Zini (Arca Fondi Sgr): “Come cambia la previdenza”

Di seguito un’analisi di Giovanna Zini, gestore investimenti istituzionali di Arca Fondi Sgr

In un mondo ideale il sistema
 della previdenza trova l’equilibrio tra la sostenibilità dei conti pubblici e l’adeguatezza dell’importo dell’assegno pensionistico, garantendo
 equità intergenerazionale in una società che agevola l’accesso dei giovani al mondo del lavoro e permette l’uscita degli anziani
 a un’età adeguata. Nel mondo 
reale siamo di fronte a un rompicapo: i cambiamenti prodotti da demografia, tecnologia e globalizzazione hanno messo in crisi il modello di welfare che bene o male ha funzionato fino agli anni 2000.

Adesioni al rallentatore Non ci sono soluzioni rapide ma ci devono essere risposte ai problemi più urgenti, nell’attesa che un nuovo modello sociale produca i suoi effetti nel lungo periodo. Guardiamo alla previdenza integrativa: è nata negli anni ‘90 insieme alla riforma del sistema pensionistico pubblico; il legislatore allora aveva l’intendimento di integrare la pensione pubblica, penalizzata dal calcolo contributivo. Il fondo pensione, però, è stato guardato con indifferenza fino a quando nel 2007 è stato reso molto più vantaggioso dal punto di vista fiscale, e i dipendenti del settore privato sono stati chiamati, su base volontaria, a destinarvi il proprio Tfr. Circa un quarto dei lavoratori allora si è iscritto alla previdenza, ma nei 10 anni successivi il tasso di adesione non è stato entusiasmante, benché i risultati finanziari siano positivi.
 Il fondo pensione dalla maggioranza dei lavoratori è stato accolto con diffidenza. Tante sono le ragioni, ma il costante contatto con il cliente ci permette di citarne una molto importante: la rigidità, (vera o percepita) dello strumento concepito non come salvadanaio da cui riscattare il capitale ma come risparmio di lungo periodo da cui ottenere una rendita vitalizia al momento e all’integrazione della pensione pubblica. Ma, in 25 anni, è cambiato il mondo.

Le novità del 2017 – La Legge di Bilancio 2017 ha introdotto l’Ape e, per gli 
iscritti al fondo pensione, la rendita integrativa temporanea anticipata Rita, una nuova forma di liquidazione della prestazione per i lavoratori che hanno interrotto l’attività al massimo a 
3 anni e 7 mesi dalla pensione, molto interessanteGiovanna Zini  sotto il
profilo fiscale in quanto su tutto 
il capitale erogato si applica la tassazione agevolata. Poi il Ddl Concorrenza ha introdotto la rendita temporanea anticipata, fino al conseguimento dei requisiti di accesso alla pensione per chi è disoccupato da 2 anni ed è a 
10 anni dall’età della pensione. Infine, la legge di Bilancio per il 2018 dovrebbe rendere strutturali e coerenti questi provvedimenti che permettono di attingere al fondo della previdenza integrativa a chi è in stato di disoccupazione e in attesa della pensione. Nella società attuale, la disoccupazione fa paura e la pensione sembra un traguardo che si sposta in avanti. Ecco perché il legislatore ha reso più flessibile l’uscita dal percorso previdenziale. Se la rigidità è stata un freno all’adesione allora la flessibilità in uscita ne diventa un incentivo, lo rende appetibile per chi è avverso alla rendita vitalizia. Il fondo pensione, essendo adattabile a molteplici esigenze, dovrà diventare uno strumento diffuso come il conto corrente.

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