Axa Framlington: l’Italia resta un beta play sul mercato europeo

APERTA LA STRADA PER UN RECUPERO – “Per molti anni l’Italia ha sofferto dell’andamento del contesto economico e della mancanza di ristrutturazioni, che hanno portato ad utili compressi e valorizzazioni basse guardando il price to book. Il recupero dell’economia e le riforme strutturali iniziate nell’ultimo anno hanno aperto la strada per un recupero del mercato italiano nei prossimi due/tre anni”, nota Gilles Guibout, head del team di investimento Equity Europa ed Eurozona di Axa Framlington. “In particolare da inizio anno l’Italia ha sofferto da un lato per il contesto macroeconomico e dall’altro per i timori riguardanti le condizioni del sistema bancario. Crediamo che i timori relativi al consolidamento del settore ed alla qualità degli stati patrimoniali delle istituzioni finanziarie del Paese siano eccessivi. Siamo convinti comunque che non vi siano alternative al trovare una soluzione per il settore bancario che porti finalmente ad un consolidamento”.

IN VISTA UN RECUPERO SIGNIFICATIVO – “La situazione si è tradotta in volatilità nel mercato nel corso dell’anno ma non ci ha spinti a cambiare le nostre convinzioni principali per quanto riguarda il posizionamento del nostro portafoglio sui finanziari”, aggiunge Guibout. “Crediamo ancora che il potenziale di crescita nel mercato non dipenda più da un’espansione dei multipli ma si debba basare sulla crescita degli utili (o da una crescita della top line o migliorando la leva operativa o tagliando costi). Il mercato attualmente è diviso tra società che hanno buoni utili ma valutazioni estremamente elevate e società prese poco in considerazione e con utili poco sostenibili, ma che costano poco. Prospettive L’Italia rimane un beta play sul mercato europeo. A seconda della reazione della politica alla Brexit, l’Italia potrebbe recuperare significativamente in quanto il suo mercato è meno costoso del resto dell’Europa e allo stesso tempo ha un profilo di crescita degli EPS più alto (crescita attesa degli EPS al 12.4% vs il 5.8% dell’Eurozona ed il 3.6% dell’Europa)”.

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