Consultinvest: i fondi market neutral, leggere bene l’etichetta

LE CARATTERISTICHE – La strategia market neutral prevede che il gestore, a fronte di posizioni in acquisto di titoli azionari, venda allo scoperto una posizione equivalente di altri titoli azionari, spiega una nota di Consultinvest. E’ una strategia semplice e particolarmente interessante per gli investitori, in quanto teoricamente è poco sensibile alla direzione del mercato. Infatti produce risultati positivi quando le posizioni lunghe vanno meglio delle posizioni corte, indipendentemente dalla direzione del mercato. Morningstar include in questo peer group i fondi che seguono questo tipo di strategia e  che hanno una esposizione al mercato sottostante limitata (beta inferiore a 0.3), mentre i fondi con esposizione più elevata vengono classificati come long/short. L’interesse del mercato è dimostrato dal fatto che questa categoria comprende quasi 100 fondi. Con queste premesse ci si potrebbe aspettare che l’andamento dei vari fondi sia piuttosto simile, ma la realtà e piuttosto diversa. Infatti il rendimento annualizzato sugli ultimi tre anni, dei soli fondi denominati in Euro, varia tra -2% e +13%, la volatilità tra 0.20% e 7.50% e il massimo drawdown tra 0.02% e 14.5%. Un andamento con una elevata dispersione che può essere spiegato da alcuni motivi. Prima di tutto la volatilità e il drawdown dipendono dal modo in cui ogni gestore definisce la neutralità. Alcuni infatti cercano di avere esposizione neutrale sia ai settori, che alle capitalizzazioni e alle aree geografiche. Altri invece si riservano la possibilità di comprare ad esempio un titolo industriale e vendere un titolo energetico, assumendo così una posizione relativa tra i settori (oltre che tra i due titoli), anche se complessivamente neutrale rispetto al mercato azionario.

LE MOTIVAZIONI – Un altro motivo può essere legato al tipo di mercato su cui sono fatti gli arbitraggi: europeo, globale o interno a un settore. Un altro ancora può essere legato alla esposizione al mercato, che per quanto contenuta, può arrivare fino a un beta di 0.3 (secondo la classificazione di Morningstar), prosegue la nota. Alcuni gestori si riservano anche la possibilità di vendere allo scoperto il future sull’intero mercato o su un settore industriale e di variare dinamicamente l’esposizione al mercato. Infine c’è da considerare quanta leva può assumere il gestore, ovvero quale è la massima posizione lorda che il gestore può assumere. Per quanto riguarda la dispersione dei rendimenti, dipende ovviamente dalla capacità del gestore di indentificare i titoli sottovalutati (per le posizioni lunghe) e quelli sopravalutati (per le posizioni corte), oltre che da una rigorosa gestione degli stop-loss, soprattutto sulle posizioni corte. Anche se in apparenza la strategia sembra potere funzionare sempre (ipotizzando che il gestore riesca a fare un corretto stock picking), è necessario che il mercato abbia una certa volatilità e che ci sia una adeguata dispersione tra i rendimenti dei titoli di un mercato (la cosiddetta “ampiezza”). Inoltre in quelle fasi di rialzo in cui vengono premiati i titoli di minore qualità questa strategia tende a essere penalizzata perché la maggior parte dei gestori seleziona i titoli per la parte lunga con la analisi fondamentale, piuttosto che con indicatori tecnici (momento). Non a caso negli ultimi mesi con la bassa volatilità che caratterizza i mercati azionari, molti gestori hanno avuto difficoltà a realizzare risultati interessanti. Per l’investitore è quindi necessario analizzare con attenzione il tipo di strategia o rivolgersi al proprio consulente di fiducia per identificare il fondo più adatto ai propri obiettivi di investimento. Non tutti i fondi market neutral hanno bassa volatilità e attesa di rendimento di poco superiore al monetario.

 

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