Fels (Pimco): “Non è in vista una recessione, ma preoccupano i rischi nascosti”

RISCHI NASCOSTI – “Per il prossimo anno non è in vista una recessione e questa è una buona notizia, ma l’economia dovrebbe continuare a crescere a un ritmo lento, in linea con quanto è successo negli anni scorsi”. E’ questo uno dei punti chiave del Cyclical Outlook per il 2017 di Pimco, illustrati da Joachim Fels, managing director e global economic advisor della casa di Newport Beach, durante il Pimco Investment Summit di Londra. “Quello che ci preoccupa sono i rischi che si celano sotto la superficie”, ha sottolineato Fels. “In particolare, la nostra preoccupazione è che i mercati abbiano già prezzato questo scenario, che prevede crescita lenta e nessuna recessione”. Tuttavia, tutti i tipici indicatori che fanno presagire l’inizio di una fase recessiva sono negativi, e anzi gli Stati Uniti stanno vivendo la quarta più lunga fase espansiva della loro storia (87 mesi consecutivi a settembre). Cosa accadrà, quindi, sui mercati il prossimo anno? A crescere di più, secondo le stime, saranno i Paesi emergenti, guidati da India (con una stima di crescita del Pil del 7,75%), Cina (+6%) e con un Brasile che torna al segno più (+0,50%) dopo anni di recessione.

RIALZO A DICEMBRE PER LA FED – Per quanto riguarda gli Usa, secondo Fels “la Federal Reserve procederà a un primo rialzo dei tassi a dicembre, per poi effettuare 1 o 2 nuovi rialzi nel corso del prossimo anno”. Le mosse delle banche centrali sono state uno dei tre fattori chiave che hanno influenzato l’outlook per il 2016, insieme alla situazione in Cina e a quella sul mercato delle commodity. Per il 2017, invece, l’outlook individua come ‘swing factors’ (fattori di incertezza) non più le 3C (China, commodities, central banks) ma le 3P: produttività, politiche monetarie e fiscali (policy) e politica (politics), quest’ultima considerata “la principale fonte non economica di incertezza e volatilità”. Nel corso del 2016, la svalutazione della moneta cinese è stata più ordinata di quanto si temeva, mentre per quanto riguarda le commodity le preoccupazioni sono calate grazie al recupero delle quotazioni del petrolio. Le banche centrali, secondo Fels, “tentando di offrire un argine alla volatilità sono diventate esse stesse una fonte di volatilità” e quindi hanno cambiato orientamento in corsa: la Fed, ha spiegato Fels, “si è mostrata più accomodante, avendo realizzato che il dollaro forte non era una grande idea”, mentre la Banca del Giappone e la Banca centrale europea si sono mostrate “meno concentrate sulla politica dei tassi di interesse negativi”. Le 3C fanno quindi meno paura, e l’attenzione degli analisti si è spostata sulle 3P. Il primo fattore è la produttività: livelli troppo bassi condizionano la crescita; c’è poi grande attenzione alle politiche monetarie, con i programmi di Quantitative easing che sembrano lontani dalla fine, e alle politiche fiscali, con l’auspicio che diventino più espansive.

IL FATTORE POLITICA – Il terzo fattore di incertezza per il 2017, forse il più importante, riguarda la politica. “Il primo consiglio che mi è stato dato quando ho iniziato a lavorare in Goldman Sachs, nel 1992, è stato: non sottovalutare mai la capacità dei politici di mandare tutto a rotoli”, ha spiegato Fels. Un esempio è dato dall’indice di incertezza politica, che a luglio 2016, subito dopo il referendum sulla Brexit, in Gran Bretagna si è impennato da 400 a oltre 1000 punti. Su questo fronte una serie di eventi chiave scandirà la fine del 2016: dalle presidenziali Usa dell’8 novembre al referendum costituzionale in Italia e alle nuove elezioni presidenziali in Austria, il 4 dicembre. E anche il 2017 sarà caratterizzato da una serie di appuntamenti, come l’avvio della procedura di uscita della Gran Bretagna dall’Ue (nel primo semestre), le elezioni in Olanda, Francia e Germania e il congresso del Partito comunista cinese. In questo quadro, gli scenari possibili sono due. Quello più ottimistico prevede un aumento spontaneo della produttività, nuovi stimoli fiscali, riforme strutturali nei Paesi emergenti e un aumento del prezzo del petrolio trainato dalla domanda. Viceversa, lo scenario pessimistico vede il prezzo del petrolio calare ancora, le speranze di riforme nei Paesi emergenti disattese, nuove svalutazioni per la moneta cinese e soprattutto un aumento dell’incertezza politica, innescato da una vittoria elettorale dei partiti populisti che potrebbe portare a scelte protezionistiche, esacerbando le tensioni a livello geopolitico.

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