Multi-asset, così Fidelity diversifica per vincere sul lungo periodo

Un portafoglio multi-asset finalizzato al reddito, diversificato per definizione, poiché investe in numerose asset class differenti per caratteristiche di rendimento e volatilità, con bassi livelli di correlazione tra loro, può dare buoni risultati nel lungo periodo. Ne parla Eugene Philalithis, gestore del fondo di casa Fidelity FF Global Multi Asset Income Fund.

Quali sono le leve principali del fondo?
Sostenibilità del reddito, conservazione del capitale, livelli inferiori di volatilità. FF GMAI Fund si prefigge di generare un flusso di reddito costante intorno al 5% annuo. La diversificazione del rischio e dei flussi di reddito è importante in una strategia multiasset di tipo income. Questo fondo usa un’asset allocation strategica di lungo periodo e gode della flessibilità necessaria per effettuare allocazioni tattiche su varie asset class in risposta alle oscillazioni di mercato a breve termine. Il margine di flessibilità contribuisce a proteggere il capitale, consente di aumentare l’alfa in portafoglio e di accedere a fonti diversificate di reddito.

Il fondo mira a bilanciare in maniera efficiente stabilità del reddito, crescita e difesa del capitale durante le fasi di tensione dei mercati. A quanto si aggira la volatilità del fondo e quali performance ha avuto nel tempo?
La volatilità storica si colloca a circa il 6%, un livello inferiore rispetto alla quasi totalità degli strumenti in cui investe il fondo, proprio grazie al fatto che la diversificazione consente di ridurre l’impatto delle fasi di turbolenza. In termini di performance il fondo si è distinto in positivo rispetto al gruppo di riferimento, posizionandosi nel primo quartile dall’inizio dell’anno, a uno e a tre anni. Nei primi sei mesi dell’anno il fondo ha ottenuto un rendimento del 4%, offrendo agli investitori un flusso cedolare del 5% annuo e un apprezzamento in conto capitale.

Dove investe il fondo?
Se da un lato i titoli sovrani possono risentire negativamente di un rialzo dei tassi d’interesse, dall’altro si tratta comunque di asset di qualità elevata capaci di fungere da porto sicuro nelle fasi di panico dei mercati. Di conseguenza, ai titoli di Stato più solidi per tutelare il portafoglio contro le ondate di volatilità uniamo investimenti con rendimento più elevato e che proteggano dal rischio di tasso d’interesse. È utile sottolineare che investiamo sia nelle asset class tradizionali sia in quelle non tradizionali, come prestiti e infrastrutture. I prestiti offrono livelli elevati di reddito, mentre i tassi variabili correlati a questi prodotti offrono protezione contro i futuri rialzi dei tassi di riferimento della Fed. Anche le infrastrutture sono un buon investimento: danno livelli ragionevoli di rendimento e proteggono contro l’inflazione. I progetti infrastrutturali socialmente utili (scuole e ospedali) producono inoltre rendimenti non correlati al ciclo economico. Per ridurre il rischio e aumentare la liquidità del portafoglio è comunque utile investire in infrastrutture attraverso veicoli di investimento con liquidità giornaliera.

Qual è lo scenario attuale?
Siamo diventati gradualmente più prudenti. Abbiamo continuato a privilegiare gli investimenti orientati alla crescita, come le azioni, gli asset ibridi come le obbligazioni ad alto rendimento, rispetto alle attività generatrici di reddito. A maggio è stata tuttavia incrementata l’esposizione ai titoli difensivi, come le obbligazioni societarie Usa di elevato merito creditizio, riducendo l’esposizione agli asset più rischiosi. Il fondo è dunque diventato a giugno più difensivo. E questo si è rivelato molto utile nelle fasi di forte volatilità registrate a seguito del referendum sulla Brexit.

Come è posizionato il portafoglio, guardando al futuro?
Il rischio politico è in aumento e, a causa dei rendimenti ai minimi storici, asset class tradizionalmente sicure come i Bund tedeschi a 10 anni hanno perso attrattiva. Una soluzione potrebbe essere quella di optare per un’allocazione negli asset asiatici, molto meno esposti al ritorno del rischio politico europeo e vediamo opportunità anche nel debito dei mercati emergenti in valuta locale. Manteniamo però un atteggiamento selettivo e stiamo riducendo l’esposizione alle obbligazioni high-yield asiatiche, che hanno generato buone performance dopo il referendum sulla Brexit. Sono fiducioso di poter continuare a generare un redditto del 5% annuo nel contesto attuale.

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