Pimco: tassi bassi ancora a lungo

RIALZI PIU’ LONTANI – La normalizzazione del bilancio della Fed è in corso ma con un passo inferiore rispetto a quanto si possa immaginare. E il primo rialzo dei tassi in Europa ci sarà a metà 2019 con un ritorno a tassi in positivo nell’Eurozona nel 2020. I tassi, insomma, da questa e dall’altra parte dell’Oceano, resteranno bassi ancora per anni. Pimco, il colosso dell’asset management di Newport Beach, ritiene che ci saranno ancora due o tre anni con un ambiente favorevole per gli asset rischiosi, perlomeno nel Vecchio Continente. «In Usa ci aspettiamo che il Congresso faccia passare un pacchetto fiscale orientato a un taglio delle tasse mentre vediamo uno spazio limitato su questo fronte in Europa», precisa Geraldine Sundstrom, european head of asset allocation di Pimco da Londra, in occasione di una conferenza stampa. Aggiunge: «La politica commerciale Usa potrebbe focalizzarsi su accordi bilaterali e su politiche aggressive all’interno del Wto. In Cina ci aspettiamo un indebolimento dello yuan e guardiamo alle riforme strutturali annunciate dal presidente Xi». E l’Italia? «Pensiamo che l’euro sopravviva e che l’Italia resti nell’Eurozona», dichiara l’esperta. Ma come si traduce tutto questo sul fronte delle scelte di investimento? «Innanzitutto conviene essere flessibili, selezionare molto, guardare (diversificando) alle asset class di tutto il mondo e focalizzarsi sulle valutazioni».

MEGLIO IL DEBITO USA – Sul debito Pimco preferisce esporsi al debito americano rispetto a quello di Europa, UK e Giappone, con un posizionamento sulla parte ripida della curva. Le preferenze, in un orizzonte di un anno, vanno ai titoli Usa legati all’inflazione e al credito cartolarizzato tra cui senior Clo (collateralized loan obligation), Mbs (mortgage backed securities) e Cmbs (commercial mortgage backed securities) che rendono resistente un portafoglio soprattutto se ci si aspetta uno scenario di flessione. Eve Tournier, responsabile del credito europeo di Pimco, dice: «continuiamo a vedere valore in particolare sui titoli subordinati in Europa e sui senior bond americani del settore finanziario. Nel mondo high yield e bank loans abbiamo una preferenza per i senior secured bond e i bank loan di alta qualità che forniscono un carry attraente e una protezione ai ribassi. Nella selezione security, bene puntare anche sul target M&A e sulle attività di rifinanziamento». La casa californiana continua a evitare investment grade «anche se con un’ottica di lungo periodo possono tornare interessanti, stando sugli emittenti di qualità», high yield tradizionale e debito emergente. Tendenzialmente, fanno sapere, il credito è diventato più caro rispetto al passato e quindi, per trovare valore, bisogna andare a individuare le nicchie come, appunto, i prestiti senior sindacati privati garantiti del settore corporate. Per intenderci: i prestiti senior sono strumenti finanziari a tasso variabile, che possono offrire una copertura naturale contro l’aumento dei tassi di interesse. Generalmente sono garantiti da ipoteca di primo livello sugli asset del debitore, e di conseguenza presentano riprese più significative in termini storici rispetto alle obbligazioni corporate non garantite. Pimco mantiene anche il posizionamento neutrale (rispetto al benchmark) nei confronti del debito sovrano italiano. Infine, sebbene la casa di investimento sia focalizzata perlopiù sul debito, si è espressa con favore per il mondo azionario, con una preferenza per i titoli europei rispetto a quelli Usa, già molto cari. «In generale, nel mondo degli asset rischiosi, siamo positivi sulle azioni rispetto ad altri tipi di asset class. Preferiamo l’Europa, sulla scia delle politiche accomodante della Bce e siamo più cauti sui titoli americani perché hanno già compiuto un bel rally. Ma, a tendere, negli Stati Uniti alcuni settori, come quello tecnologico, beneficeranno delle riforme fiscali in atto. Inoltre il dollaro debole è buono per i settori molto coinvolti nell’export. Quindi è bene stare all’occhio. Siamo infine leggermente positivi sul Giappone e neutrali sugli emergenti», conclude Geraldine Sundstrom.

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