitori internazionali si trovano ancora a disagio di fronte a un modo poco trasparente di condurre il sostegno governativo al mercato. Sia per le forme di condizionamento utilizzate, che spaziano dalla moral suasion contro chi vende o di arresto contro di specula, sia per le strane azioni di condizionamento esercitate sulla vita societaria delle società quotate (già diversi sono i CEO temporaneamente ‘scomparsi’ perché chiamati a inusuali ‘rapporti’ e ‘collaborazioni’ con le Autorità di Pechino).Il mercato azionario cinese rimane così depresso, con valutazioni compresse che devono incorporare un premio al rischio ancora molto alto e che è influenzato negativamente da diversi fattori macro.

PROBLEMI COMPLESSI – “I dati economici non aiutano”, sottolinea Consultinvest. “Forte è ancora la debolezza dei principali settori industriali cinesi, del settore immobiliare e di quelli legati all’export. La capacità produttiva globale rimane largamente in eccesso, mentre il debito delle grandi imprese a controllo statale e delle autonomie locali è ormai a livelli incompatibili con le rispettive dinamiche reddituali. Quindi spetta al settore bancario caricarsi di attivi non performanti per impedire un’escalation nei fallimenti che sancirebbe l’affermazione di una crisi creditizia che invece rimane nascosta. Il governo è già ripetutamente intervenuto con misure espansive di politica monetaria e fiscale per evitare che l’economia freni in modo pericoloso, ma la sensazione è che i problemi della Cina siano ormai troppo complessi per essere risolti con misure di tipo ordinario. Una delle maggiori preoccupazioni è che la Cina risponda a queste difficoltà svalutando per migliorare la crescita economica, come peraltro hanno già fatto i suoi principali competitors: nell’ordine gli USA, il Giappone e l’area Euro. In effetti da agosto il cambio ufficiale ha già perso il 5% contro USD e il 4% contro €, quello non ufficiale offshore – che ha maggiore libertà di movimento – ha perso anche di più, sospinto da un continuo deflusso valutario“.

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