Bnp Paribas Am: capitale naturale, naturalmente al centro degli Sri e dei criteri Esg

La valutazione delle scorte di risorse rinnovabili e non – il nostro capitale naturale – aggiunge una nuova prospettiva alle decisioni di investimento, per esempio in termini di rischi economici potenziali, associati ai problemi dell’ecosistema, per una vasta gamma di settori, dall’agricoltura al turismo. In questo articolo, Robert-Alexandre Poujade, Esg analyst di Bnp Paribas Am, afferma l’importanza dell’individuazione delle dipendenze dal capitale naturale per gli investitori.

Si è soliti valorizzare il capitale, sia esso rappresentato da denaro, macchinari o individui. La valorizzazione dell’ambiente naturale è invece una pratica più rara, sebbene il suo degrado possa avere conseguenze rilevanti, anche per gli investitori. Molte aziende sono impegnate in attività che dipendono o hanno un impatto sul capitale naturale, cioè sulle scorte di risorse naturali rinnovabili e non che, combinate tra loro, hanno diversi benefici per l’uomo1. Pensate, per esempio, alle piante e agli alberi (per il cibo), agli animali (per la produzione di carne), all’aria (per la ventilazione e l’energia), all’acqua (per l’energia idrica, il condizionamento, le bevande, l’abbigliamento), al suolo (per l’agricoltura) e ai minerali (per l’estrazione). Dovrebbe essere chiaro che dipendiamo dalle risorse naturali per la produzione di cibo, medicinali ed energia. Per esempio, gli insetti impollinatori, come le api, hanno un ruolo fondamentale per la produzione del 5%-8% del cibo a livello globale2. Il valore totale delle risorse naturali mondiali è stimato a $125 bilioni all’anno, quasi il doppio del prodotto interno lordo globale3.

Secondo noi molti investitori si focalizzano ancora principalmente sulle risorse economiche. Ad ogni modo, fortunatamente sta crescendo l’interesse per gli investimenti sostenibili e responsabili (SRI – Sustainable and Responsible Investments), che applicano i criteri ambientali, sociali e di governance societaria (ESG – Environmental, Social, and Governance) e contribuiscono agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. In BNP Paribas Asset Management, crediamo che sia necessario che tutti gli stakeholder si impegnino per incrementare il valore del capitale naturale e proteggerlo meglio.

 

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Fonte: Clean Air Partnership

 

Perchè è importante tenere in considerazione il capitale naturale?

La biodiversità è rilevante per gli investitori? Dobbiamo avere a cuore la protezionedegli habitat delle api e dell’ecosistema di mangrovie? Il grave degrado della barriera corallina è può avere un impatto per gli investimenti? La risposta è “sì”, quando investiamo nell’offerta agricola o nel turismo. Questi problemi non riguardano solo la pericolosità della perdita degli ecosistemi naturali, ma hanno conseguenze sul business, ed è quindi giusto assegnargli un valore.

Quindi, quali rischi legati al capitale naturale corrono gli investitori? Il primo è di natura finanziaria: la perdita delle risorse dell’ecosistema ha un costo, relativo, per esempio, all’investire nell’impollinazione artificiale o all’affrontare il degrado della terra o l’eutrofizzazione. Un altro rischio è associato alla crescente legislazione ambientale: per esempio, i progetti di estrazione in aree con scarsità d’acqua possono essere ritardati di molto a causa di requisiti d’utilizzo non previsti per le strutture di desalinizzazione dell’acqua. Un altro rischio importante è quello reputazionale: basta pensare agli effetti dei boicotaggi dei consumatori alle società impegnate nella deforestazione.

 

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Individuare le dipendenze dal capitale naturale

Già nel 2017, BNP Paribas Asset Management ha iniziato a individuare le sue dipendenze dal capitale naturale per identificare i rischi connessi ai nostri investimenti, in modo che essi potessero essere comunicati ai clienti e agli altri stakeholder. Questo processo dovrebbe ulteriormente rafforzare la nostra analisi ESG delle aziende in modo da poter valutare meglio rischi e opportunità. Dato che le valutazioni ESG vengono comunicate a tutti i gestori di portafoglio, questo procedimento dovrebbe aumentare ulteriormente la loro consapevolezza e migliorare i processi decisionali4.

 

Il capitale naturale è naturalmente al centro degli SRI e dei criteri ESG

L’analisi ESG si è storicamente focalizzata sul carbonio. Anche le questioni idriche sono monitorate abbastanza attentamente. A nostro avviso, ci sono però anche altre categorie fondamentali che attualmente non sono adeguatamente prese in considerazione, per esempio la biodiversità e il suolo. Crediamo che gli investitori debbano invitare le aziende a comunicare in modo trasparente i propri fattori d’impatto e le proprie dipendenze legate al capitale naturale.

Focalizziamoci ora sull’acqua. Abbiamo recentemente pubblicato uno studio su Natural Capital Coalition5. Siamo rimasti sorpresi dai bassi livelli di divulgazione delle società sugli indicatori della qualità idrica. Ci impegniamo dunque per aprire un dialogo con le aziende impegnate nel settore dell’estrazione e in quello del cemento, focalizzandoci sulle modalità con cui esse integrano l’acqua nei loro processi decisionali.

Noi abbiamo divulgato il nostro impatto sul clima pubblicando, ad esempio, l’impronta carbonio dei portafogli o la nostra strategia per limitare il riscaldamento globale a 2°C rispetto ai livelli pre-industriali. Crediamo che sia giunto il momento per gli investitori di andare oltre il carbonio. Per BNP Paribas Asset Management, il capitale naturale sta diventando sempre più importante. Incoraggiamo tutto il settore del risparmio gestito a sensibilizzare le società su tale tematica.

 

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