Lemanik: il mercato high yield paga ancora

SALDO POSITIVO – “Il 2017 si avvia alla chiusura con un saldo molto positivo per il mercato high yield a livello globale, che ha reso mediamente il 6,50% annuale negli ultimi 5 anni e addirittura il 15% dal picco della crisi, il 15 dicembre 2008. Le probabilità di un cambiamento di scenario stanno però salendo, a maggior ragione se l’inflazione dovesse continuare a dare segnali di crescita. Nonostante questo, i tassi d’interesse ancora straordinariamente bassi in Europa ci portano a puntare ancora sul mercato high yield globale multi-valutario e a vita media residuale ultracorta”. È l’analisi di Fabrizio Biondo, gestore obbligazionario Lemanik. Il ciclo economico appare nella sua fase terminale, con il debito che continua a crescere in modo preoccupante in alcune aree del sistema, le banche centrali avviate lentamente sulla strada della normalizzazione e le valutazioni vicine ai massimi di sempre ed esposte sia a un rialzo dei tassi, sia all’allargamento degli spread di credito. Sul piano fondamentale il quadro sembra ancora buono, soprattutto in Europa, dove la crescita migliore del previsto in combinazione con un atteggiamento prudente ha condotto a una riduzione ulteriore dell’indebitamento, crescita del livello di copertura degli interessi e della liquidità in bilancio. I fallimenti attesi a 12 mesi restano quindi molto bassi, intorno al 2/3%, e il quadro fallimentare prospettico è tornato a essere favorevole dato il miglioramento del settore energetico e delle materie prime e, soprattutto, l’allentamento dei cordoni del credito posto in essere negli ultimi trimestri dalle banche americane. “In questo contesto, siamo cauti sulle obbligazioni high yield con scadenze superiori ai due anni e guardiamo piuttosto al multi-valutario a cambio coperto e a vita media residuale ultracorta: questo consente di abbinare un rendimento interessante a rischi di tasso e di credito contenuti”, spiega Biondo.

VITA BREVE, MENO VOLATILITA’ – La vita media residuale breve, inferiore a un anno, abbatte la volatilità e promette una piena preservazione del capitale anche in caso di scenari estremi. Inoltre, riduce i rischi di fallimento, che sono cumulativi nel tempo e quindi più bassi per le scadenze più vicine. Il carattere multi-valutario del portafoglio invece espande le opportunità di investimento, rende possibile l’arbitraggio tra i premi al rischio assegnati allo stesso emittente sulle diverse curve valutarie, frammenta l’esposizione ai tassi d’interesse su diversi – e a volte divergenti – cicli di politica monetaria e riduce ulteriormente la volatilità attraverso l’esposizione al quadro tecnico di diversi mercati high yield. “Dal punto di vista geografico”, prosegue il gestore Lemanik, “puntiamo a una ripartizione bilanciata tra Paesi sviluppati ed emergenti e investiamo in otto diverse valute a cambio coperto. Metà dell’esposizione ai paesi sviluppati deriva dal mercato high yield scandinavo, il resto dal mercato high yield americano e da quello europeo, mentre non abbiamo in portafoglio bond high yield di aziende italiane in questo momento, perché in Italia non sono presenti titoli interessanti con scadenze comprese nei prossimi due anni”.

 

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