LA STERLINA DEBOLE SPINGE L’INFLAZIONE – “La debolezza della sterlina potrebbe innescare una spinta all’inflazione, anche se dovremo prima verificare l’impatto sul potere di determinare i prezzi di beni e servizi in un’economia debole. Inoltre, i livelli minori di immigrazione ridurranno l’offerta per i lavori di fascia bassa, creando potenzialmente inflazione anche sul piano salariale. Crediamo che il Regno Unito si spingerà in una fase di recessione nel 2017, a causa della contrazione degli investimenti delle imprese. Come risultato del referendum, prevediamo un aumento delle pressioni volte a ridurre la politica di austerity dettata dall’Europa, che potrebbe quindi rivelarsi come un importante catalizzatore. L’euro debole e la delocalizzazione degli investimenti esteri diretti, dal Regno Unito alla Germania, aiuterà significativamente l’economia tedesca”, aggiungono i due gestori. “La Banca d’Inghilterra (BoE) interverrà certamente attraverso l’acquisto di titoli di Stato inglesi (gilt). La speculazione di mercato prevede un aumento del quantitative easing (QE) attuale e la BoE ha già annunciato la disponibilità di un piano di oltre 250 miliardi di sterline. Inizialmente, i rendimenti dei gilt a 10 anni sono scesi, così come i rendimenti dei bund tedeschi a 10 anni, scesi sotto lo zero. Uno scenario con rendimenti in calo e curve dei rendimenti in appiattimento non stimola le banche ad erogare prestiti ed è una cattiva notizia per i guadagni delle banche. Anche altre banche centrali sono pronte ad agire, come ha osservato il governatore della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda. Utili aziendali È troppo presto per sapere esattamente come gli utili societari saranno influenzati dal rallentamento della crescita europea. Ci aspettiamo che le aziende economicamente sensibili al Regno Unito con bassi margini, bilanci in sofferenza in mercati frammentati e dipendenti da un ciclo di investimento positivo, soffriranno di più. Dall’altro lato, ci saranno aziende in cui i guadagni beneficeranno della debolezza della valuta, che a sua volta si tradurrà in maggiori profitti”.
AUMENTO DELLE OPERAZIONI DI M&A – “Gli asset del Regno Unito saranno economici, a causa del crollo della sterlina. Ci aspettiamo perciò un aumento delle attività di acquisizione, soprattutto da parte di società legate al dollaro e asiatiche. Lo stesso è probabile che si verifichi anche in Europa continentale, data la debolezza dell’euro. Nonostante la forte negatività in merito ai titoli azionari europei, potrebbero esserci, infatti, motivi di ottimismo e una ripresa economica potrebbe eventualmente essere aiutata anche da questo referendum, con la scomparsa dell’austerità. Cercheremo di aumentare sia il book long sia short del portafoglio, soprattutto sulla base di una lista di nomi che abbiamo monitorato nel corso degli ultimi mesi e che sarebbero interessanti per noi in questo nuovo ambiente. La nostra ricerca si concentra su modelli di business europei, in particolare di imprese che stanno crescendo ad un ritmo superiore a quello del PIL, con una forte quota di mercato, pricing power e una bassa sensibilità alle problematiche legate ai mercati emergenti. Stiamo anche cercando di acquistare quelle aziende i cui rischi per i loro modelli di business sono già scontati. In primo luogo, ci siamo concentrati sulla protezione del capitale, riducendo il bilancio e l’esposizione netta in questo periodo iniziale di incertezza. Come strategia paneuropea, abbiamo la flessibilità necessaria per concentrarsi su quei paesi e quelle aziende che sono o meno esposti all’impatto del Brexit, o che potranno beneficiare di essa, alla ricerca di opportunità per acquistare titoli interessanti e assumere posizioni corte su quelli che dovranno fronteggiare le problematiche legate dall’impatto economico di questo evento storico”, concludono i due gestori.