Pictet, perché non bisogna temere una recessione negli Usa

I TIMORI DEGLI INVESTITORI – “Molti investitori temono che gli USA siano vicini a uno sconvolgimento economico. I recenti cali dell’S&P 500 (-13% circa dal picco di luglio) indicano che i mercati azionari scontano, secondo i nostri calcoli, un 40% di probabilità di recessione negli USA, contro la previsione del 3% dello scorso anno. L’ampliamento degli spread sulle obbligazioni high yield rivela che gli investitori obbligazionari si aspettano tassi di default tipici di una recessione (vicini al 20%), con una probabilità di contrazione economica di 1 a 3. La Fed ha dunque commesso un errore optando per un rialzo dei tassi di interesse per la prima volta in più di dieci anni?”, si chiede Patrick Zweifel, chief economist di Pictet Asset Management. “Del resto, alcuni dati economici vanno verso una direzione sbagliata, soprattutto nel settore energetico e minerario, in cui i profitti sono decimati dal crollo delle commodity. Forse la Fed ha interpretato erroneamente questo dato? No, almeno secondo la nostra analisi”.

NESSUN SEGNALE DI RECESSIONE – Per Zweifel “dei 29 indicatori economici e finanziari cui ci affidiamo dal 1955 per prevedere le recessioni, nessuno ha fatto scattare l’allarme. Alcuni segnalano che l’eventualità di una contrazione è più concreta, ma nessuno si avvicina ancora a livelli indicativi di un esito probabile. Anzi, il nostro modello stima una probabilità di recessione pari solo all’11%. Questo calcolo esclude eventi imprevisti che non possono essere quantificati e potrebbe perciò sottovalutare la probabilità reale di una recessione. Riteniamo tuttavia che le possibilità di una contrazione economica non siano più di 1 a 5. Per capire perché, basta dare uno sguardo alla condizione finanziaria delle famiglie USA, dove di solito la recessione prende piede. Nel complesso, i dati da noi monitorati evidenziano che la condizione dei consumatori USA non è affatto negativa e suggeriscono un’eventualità di recessione del 3,7% (una variazione minima rispetto allo scorso anno). Tale stima include otto variabili economiche osservate attentamente, quali indicatori del sentiment dei consumatori, vendite al dettaglio, occupazione al di fuori del settore agricolo, aperture di nuovi cantieri e investimenti residenziali: tutte aree che secondo la nostra analisi godono di buona salute”.

AUMENTARE L’ESPOSIZIONE ALLE AZIONI – “Questa è anche la visione espressa da Janet Yellen, presidente della Fed, durante la sua ultima deposizione al Congresso, in cui la Yellen ha affermato che l’economia USA è sostenuta dalla crescita occupazionale e salariale”, sottolinea Zweifel. “Questo è importante, perché le precedenti recessioni USA tendevano ad essere amplificate dalla debolezza delle famiglie. Dal 1950, l’economia americana ha attraversato dieci fasi di rallentamento, otto delle quali scatenate da uno shock nella domanda per consumi. Pensiamo ad esempio allo shock petrolifero del 1973-74, che ha messo fine ad anni di crescita nel momento in cui il brusco aumento dei prezzi della benzina ha intaccato il reddito disponibile delle famiglie USA. Oggi i prezzi del petrolio sono notevolmente più bassi di un anno fa e danno sollievo ai budget delle famiglie, facendo ben sperare per la spesa al consumo. L’ultimo rallentamento, nel 2008, è stato innescato da una profonda crisi finanziaria, causata dallo scoppio della bolla immobiliare negli USA, che ha colpito duramente il mercato del lavoro, erodendo le finanze familiari. Il crollo è stato accompagnato da prezzi del petrolio altissimi e le famiglie americane sono state ulteriormente colpite in un momento in cui erano già fortemente indebitate. Le eccezioni sono rappresentate dagli anni 1953 e 2000. Nel primo caso, la recessione è da attribuirsi a un taglio consistente della spesa pubblica dopo la fine della guerra di Corea, nel secondo allo scoppio della bolla delle Dot Com, che ha portato a un collasso degli investimenti aziendali. Dati industriali e commerciali quali esportazioni e produzione indicano una maggiore probabilità di recessione rispetto ai dati relativi alle famiglie, sebbene la nostra analisi mostri come rimangano distanti dalla zona di rischio. Perciò, se dobbiamo basarci sulla storia, una recessione USA resta poco probabile finché le famiglie americane saranno in buone condizioni. Ci sono pochi elementi che facciano pensare a un cambiamento della situazione. I prezzi ridotti della benzina sostengono le finanze familiari e la disoccupazione si mantiene bassa. E nonostante di recente la Fed abbia aumentato lievemente i tassi di interesse, la politica monetaria non è per niente restrittiva. Ciò suggerisce dunque che, se le valutazioni di mercato sottovalutano la longevità del ciclo economico USA, potrebbe essere il momento adatto per aumentare l’esposizione ad asset class rischiose quali le azioni”, conclude Zweifel.

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