Bnp Paribas Ip: la Fed dovrebbe mantenere una politica espansiva

TUTTO TACE – “Dopo la pubblicazione del Rapporto sul mercato del lavoro del mese di maggio – che aveva rilevato dati mediocri – la Federal Reserve non aveva reagito al calo delle attese relative a un rialzo dei tassi. La banca centrale USA non ha cambiato atteggiamento, e anche dopo la pubblicazione del Rapporto sul mercato del lavoro del mese di giugno – con dati molto buoni – non ha rilasciato nessun comunicato per incidere sulle aspettative dei mercati”, spiega Joost van Leenders, chief economist del team Multi asset solutions di Bnp Paribas Ip. “In effetti, le attese degli operatori relative a un inasprimento monetario in luglio sono rimaste sostanzialmente invariate, probabilmente anche grazie al monito della Federal Reserve, che ha messo in guardia il mercato sottolineando la frequente volatilità dei dati sull’occupazione. Ad ogni modo, in prospettiva, la politica monetaria USA dovrebbe mantenere un orientamento espansivo. Questa percezione, assieme al rafforzamento della fiducia degli investitori sulle prospettive di crescita, ha trainato al rialzo i mercati azionari, spingendo gli indici USA ai massimi storici. Non condividiamo tale ottimismo, poiché non riteniamo che la crescita globale sia abbastanza robusta, mentre il ristagno dei prezzi al consumo rende particolarmente difficile far lievitare i profitti delle imprese”.

USA: I DATI POSITIVI SULL’OCCUPAZIONE FUGANO I TIMORI – “Il Rapporto sul mercato del lavoro di giugno è stato molto positivo e ha contribuito a dissolvere i timori sul trend dell’occupazione – e di conseguenza sull’economia USA in generale – dopo la frenata dei nuovi posti di lavoro registrata in aprile e maggio. Tuttavia, il Labour Market Conditions Index, elaborato dalla Federal Reserve in base a 19 indicatori del mercato del lavoro, è rimasto in territorio negativo per il sesto mese consecutivo, pur migliorando rispetto al mese scorso: in particolare, l’incremento delle retribuzioni orarie medie è risultato modesto ma altri indicatori hanno registrato un incremento più rapido. La fiducia delle piccole imprese si è consolidata in giugno, imitando l’andamento registrato nel settore delle imprese più grandi. Tuttavia, l’indice ISM manifatturiero corretto per la volatilità si attesta su valori solo lievemente superiori alla media di lungo periodo, mentre l’indice NFIB (fiducia delle piccole imprese) permane su livelli inferiori: inoltre, le due principali misure della fiducia dei consumatori USA, corrette per la volatilità, negli ultimi tempi sono rimaste sostanzialmente invariate. Pertanto, a nostro parere la crescita del PIL degli USA dovrebbe rivelarsi positiva, registrando però un lieve rallentamento””, prosegue van Leenders.

CRESCITA VIVACE E TASSI BASSI SPINGONO LE AZIONI – “I mercati azionari degli Stati Uniti sembrano puntare su uno scenario ideale, caratterizzato da una crescita sufficientemente sostenuta da consentire un rialzo dei profitti aziendali ma con un’inflazione che rimane modesta, frenando un eventuale giro di vite sui tassi da parte Federal Reserve. Tale prospettiva pare realistica nel breve periodo: infatti, anche dopo il recente miglioramento del mercato del lavoro, le incertezze sono troppo elevate per consentire alla banca centrale USA di alzare i tassi sui federal funds in tempi brevi e le ultime dichiarazioni dei vertici della Federal Reserve non hanno rivelato alcuna intenzione di procedere in tal senso”, aggiunge van Leenders. “Le conseguenze di breve termine per i mercati sono chiare: i rendimenti obbligazionari resteranno bassi. I mercati azionari hanno reagito positivamente, soprattutto negli Stati Uniti, mentre la reazione in Europa è stata più timida. In effetti, gli indici europei sono in calo del 7,7% dall’inizio dell’anno. Abbiamo deciso di mantenere una posizione sottopesata sui mercati azionari internazionali, con una sottoesposizione più marcata verso l’Europa. Per quanto riguarda gli utili societari – che le aziende USA hanno appena cominciato a pubblicare – le attese degli analisti sono basse e le correzioni sono passate da una tendenza al rialzo a una neutra. Le revisioni degli utili netti sono negative anche in Europa e in Giappone. Siamo relativamente ottimisti sulle prospettive di crescita in Europa, ma non mancano i rischi al ribasso in una situazione politica molto incerta”.

