Consultinvest: “Una panoramica sui fondi sovrani”

In un precedente contributo avevamo parlato delle dimensioni record raggiunte dal fondo della Norvegia e dei suoi rendimenti che nel primo semestre del 2017 sono stati particolarmente elevati. Ma cosa sono i fondi sovrani e che ruolo hanno oggi nei mercati finanziari ? Come in molti altri casi in finanza, non esiste una definizione riconosciuta. In generale sono considerati fondi sovrani (o Sovereign Wealth Fund – SWF) le entità pubbliche le cui attività derivano da surplus di bilancia commerciale o fiscale, da trasferimenti del governo, da proventi di privatizzazioni o dalla produzione di materie prime. I fondi pensione pubblici statali non sono invece considerati fondi sovrani.

I primi fondi di questo tipo sono stati costituiti a metà ‘800 da alcuni stati americani per finalità pubbliche, quali l’educazione scolastica. Il vero boom si è però avuto negli ultimi 40 anni: il fondo norvegese è stato costituito nel 1990, il fondo di Abu Dhabi (ADIA) nel 1976 e il fondo di Singapore (Temasek) nel 1974. Oggi la maggior parte di questi fondi sono dei paesi produttori di petrolio e accumulano i profitti dalla vendita del greggio per diversificare gli investimenti rispetto alle materie prime, per contribuire al bilancio statale quando necessario e per poter garantire alle generazioni future le prestazioni previdenziali quando le risorse naturali andranno ad esaurirsi.

In altri casi, come ad esempio per i fondi cinesi, il ruolo è meno trasparente e a volte vengono utilizzati per perseguire scopi di politica interna o internazionale. In ogni caso sono un universo piuttosto variegato e molto meno uniforme rispetto, ad esempio, alle banche centrali o ai fondi pensione pubblici. Il fondo più grande è quello norvegese con un patrimonio di circa 1.000 miliardi di dollari, ovvero circa 190mila dollari per ogni abitante !! Seguono la Abu Dhabi Investment Authority (ADIA) e la China Investment Corporation (CIC) con oltre 800 miliardi di dollari, il fondo del Kuwait (KIA) e della Arabia Saudita (SAMA) con oltre 500 miliardi di dollari e il fondo di Hong Kong (HKMA) con 450 miliardi di dollari. Alcune nazioni come gli Emirati Arabi o la Cina hanno più di un fondo sovrano e quindi in aggregato hanno un patrimonio superiore a quello della Norvegia.

Alcuni fondi sono molto trasparenti e pubblicano sul proprio sito moltissime informazioni, altri forniscono poche informazioni. Non esistono quindi statistiche ufficiali a livello aggregato, ma solo studi accademici o di enti di ricerca. Una stima del patrimonio aggregato dei fondi sovrani è di 8-9mila miliardi di dollari. Viste le dimensioni raggiunte, è naturale che i SWF siano spesso citati sulla stampa. Ad esempio il fondo norvegese dichiara di possedere come investimento in media il 2.38% della capitalizzazione di borsa europea e l’1.38% della capitalizzazione globale. Il ruolo dei fondi sovrani è quindi molto importante per l’impatto che possono avere sui mercati finanziari e sulle economie in cui investono. Alcuni fondi inoltre richiedono alle aziende in cui investono di adottare dei criteri di responsabilità sociale nella gestione e, pur restando investitori finanziari, richiedono trasparenza nella governance e rispetto delle minoranze. Infine i fondi sovrani rappresentano il classico investitore istituzionale con un obiettivo di lungo periodo (spesso superiore a quello dei fondi pensione) e una tolleranza al rischio superiore alla media.

Allo stesso tempo però possono costituire un problema di sicurezza nazionale in quanto hanno le risorse per conquistare aziende in settori strategici di altri paesi. E’ facile immaginare come i fondi meno trasparenti e di un paese non democratico potrebbero rappresentare il grimaldello per aggirare sanzioni internazionali o per realizzare operazioni finanziare non possibili con altri canali. Negli Stati Uniti, durante la crisi finanziaria del 2008, così come in Italia con gli investimenti del fondo libico, parecchi esponenti governativi hanno espresso preoccupazioni per il fatto che un paese terzo potesse acquisire quote significative di aziende in difficoltà a prezzi di saldo, date le condizioni del momento. Un’altra preoccupazione è legata alle dotazioni di questi fondi: molto trasparenti in alcuni casi, come nel caso dei fondi legati al petrolio, ma più opache in altri.

Per questi motivi, anche su spinta del Fondo Monetario Internazionale, nel 2009 è stato costituito un gruppo di trenta fondi sovrani che hanno redatto una serie di principi di trasparenza a cui i partecipanti dichiarano di aderire. Negli ultimi quaranta anni è così entrato con prepotenza sui mercati finanziari un nuovo attore che è destinato ad avere un ruolo sempre più importante in futuro, non solo per le dimensioni, ma anche come portatore di istanze di responsabilità sociale e di corporate governance. Inoltre i fondi sovrani hanno anche un ruolo strategico nei confronti dei gestori a cui affidano un mandato di gestione, in quanto spesso chiedono di aderire a codici di condotta o a principi di rappresentazione della performance equi e trasparenti, contribuendo a un miglioramento qualitativo di tutto il mercato dell’asset management.

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