Brexit, Consultinvest: “Un’estate molto incerta”

RIPRESA A RISCHIO – “Il voto inglese del 23 giugno è destinato a creare una situazione politica tremendamente incerta e potenzialmente in grado di intaccare la forza della ripresa economica europea, con potenziali effetti di contagio anche globali”, si legge in una nota di Consultinvest, la società guidata da Maurizio Vitolo. “Con la vittoria dei ‘Leave’ si è prodotta una crisi politico-istituzionale interna alla GB che rende molto difficile comprendere come possano dipanarsi i futuri rapporti con la Ue. Mentre nella Ue appaiono già evidenti le prime tensioni centrifughe (es. il FN in Francia, la lega e il M5S in Italia) e i diversi modi d’intendere i prossimi passi da intraprendere. Tuttavia l’ostacolo maggiore nella rimozione di questa incertezza risiede nella situazione interna alla GB, dove il voto ha portato ad un vero e proprio stallo politico e istituzionale. Dallo scorso venerdì la GB è politicamente e istituzionalmente spaccata. Crescono le tensioni politiche e istituzionali all’interno del Regno Unito, tra una Scozia e un’Irlanda del Nord che non vogliono lasciare la UE, mentre in Inghilterra entrambi i partiti, quello conservatore e quello laburista, vivono una acrimoniosa crisi d’indirizzo e di leadership. Nessuno può ancora escludere nuove elezioni che aggiungerebbero nuova incertezza”.

ESTREMA INCERTEZZA – “Non solo. Il voto del referendum dovrà essere ratificato dalla maggioranza del Parlamento, onde poter trasformare la volontà popolare in un atto legislativo necessario a dare sostanza al pronunciamento popolare e dare l’avvio ai colloqui con la UE per negoziare l’uscita (il famoso Art 50 del Trattato di Lisbona), ovvero a negoziare nuovi tipi di rapporti tra GB e UE”, prosegue la nota. “Fino a questo voto nulla cambia nella sostanza, ma è chiaro che situazione presenta livelli elevatissimi d’incertezza sullo Scenario futuro. Questa estrema incertezza sul fronte interno e quella sulla direzione del futuro rapporto con la UE verosimilmente non si attenueranno facilmente durante l’estate e possono mettere a rischio la ripresa economica europea e potenzialmente condizionare anche quella globale, già non particolarmente solida. Fondamentale sarà la risposta della UE. Voltando le spalle alla GB e impedendole di trovare una nuova via nei rapporti bilaterali – via che preveda l’uscita dalle UE ma anche forme di apertura al libero scambio di merci e servizi – il danno per l’intera Europa sarebbe molto grande e non farebbe altro che stimolare nuove spinte centrifughe“.

LE GUERRE VALUTARIE SI INTENSIFICHERANNO – “Con tali livelli di incertezza e una crescita già molto modesta, l’appetito per il rischio tra gli investitori rimarrà molto contenuto, penalizzando i mercati azionari nonostante le banche centrali continueranno a mantenere Politiche Monetarie molto accomodanti, pilotando inevitabilmente l’interesse degli investitori verso i mercati obbligazionari rendendoli ancora più cari. Per esempio ci aspettiamo che ora la FED rimanga ferma sui tassi per diversi mesi”, aggiunge la nota. “Le guerre valutarie si intensificheranno, poiché saranno uno dei pochi strumenti a disposizione per sostenere la crescita economica domestica. La svalutazione della sterlina (quasi un -9% da inizio giugno) darà la giustificazione e la stura ad interventi di indebolimento dello yen e del franco svizzero, da parte delle rispettive banche centrali. Anche la UE potrebbe desiderare di veder indebolire l’euro per limitare i danni. Naturalmente tutto ciò potrà irritare gli USA che a loro volta cercheranno – complice lo stallo della FED – di evitare che, con l’avversione al rischio, il dollaro si rafforzi creando problemi alla Cina. In questo nuovo scenario che vede un aumento dei rischi di rallentamento economico in Europa, ma anche di una Fed ormai in pausa sui tassi d’interesse, non escludiamo che alcuni mercati azionari dei Paesi emergenti e le stesse obbligazioni emergenti possano continuare a raccogliere l’interesse degli investitori visto ormai da qualche mese, poiché questi mercati potranno essere visti come aree “lontane” dalle incertezze e dalle difficoltà europee. Naturalmente a medio termine per poter ambire ad una ripresa economica europea più solida sarà necessario un passaggio a forme di politica economica diverse e a maggior contenuto fiscale con obiettivi di redistribuzione del reddito e maggiori investimenti pro occupazione. Infatti è ben evidente che il voto del 23 giugno sia stato un segnale. Un voto di protesta della maggioranza della popolazione – quella che sostiene la dinamica della domanda interna – che ha economicamente sofferto la perdita di potere d’acquisto e di opportunità post 2009. Un voto di protesta contro il potere burocratico centralista dell’establishment inglese e comunitario, strutturalmente e congenitamente poco attento alle esigenze della gente comune, di cui le politiche economiche attuali, incentrate sul monetarismo spinto e inevitabilmente poco redistributive, sono stati i campioni”.

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