EUROPA: I DATI DELUDENTI POTREBBERO SEGNALARE UN RALLENTAMENTO – “In Germania l’export e la produzione industriale hanno fatto segnare un’inattesa flessione in maggio e su base mensile la produzione è scesa anche in Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi. Tali flessioni tuttavia fanno seguito alle fasi di rialzo osservate nei mesi precedenti. Per quanto riguarda l’insieme della zona euro, questo calo praticamente annulla il forte incremento di aprile. Dunque, un rallentamento del PIL dell’area dell’euro nel secondo trimestre pare inevitabile e i dubbi riguardano piuttosto la tenuta del tasso di crescita su base trimestrale compreso tra lo 0,3% e lo 0,4%. I consumi delle famiglie e il graduale miglioramento del mercato del lavoro dovrebbero compensare in qualche modo i fattori negativi e, dunque, tendiamo a escludere l’avvio di una lunga frenata dell’attività economica ma la crescita fiacca, il debole incremento dei prezzi al consumo e le attese di inflazione basse dovrebbero indurre la BCE ad accentuare l’allentamento monetario verso la fine dell’anno”, sottolinea van Leenders.

GIAPPONE: DUBBI SULLA NATURA DELLE MISURE DI STIMOLO – “L’economia giapponese potrebbe aver bisogno di misure di sostegno. Infatti, le valutazioni dell‘Economy Watchers’ Survey – sia riguardo alla situazione attuale che prospettica – sono scese sino a sfiorare i minimi registrati dopo l’aumento delle imposte sui consumi del 2014. Il calo della produzione industriale e il grado di utilizzo della capacità produttiva nel settore manifatturiero indicano che vi è scarsa necessità di investimenti da parte delle imprese. In base alle nostre valutazioni, l’economia ha fatto segnare una crescita stentata nel secondo trimestre e potrebbe persino aver accusato una contrazione. La vittoria dell’LDP nelle elezioni della Camera Alta di domenica scorsa ha alimentato le attese relative al varo di nuove misure di stimolo: a nostro avviso è probabile che il governo annunci un pacchetto di incentivi fiscali, ma non è chiaro se e in che modo la Banca del Giappone reagirà. Il primo ministro Abe ha ringraziato gli elettori per il sostegno offerto all’Abenomics – il programma strutturale di riforme e stimoli economici lanciato dal primo ministro – ma con l’attenzione degli osservatori concentrata sugli incentivi di breve periodo e sulle modifiche apportate alla costituzione pacifista del Giappone, la componente delle riforme dell’Abenomics potrebbe rivelarsi meno efficace”, spiega van Leenders.

PAESI EMERGENTI: LA CRESCITA RESTA BASSA – “In Cina le esportazioni e ancor più le importazioni hanno faticato a ritrovare slancio dopo la tradizionale frenata dovuta ai festeggiamenti del Capodanno. I dati segnalano una crescita debole nei mercati di esportazione e nella stessa Cina. Inoltre, l’andamento fiacco dell’interscambio commerciale è ancora visibile anche nei dati che riguardano la Russia. In India i dati segnalano una forte crescita del PIL al 7,9% su base annua nel primo trimestre ma la crescita della produzione industriale ha segnato il passo attestandosi su un ritmo deludente per un’economia emergente come l’India. Il PMI composito non segnala una crescita robusta e l’economia potrebbe trarre vantaggio da un allentamento monetario ma l’inflazione – che permane superiore all’obiettivo del 5% fissato dalla Reserve Bank of India – sta limitando i margini di manovra della banca centrale. In Brasile il miglioramento ha iniziato a riflettersi sul tasso di crescita su base annua di vari indicatori, tra cui il PMI e la produzione industriale. Tuttavia, a maggio le vendite al dettaglio hanno registrato una nuova contrazione e l’aumento della disoccupazione e delle insolvenze personali hanno frenato i consumi. I tassi d’interesse elevati in termini reali e la necessità di misure di austerità dovrebbero rallentare il ritmo di un’eventuale ripresa, mentre per il momento un taglio dei tassi è poco probabile poiché il nuovo governatore della banca centrale è intenzionato a verificare prima un miglioramento dell’inflazione”, aggiunge il chief economist.

ALLOCAZIONE DEGLI ATTIVI: ROTAZIONE NEL COMPARTO INVESTMENT GRADE DALL’EUROPA AGLI USA – “Negli Stati Uniti il differenziale tra obbligazioni societarie investment grade e titoli di Stato è superiore di circa 50 punti rispetto all’Europa e i rendimenti USA sono più alti di circa 250 punti base. Inoltre, a nostro parere i rischi politici sono più elevati in Europa dopo il referendum del Regno Unito e vi sono problemi maggiori per il settore bancario se si considerano, per esempio, i crediti in sofferenza detenuti dalle banche italiane. La necessità di queste banche di procedere a una ricapitalizzazione potrebbe emergere chiaramente dopo gli stress test condotti dalla BCE, che dovrebbe pubblicarne i risultati il 29 luglio. Ufficialmente, una ricapitalizzazione dovrebbe prevedere un “salvataggio interno” a spese di azionisti e obbligazionisti e tale operazione potrebbe avere effetti sull’indice delle obbligazioni societarie investment grade europee che presenta un’elevata ponderazione di società del settore finanziario. Le pressioni sulle banche in Europa ci inducono a prevedere un peggioramento delle condizioni creditizie, mentre negli Stati Uniti le condizioni potrebbero migliorare poiché il mercato sconta un andamento più lento e graduale del ciclo d’inasprimento monetario”, conclude van Leenders.

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