PIU’ CINA NEL PORTAFOGLIO – La Cina sta finalmente entrando in una nuova era secondo gli esperti di Allianz GI. Nel 2016, intanto, la crescita economica del Paese è stata pari alla somma dei Pil di Svizzera, Belgio, Polonia e Irlanda. E, in termini di Pil, «è probabile che la Cina presto supererà gli Stati Uniti per diventare la potenza mondiale numero uno. Per esempio, il mercato dei pagamenti digitali è oggi 50 volte quello deli Usa. Il cash, in altre parole, in Asia st sta riducendo molto grazie alla rivoluzione tecnologica. Lo stesso sta avvenendo anche n Corea e in parte anche in India», ha precisato ancora Dwane. La Cina sta rafforzando i consumi domestici, dipendendo meno dall’export, e sta mettendo in atto riforme strutturali di lungo termine. La spesa dei consumi discrezionali per esempio è cresciuta dal 25% al 43%. Fa paura la politica governativa che è alla base della grande volatilità. C’è ancora molto da fare. Ma il miglior modo per approcciare il mercato azionario cinese è essere molto selettivi e cercare i titoli migliori. Finora gli investitori sono solo concentrati sull’off shore market mentre il 70% delle aziende cinesi è nel mercato A-shares. Questo è fatto per l’80% da investitori retail molto aggressivi, che vanno alla ricerca del price momentum, e quindi entrano ed escono dal mercato in continuazione. Per questo motivo, ci sono molte inefficienze, prezzi alterati e molta volatilità. Ecco che quindi per gli investitori attivi che sanno trattare questo mercato, le opportunità sono moltissime», ha spiegato Anthony Wong, Cfa e portfolio manager. E ha continuato: «un terzo dei colossi digitali del mondo, a cominciare da Alibaba, con capitalizzazioni di mercato da miliardi di dollari, è domiciliato in Cina. Qualche nome? Didi Chuxing, Xiaomi, Alicloud, Meituan Dianping, Ant Financial. E, per esempio, nel settore del Fintech il paese è il più forte investitore al mondo con 7,158 miliardi di dollari. Seguono gli Usa con 5,437 miliardi, Uk con 1,793 mld, Germania con 668 milioni e Giappone con 493 milioni». E ha concluso: «sul lungo periodo crediamo ci sarà maggiore stabilità e molte aziende oggi statali, ancora piuttosto inefficienti, miglioreranno o saranno privatizzate. Inoltre la volatilità del mercato si sta riducendo. Di certo agli investitori fa paura la dinamica governativa cinese. Il vero rischio per il Paese sono gli errori dei politici».
Allianz GI: il futuro passa dall’Asia
ASIA SOTTO I RIFLETTORI – La storia di successo dei prossimi anni è l’Asia e, in particolare, la Cina. Parola di Neil Dwane, global strategist di Allianz Global Investors che ha espresso le sue considerazioni sui mercati e sulle prospettive economiche durante un incontro con la stampa italiana e internazionale da Berlino. «L’Europa, in ottica, selettiva, resta interessante. Però ha già espresso il suo picco, è fragile e continua a essere frammentata. A cominciare dall’Italia che, sfortunatamente, si troverà a breve in una nuova tornata elettorale. L’economia degli Gli Stati Uniti sta andando bene ma bisognerà vedere come verrà fuori dalla fine del quantitative easing. Noi pensiamo che la Fed incrementerà i tassi di interesse tre volte quest’anno. Tra i paesi dove vediamo più opportunità c’è l’Asia. La Cina in particolare dove l’indebitamento è molto alto ma dove è in atto un profondo processo di riforme strutturali. Basti vedere il progetto One belt one road (che prevede il rilancio in chiave contemporanea della Via della Seta da parte del governo cinese, ndr) per cui è stato messo sul piatto un investimento da 1 trilione di dollari. Ricordiamo che gli Usa hanno investito 100 miliardi di dollari per la ricostruzione dopo il secondo conflitto mondiale». Il manager, in un’ottica di investimento, è positivo sulle azioni e si aspetta una sovraperformance da parte dei mercati azionari cinese e emergente e fa sapere: «prendendo atto che in questa fase dei mercati per avere performance occorre prendersi del rischio, l’asset class obbligazionaria che può portare a dei risultati è quella dei mercati emergenti. Meglio avere una duration breve sul debito Usa, dunque, e una lunga su quello emergente. «Non vediamo ipotesi di recessione sul 2018, pensiamo che l’inflazione crescerà e che le tensioni geopolitiche peggioreranno», ha aggiunto. E sul dollaro ha detto: «è sopravvalutato e resta caro, secondo i nostri modelli di valutazione fondamentale di lungo termine. Tutte le valute sono a buon mercato rispetto al dollaro, anche la sterlina», ha concluso.