Badije (Silk Invest): “Fondo africano? Raccoglieremo 50 milioni di dollari”

Debutta a Piazza Affari un nuovo emittente di fondi aperti quotati. La società è Silk Invest che ha quotato sul segmento di ETFplus dedicato ai fondi aperti due nuovi comparti. Il segmento dedicato ai fondi comuni d’investimento (UCITS compliant), che è stato lanciato da Borsa Italiana il 1° dicembre 2014, raggiunge così un totale di 105 prodotti quotati e 19 emittenti. “I due strumenti”, ha sottolineato a BLUERATING Malick Badije, Head of Investment Solutions & Advisory per Silk Invest, “permettono agli investitori italiani di accedere ai mercati del continente africano e alle opportunità sempre più stimolanti che questi sono in grado di offrire”.

Silk Invest in Italia: come mai puntate sul nostro Paese?

L’Italia è un mercato strategicamente importante per Silk Invest Ltd, considerate le caratteristiche degli investitori del Paese, che storicamente si sono dimostrati propensi a seguire strategie innovative. Abbiamo avuto rapporti di lunga data con alcuni clienti istituzionali italiani e riteniamo che il lancio dei nostri due fondi su Borsa Italiana permetterà alla platea degli investitori del Paese di accedere ai nostri prodotti.

Quali sono i vostri obiettivi a un anno, anche in termini di raccolta?

Ci poniamo tre obiettivi per quest’anno in Italia. In primo luogo, vogliamo fare in modo che le azioni e le obbligazioni africane diventino un fattore di diversificazione per i portafogli dei clienti italiani, permettendo loro di ottenere rendimenti interessanti. In secondo luogo vogliamo proporre Silk Invest come leader e specialista a livello globale nei mercati di frontiera e dell’Africa. Silk è l’unica società di gestione specializzata nei mercati di frontiera a disporre di un team di investimento locale in 6 Paesi di frontiera. Infine, il nostro obiettivo per quest’anno in Italia è quello di raccogliere oltre 50 milioni di dollari americani.

Su quali prodotti e segmenti di clientela vi focalizzerete?
I nostri prodotti coprono lo spettro dei mercati di frontiera. I nostri fondi bandiera, ora disponibili agli investitori italiani, sono l’African Lions Equity fund, un fondo azionario quotato focalizzato sui consumatori panafricani, e l’African Bond fund, che, attraverso una strategia orientata alle obbligazioni sovrane dell’Africa offre uno YTM del 10% e consente l’esposizione ai Paesi di più alto profilo del continente e all’avanguardia per quanto concerne il PIL e la crescita a livello macro.

Quali opportunità vedete in Africa?
L’Africa comprende 54 Paesi con economie, valute e sistemi politici molto diversi. I rendimenti di mercato negli ultimi anni si sono mossi in linea con i più ampi mercati emergenti ma è probabile che nel lungo periodo si comportino in maniera diversa. È molto importante capire i fondamentali economici di queste economie e investire nei Paesi giusti al momento giusto. La ragione fondamentale che ci porta a ritenere che l’Africa performerà meglio che il resto del mondo è dovuta alla forte ripresa prevista e al potenziale di crescita nel lungo periodo, considerato che nella regione sub-sahariana la crescita del PIL è appena sotto al 5% e l’aumento della popolazione intorno al 2%.

Più in generale, nei cosiddetti mercati di frontiera?
Negli ultimi due decenni i mercati di frontiera sono divenuti sempre più importanti nell’economia globale. Gli investimenti diretti esteri (IDE) sono cresciuti di 6 volte, principalmente per effetto di transizioni interne tra i paesi. L’apertura di queste economie agli investitori globali è un trend in continua accelerazione. I mercati di frontiera contano il 10% del Pil globale, corretto per la parità del potere di acquisto (PPP). Mentre gli IDE continuano a crescere, il peso di questi paesi dovrebbe aumentare non solo nell’economia globale ma anche nell’allocazione del portafoglio degli investitori.
Nei prossimi due decenni il numero dei consumatori nel mondo raddoppierà. La maggior parte di essi arriverà dai mercati di frontiera. Nel 2050 oltre un terzo della popolazione mondiale vivrà in questi mercati, un numero che, secondo le stime, raggiungerà la metà della popolazione globale in meno di un secolo. I fattori principali dietro la crescita delle economie di frontiera sono legati all’aumento del Pil per capita, ad una popolazione giovane, alla crescita delle comunicazioni, ad un maggiore livello di scolarizzazione e di urbanizzazione che in generale si traducono nella crescita di consumi. Ecco perché riteniamo che le prospettive di crescita di questi Paesi siano davvero allettanti.

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